Cosa ha detto Tim Cook alla Goldman Sachs Conference

di Redazione Commenta

Ieri alle 12:30 PST, le 21:30 ora italiana, Tim Cook ha preso parte alla Goldman Sachs Technology and Internet Conference per un intervento di fronte ad un nutrito pubblico di analisti finanziari.
Era la prima volta che Cook partecipava all’evento in veste di CEO Apple, ma in passato era già stato invitato quale COO dell’azienda.
Durante il suo discorso Cook ha toccato molti punti fondamentali, fornito qualche spunto sulle strategie future, ma niente di eclatante, ed ha soprattutto rassicurato gli analisti su temi quali le condizioni dei lavoratori cinesi, il tasso di crescita che Apple ancora può attendersi per i propri prodotti, l’Apple TV del futuro e i valori fondamentali dell’azienda.

Sicurezza dei lavoratori

A nemmeno un giorno dall’annuncio di ispezioni a tappeto condotte dalla Fair Labor Association presso Foxconn, Cook ha reiterato l’intenzione di monitorare sempre meglio le condizioni dei lavoratori impiegati dai fornitori dell’azienda. Le ispezioni saranno più severe e frequenti (oltre che condotte da un organismo indipendente) e soprattutto, fatto più unico che raro nel settore, Apple ha scelto la strada della maggior trasparenza possibile: i risultati delle ispezioni e più in generale del lavoro del team che si occupa di questa problematica, saranno disponibili ogni mese sul sito Apple.

Questo è l’argomento con cui Cook ha voluto aprire il proprio intervento (coadiuvato dalle domande dell’analista di Goldman Sachs Bill Shope) perché da “uomo della catena di montaggio” sa che non è un aspetto secondario.

La crescita

Successivamente l’attenzione si è spostata verso argomenti più consoni alla platea, come la crescita che ci si può attendere dai prodotti Apple. Né l’iPhone nè l’iPad avranno alcun problema secondo Cook. Nel primo caso perché il 90% degli acquirenti sta ancora scegliendo un prodotto differente (sia esso dumbphone o smartphone), mentre il 75% degli utenti smartphone non compra ancora un iPhone.
In questo senso il limite è davvero in alto, nonostante lo scorso trimestre gli iPhone venduti siano stati 37 milioni. Quanto all’iPad, va da sé secondo Cook che in questo caso la crescita è inarrestabile ed è stata velocissima grazie al fatto che il prodotto ha potuto poggiare su solidissime fondamenta preesistenti: una generale conoscenza del multi-touch e dell’interfaccia da parte degli utenti (anche da parte di chi non ha mai usato un iPhone) e un ecosistema attivo, grandissimo e già lanciato.
Sono in fondo gli stessi motivi per cui la concorrenza non è riuscita a creare un tablet che possa impensierire l’iPad. A quei concorrenti, che si affannavano a sfornare prodotti degni del primo iPad, Apple ha potuto rispondere semplicemente alzando ancora un po’ l’asticella con il lancio dell’iPad 2.

Mercati emergenti

Cook ha indirizzato la propria attenzione anche alla questione dei mercati emergenti, come Cina e Russia. Sono mercati su cui il CEO ha scommesso in prima persona e verso i quali ha nutrito particolare interesse anche quando ancora svolgeva il ruolo di COO. Se in molti mercati l’iPod ha funzionato da apripista per i Mac, ora con l’iPhone quell’effetto è decuplicato ed esportare e crescere con l’iPhone nei mercati emergenti significa imporre il brand in maniera forte in quei luoghi. Il tutto non può che essere sinonimo di futura crescita, come dimostra il caso cinese: nel giro di tre anni Apple è arrivata a fatturare in Cina ben 13 miliardi di dollari partendo dagli 1,4 miliardi di dollari del 2007.

Apple TV

Quando alla possibilità del lancio di una Apple iTV, Cook non si è sbilanciato più di tanto. Ha detto che la Apple TV, almeno nella sua forma attuale non è una delle colonne portanti del business Apple, è ancora quell’hobby di cui parlava Jobs. Tuttavia è un’hobby con numeri che molte altre aziende concorrenti sarebbero felici di mettere a bilancio e Apple è convinta che continuare a sperimentare in quel settore è cosa buona e giusta. E anche se Apple di solito crede nel “focus” e non si lascia troppo andare agli hobby, ha detto Cook, la ragione per cui Apple TV esiste e continua ad essere aggiornata è che l’azienda è convinta che “continuando a tirare il filo si possa arrivare a qualcosa di più grande”. Insomma, Apple continua a sperimentare e cerca il prodotto perfetto, ma non è detto che arrivi a breve.

Siri e iCloud

Su Siri Cook ha mostrato un sincero “affetto” per il prodotto, che contraddice i ritratti che lo vorrebbero freddo contabile. “E’ la prima volta che non posso fare a meno di un software in versione Beta”, ha dichiarato il CEO. Apple crede seriamente nelle possibilità offerte da questa tecnologia e quella di Cook è solo l’ulteriore conferma: aspettiamoci novità in questo ambito e stiamo sicuri che presto Siri allargherà la propria presenza.
Anche iCloud è entrato nella discussione. Il servizio Apple, ha detto Cook, può vantare già 100 milioni di utenti iscritti ed è, come il CEO aveva già notato, una strategia per il prossimo decennio. L’analogia è già stata proposta più di una volta ma non fa male reiterarla: iCloud è la digital hub strategy Apple del prossimo decennio, con una nuvola al posto della scrivania e la rete Internet al posto della Wi-Lan domestica.

Dei soldi e dei valori

Il pubblico della conferenza era quello giusto per qualche commento sulla pila di denaro che Apple ha ammassato in banca nel corso degli ultimi anni. Torna la questione dividendi: perché Apple non caccia un po’ di quei soldi agli investitori? E’ la domanda che sembrano farsi tutti gli analisti. La risposta di Tim Cook non si discosta dal classico leit-motiv: quel denaro è servito e serve per rapide acquisizioni strategiche e Apple lo adopera con estrema accuratezza (“spendiamo come se fosse sempre l’ultimo centesimo che abbiamo”). La possibilità di un buyback delle azioni o l’assegnazione di dividendi non sono necessariamente opzioni escluse dalla discussione, ma gli analisti e gli investitori devono stare tranquilli perché Apple non sperpererà quella montagna di risparmi.

Cook ha concluso con la riaffermazione dei valori dell’azienda, in risposta ad una domanda di un’analista che gli chiedeva quale potrà essere “l’eredità Cook” che il CEO lascerà alla Apple e quali elementi punterà a mantenere intatti durante la sua amministrazione.
“La seconda parte della domanda è la più importante,” ha risposto Cook. “Apple è questa cultura unica nel nel suo genere ed è un’azienda unica. Non puoi replicarla. Non starò a guardare e non permetterò il lento disfacimento di quella cultura. Ci credo profondamente.”

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