Il 24 agosto 2011, Steve Jobs inviò un triste messaggio ai dipendenti Apple e a tutta la community con il quale rassegnava le proprie dimissioni e ufficializzava il passaggio dei poteri a Tim Cook. Un anno è passato da quando Cook è CEO, fra avvenimenti di rilievo e una crescita dell’azienda che non ha subito rallentamenti anche dopo la dipartita del co-fondatore.
Tim Cook, in più occasioni, ha avuto modo di chiarire che la sua Apple non avrebbe mai e poi mai tradito i valori fondamentali sui quali Steve Jobs l’ha rifondata, ma che non ci si sarebbe dovuti attendere da lui uno “stile di guida” paragonabile a quello del suo predecessore.
Una delle prime decisioni di Cook, a settembre 2011, contribuì subito a rimarcare una prima discontinuità. Il nuovo CEO approvò infatti un piano di charity matching per i dipendenti (Apple offre in beneficenza la stessa somma donata da un dipendente fino ad un massimo di 10.000 dollari all’anno per ciascuno).
Poi ci fu la partecipazione alla conference della Goldman Sachs, nella quale parlò di alcuni temi scottanti come la condizione dei lavoratori in Oriente, assicurando ispezioni più severe e frequenti, nonché ribadì la sua maggiore attenzione agli aspetti finanziari, parlando dell’interesse verso i mercati emergenti, del futuro e delle possibili mosse riguardo l'”hobby” Apple TV, e della gestione del sempre più immenso bilancio societario.
Dopo la morte di Steve Jobs, era ovvio attendersi un certo scetticismo da parte di tutti: il carismatico co-fondatore era visto da tutti come l’uomo-Apple, e senza di lui l’azienda era destinata alla decadenza e alla rovina. Questo il pensiero del fanboy più pessimista, ma ovviamente una certa insicurezza compariva anche nei mercati. In realtà i numeri hanno smentito tutti, come dimostra il seguente grafico:
Le azioni Apple, con Tim Cook alla guida, sono cresciute come mai prima di allora. La fisiologica sfiducia di una parte dell’utenza Apple, che forse a tutt’oggi rimpiange Jobs solo o soprattutto per le sue capacità di intrattenitore durante i keynote, strideva con le belle parole con le quali Cook venne accolto dal Consiglio di Amministrazione:
Il Consiglio è assolutamente sicuro che Tim sia la persona giusta per essere il prossimo CEO. I suoi 13 anni di lavoro presso Apple sono stati caratterizzati da ottime performance ed ha dimostrato un grande talento e buone capacità decisionali in qualunque cosa faccia.
Il 2011 è passato relativamente tranquillo, con gli strascichi dell’addio a Steve Jobs e le ottime performance durante il periodo natalizio, mentre il 2012 si è aperto con la crisi Foxconn, che Cook si è trovato a gestire in prima persona, da uomo delle operazioni qual era e qual è. Prima vera crisi, gestita molto bene ribadendo quanto la società tenga a cuore “ogni singolo lavoratore della nostra catena di produzione mondiale”.
Escludendo l’iPhone 4S, presentato alla vigilia di un giorno veramente triste, la prima presentazione di un importante prodotto nell’era Cook è stata quella del nuovo iPad, le cui novità vennero presentate ed enfatizzate nel modo giusto dal CEO e da tutta la squadra. Una grande presentazione del prodotto, che ha messo in mostra il perfetto funzionamento della squadra di dirigenti.
Quella che definimmo “la prima vera decisione che Steve non avrebbe mai preso (o avrebbe fortemente esitato a prendere)” riguardò l’annuncio di un piano dei dividendi e di Stock Buyback, una intelligente mossa finanziaria finalizzata a dare valore al titolo, soprattutto ora che la Apple può davvero permettersela senza troppi rischi.
Ciò che invece resta davvero inalterato tra i due CEO è l’irremovibile posizione nella causa contro Samsung, nonostante Cook abbia dichiarato (durante una conference call) che per indole preferirebbe accordarsi anziché continuare una battaglia estenuante. Il CEO ha comunque ribadito il concetto da sempre sostenuto: “Vogliamo solo che gli altri inventino la loro roba”.
Non è stato però tutto rose e fiori, un primo “problemino” si è verificato in seguito all’assunzione di Browett come SVP Retail, e la sua conseguente gestione sballata del personale negli Apple Store, mentre un altro scivolone riguarda l’uscita dall’EPEAT con conseguente dietrofront, opera di Bob Mansfield che diede le dimissioni non molto tempo dopo.
Questa, in breve, la storia di Tim Cook come CEO di Apple, che oggi spegne la sua prima candelina. Non possiamo che fargli i nostri migliori auguri per il futuro, specie considerando che il 2012 è ancora lungo, e con due potenziali super prodotti in arrivo.
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