Il Datacenter di Apple inquina troppo, parola di Greenpeace

di Redazione 5

Attivisti Greenpeace protestano contro Apple in Irlanda

Torniamo a parlare del datacenter del North Carolina, stavolta non per elogiare il grande sforzo di Apple per rendere l’impianto quanto più “verde” possibile (basti pensare, ne parlammo appena due mesi fa, che il suddetto datacenter sarà alimentato – anche – da un gigantesco impianto ad energia solare), ma al contrario parleremo delle critiche che sono arrivate da Greenpeace, addirittura con manifestazioni di dissenso da parte di attivisti, proprio per via dell’utilizzo di energia non totalmente prodotta da fonti alternative. Ma da quale pulpito viene la predica?

Le critiche non sono arrivate soltanto ad Apple, all’interno del dossier How Clean Is Your Cloud vengono menzionate anche altre ditte informatiche come Microsoft, HP e Dell, ma la casa di Cupertino ha avuto, tra queste, il punteggio peggiore. Secondo gli ambientalisti, l’impianto solare in North Carolina garantirà soltanto il 10% del fabbisogno energetico necessario al datacenter, mentre la risposta di Tim Cook e soci, che non ha tardato ad arrivare, sostiene che dall’impianto solare (e dalle celle combustibili) i 20 megawatt prodotti sono sufficienti per oltre la metà del suddetto fabbisogno, arrivando al 60% di energia pulita.

Chi ci legge sa bene quanto Apple abbia a cuore il rispetto dell’ambiente, oltre al già citato impianto solare (il più grande mai costruito da un’azienda privata) potremmo parlare del progetto del nuovo Apple Campus, nella cui area gli alberi raddoppieranno, o del packaging minimale dei prodotti, che diminuisce i consumi del carburante necessario per i mezzi di spedizione, dell’alta riciclabilità dei componenti, o di tante altre cose.

Ma allora perché Greenpeace, invece di tessere le lodi verso una ditta così attenta all’impatto ambientale, la critica pesantemente snocciolando numeri che peraltro AllThingsD reputa “confusi” e che in generale non convincono?

Secondo quanto dichiarato da Patrick Moore, co-fondatore “pentito” di Greenpeace:

Il movimento ambientalista si è trasformato nei fatti in un movimento protezionistico e antiscientifico che usa le questioni commerciali come arma contro le multinazionali e i governi

Non è l’unico che parla di operazione di marketing, ed in effetti è molto strano che queste critiche arrivino da un’ente, Greenpeace, che sfrutta – per i server dei suoi siti – un datacenter in Virginia alimentato per il 46% a carbone, 41% nucleare, 8% gas naturale e solo il restante 4% circa a rinnovabili.

 

Commenti (5)

  1. Moore non è il solo cofondatore di Greenpeace a lamentare le motivazioni economiche di quell’organizzazione. Paul Watson è un ambientalista estremo, è lecito prenderne le distanze, come fa Greenpeace. Più bizzarro mi sembra organizzare raccolte di fondi per mandare delle navi a fermare le baleniere giapponesi (cosa che in realtà è Watson a fare)…cioè, Greenpeace raccoglie soldi, ma poi le navi che partono sono quelle di Watson… e che ne è dei soldi donati a quello scopo? Pare che non vadano a Watson, che invia le navi, ma prendano altri sentieri.
    Tutto questo risulta da quanto scrive Watson stesso, qui:

    http://www.seashepherd.it/news-and-media/editorial-101209-1.html

  2. @ Ganavion:
    Il capitano Paul Watson della Sea Sheperd molto chiaramente afferma :

    Bisogna rivelare la -F-R-O-D-E- ad opera di Geenpeace sul salvataggio delle balene..

    La Fondazione Greenpeace, di cui sono stato un co-fondatore nel 1972, oggi non è altro che una organizzazione multimilionaria di tipo buonista…

    Greenpeace è una macchina pubblicitaria diabolica la quale si serve dei media e della psicologia per fare soldi…

    ..Quello che gli appelli al “fund-raising” non dicono è che Greenpeace, quest’anno, ha già raccolto decine di milioni di dollari per “salvare” le balene, e decine di milioni di dollari l’anno precedente, e lo stesso dicasi per l’anno prima.

    Infatti, Greenpeace ha raccolto una cifra sbalorditiva, una cosa come centinaia di milioni di dollari..

    ..E Greenpeace raccoglie milioni di dollari dalle persone sensibili alla questione del crudele massacro delle foche in Canada anche se Greenpeace in più di 20 anni non ha mai fatto nulla per contrastare tale caccia..

    Greenpeace guadagna più soldi con la lotta alla caccia alle balene, molti più di quanti Norvegia e Islanda insieme ne possano guadagnare con la stessa attività di caccia.

    In entrambi i casi le balene muoiono e c’è comunque qualcuno che ne trae profitto.

    http://comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=4368

  3. Prima di dire cacchiate bisogna anche far funzionare un po’ il cervello eh…
    Vedete sempre o tutto bianco o tutto nero: non avete mai pensato che entrambi abbiamo un po’ torto e un po’ ragione???
    Moore mi sembra un mezzo cretino visto che nel suo libro sostiene anche il nucleare, apple coi soldi che ha potrebbe usare al 100% solo le rinnovabili a basso impatto ambientale, Greenpeace potrebbe essere meno estremista!

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