Il Datacenter in North Carolina sarà alimentato da un enorme impianto ad energia solare

di Redazione 8

Il Datacenter Apple di Maiden

Il gigantesco Datacenter di Apple in North Carolina sarà alimentato da un enorme impianto ad energia solare. L’impianto solare che fornirà energia al grande centro dati sarà la più grande operazione degli Stati Uniti legata al fotovoltaico (20 megawatts) che sia di proprietà di un utente finale. Apple alimenterà l’impianto anche con una installazione di pile a combustione combustibile¹ da 5 megawatt, la maggiore nel Paese che non appartenga ad una impresa di servizi pubblici.

Il motivo di questo mix di energie è ovviamente quello di compensare la variabilità di erogazione di energia solare a secondo delle condizioni atmosferiche (soleggiato, nuvoloso, pioggia e via dicendo).

L’impianto di Maiden (cittadina della Carolina del Nord che ha ceduto gran parte del suo territorio per la realizzazione del Datacenter e del relativo impianto) ha ricevuto l’agognato certificato LEED² di platino dall’ U.S. Green Building Council, questo ci viene svelato direttamente da Apple nel report sull’impronta ecologica:

Non conosciamo nessun altro centro dati di grandezza paragonabile che abbia ricevuto questo livello di certificazione LEED. Il nostro obiettivo è di far funzionare l’impianto di Maiden con un mix con un’alta percentuale di energia rinnovabile. E abbiamo grandi progetti per ottenere questo risultato – incluso il più grande impianto solare di utente finale, e la costruzione della più grande installazione a pila a combustibile degli Stati Uniti.

Piuttosto breve, ma questa è la prima informazione rivelata pubblicamente sul progetto. Apple ha ottenuto l’approvazione nell’ottobre scorso di rimodellare un pendio di 171 acri di terra incolta che possiede nelle adiacenze del Datacenter, in accordo coi permessi emessi dalla Catawba County (contea di Catawba). Tale permesso però non aveva a che fare con l’idea dell’impianto ad energia solare.

Apple ha investito 1 miliardo di dollari (ma finirà di pagare tra 10 anni) per costruire l’enorme centro dati da oltre 150 chilometri quadrati (circa due terzi dell’Isola d’Elba, per fare un paragone), utilizzato per i servizi di iCloud, come storage e sincronizzazione, oltre a Siri.

Apple, a causa del rapido aumento delle vendite, stima che le emissioni di gas serra siano aumentate del 56%, da 14,8 tonnellate nel 2010 a 23,1 milioni nel 2011, 98 % delle quali relative a suoi prodotti. 61% delle emissioni di gas serra di Apple vengono dalla produzione (aumentate quindi dal 45% dell’anno precedente), inclusa l’estrazione di materie prime e l’assemblaggio; 30% dall’uso del prodotto da parte dei consumatori (con un notevole calo dal 45% precedente); 5% sono il risultato del trasporto per la vendita; e 2% viene dal riciclo.

Il 2% non direttamente relativo ai prodotti Apple viene dagli impianti della compagnia, inclusi uffici e gli “hubs” per la distribuzione. La compagnia dice di aver eliminato 30 mila tonnellate di emissioni di CO2 grazie ad alcuni impianti in California, Texas, Irlanda e Germania che funzionano completamente con energia rinnovabile. Pur con il rapido aumento delle vendite, e quindi dell’impronta ecologica, Apple può vantare che le emissioni per dollaro di incasso siano diminuite di un 15,4 % dal 2008.

Tra le altre aggiunte nel report ambientale di Apple, la compagnia vanta l’uso di materiali ambientalmente responsabili come bottiglie di plastica ripolimerizzate, plastica riciclata nell’assemblaggio degli speaker, carta riciclata negli imballaggi, e schiuma di carta di tapioca rinnovabile nei package per iPhone.


Note:

¹ Una pila a combustibile (detta anche “cella a combustibile” dal nome inglese “fuel cell”) è un dispositivo elettrochimico che permette di ottenere elettricità direttamente da certe sostanze, tipicamente da idrogeno e ossigeno, senza che avvenga alcun processo di combustione termica.

² LEED è il sistema statunitense di classificazione dell’efficienza energetica e dell’impronta ecologica degli edifici LEED, acronimo di “The Leadership in Energy and Environmental Design”.

 

Commenti (8)

  1. “…l’enorme centro dati da oltre 150 chilometri quadrati (circa due terzi dell’Isola d’Elba, per fare un paragone)…”

    Forse il solo datacenter è di 50000 metri quadrati…… :-)

  2. “pile a combustibile”, non “a combustione”, per favore.
    Le pile non prendono mica fuoco!
    Grazie.

  3. 2. Anche non conoscendo le celle a combustibile bast cmq tradurre la parola ‘fuel’, che appunto significa ‘combustibile’ non certo ‘combustione’

    3. “…senza che avvenga alcun processo di combustione termica.” Questa è il massimo: affermate che si chiama ‘pila a combustione’ perchè non vi avviene la combustione.

    Lucio Botteri, vi seguo da molto tempo,quasi tutte le sere, ma questa proprio non me l’aspettavo.
    Posso capire che tu abbia ripreso la notizia e la nota (scritta da un triplo ignorante) da qualche parte, ma un occhio a quello che pubblichi potresti anche darlo

  4. …lodevole, ma continuo a sostenere che il fotovoltaico non sia un’energia pulita. Quanta CO2 è stata immessa nell’ambiente per realizzare i pannelli? Così tanta da non essere ammortizzata alla fine della vita degli stessi. E ancora: una volta esauriti dove li mettiamo?

  5. @ paolojoke:
    Paolo, purtroppo io sono un semplice blogger (e pure novellino) e quando capitano queste notizie non posso improvvisarmi ingegnere elettrochimico, faccio del mio meglio (c’ho messo una giornata intera per quest’articolo) ma sono davvero molto contento, non lo dico con ironia, che ci siano persone esperte che ci seguano e che possano correggermi. In effetti la nota incriminata l’ho presa proprio da wikipedia, piuttosto che linkare la pagina come faccio spesso ho pensato di prendere la prima frase e metterla nell’articolo per renderlo più comprensibile.
    L’errore di “combustione” invece di “combustibile” ancora non me lo spiego, forse quando ho iniziato a scrivere deve averci messo lo zampino il correttore di Lion e io ho ripetuto l’errore anche dopo. Correggo subito.

  6. Uno a caso wrote:

    …lodevole, ma continuo a sostenere che il fotovoltaico non sia un’energia pulita. Quanta CO2 è stata immessa nell’ambiente per realizzare i pannelli? Così tanta da non essere ammortizzata alla fine della vita degli stessi. E ancora: una volta esauriti dove li mettiamo?

    Condivido (personalmente) le tue obiezioni, ma entrare nei dettagli di questa questione ci porterebbe lontano. L’articolo non tratta della questione dell’energia pulita in sé, ma un altro aspetto: negli Stati Uniti c’è un agognato certificato, il LEED, che certifica che una ditta è in linea con i “correnti canoni” richiesti. Se poi questi canoni rispondano a qualcosa di reale, non è questione che spetti a me decidere. Io mi limito a osservare che Apple ha voluto essere in regola con quello che le viene richiesto. Questa politica ha un certo costo, implica investimenti e utilizzo di certe tecnologie, e Apple sta facendo un grosso sforzo per essere in linea con quanto le viene imposto da quegli organismi, come l’U.S. Green Building Council. Anzi, Apple ha abbracciato con convinzione questa politica, come testimoniano i primati citati nell’articolo.
    I pannelli, poi, sono costruiti principalmente in Cina, sai che la Cina ha accettato il protocollo di Tokyo, che però fa eccezione per lei e per l’India, che non sono tenute ad impegni diretti. Attualmente la Cina è diventata il Paese che emette la maggior quantità di CO2, ma avendo anche una popolazione enorme, sostiene di aver diritto di emettere CO2 in ragione del rapporto pro-capite. Concetto che si regge su un presupposto etico (avendo finora “inquinato” di meno, oggi ho diritto di “inquinare” anch’io) e non scientifico, perché in cielo non ci sono frontiere, e non fa differenza da dove proviene la CO2, ma solo la sua quantità finale.
    Non trattandosi quindi di un discorso tecnico, ma etico, non è qui il luogo dove trattarlo.
    Evidentemente la Cina pensa che il problema etico sia più importante del problema scientifico, e del relativo allarme.
    Quello che tecnicamente si può obiettare è che la costruzione dei pannelli implichi in realtà una certa quantità di emissioni di CO2 (in Cina, ma abbiamo detto che la CO2, una volta salita in cielo, non trova frontiere).
    Anche il trasporto aggiunge una certa quantità di CO2. Queste quantità sono state valutate, come avrai letto nel mio articolo. Non ho modo di controllare questi dati, né la competenza, e quindi, fino a prova contraria, li prendo per buoni.
    Tu sollevi un’altra questione. Che ne sarà dei pannelli, quando, in media tra 20 anni, saranno da sostituire ?
    Ma il problema non riguarda Apple in particolare, ma l’intera strategia fotovoltaica. Non ho una risposta per questo, se ce l’avessi me la farei ben pagare :)

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