Gli “iBagarini” all’Apple Store di New York

di Redazione 3

A sx: iBagarini a New York. A dx Mr. Lo, che vende iPad 2 a Hong Kong

Qualche giorno fa vi abbiamo raccontato del fiorente mercato parallelo degli iPad 2 ad Hong Kong, dove gente che definire “disposta a tutto” è un eufemismo arriva a spendere fino a 1600$ per l’acquisto di un Tablet di seconda generazione. Le foto dell’articolo di M.I.C. Gadget testimoniavano la vendita dei dispositivi nei negozi di Hong Kong. Il New York Post ha mostrato un altro aspetto del fenomeno: le lunghe file di acquirenti organizzati (principalmente cinesi) che ancora oggi aspettano di entrare negli Apple Store statunitensi come quello della 5a Strada per acquistare iPad 2 destinati al Sud Est Asiatico. Il problema è che non fanno nulla di illegale.

La foto che vedete ad inizio post (immagine sulla sinistra) è significativa: quelle borse di plastica sono piene di iPad 2 pronti per partire alla volta della Cina e di Hong Kong. Il New York Post parla di gruppi di circa duecento persone, quasi tutti asiatici, pronti ad entrare e comprare sotto la supervisione di alcuni capi che forniscono loro i soldi necessari all’acquisto. Ciascuno di loro entra e compra un paio di iPad 2, presumibilmente in cambio di una “mancia” a fine servizio. Di certo a questi bagarini tecnologici non manca l’organizzazione e il metodo.

I clienti “comuni” sono comprensibilmente scocciati da questo traffico che si svolge alla luce del sole, ma le autorità possono fare nulla. Distribuire soldi e acquistare prodotti elettronici, fino a prova contraria, non sono reati. E non è nemmeno reato riempire una valigia con quei prodotti regolarmente acquistati e volare in Cina o ad Hong Kong, dove per altro, ci hanno spiegato, non ci sono tasse doganali di entrata.

Non può fare nulla neppure Apple, come confermano anche i dipendenti e i manager dello Store sulla 5a Avenue. Se ogni singolo “iBagarino” compra un paio di iPad 2 e poi se ne va, non c’è nessuna misura che possa impedirlo senza risultare razzista (bloccare gli acquirenti asiatici) o semplicemente lesiva dei diritti degli altri acquirenti (imporre l’uso della carta di credito e vietare il pagamento in contanti). L’unica soluzione è aspettare che la fornitura di iPad migliori e che una maggiore diffusione del prodotto faccia perdere interesse ai “trafficanti” per questo tipo di commercio. Due condizioni che molto probabilmente non saranno soddisfatte prima di un mese o più.

Commenti (3)

  1. Scusate l’ignoranza, ma la soluzione non potrebbe essere venderlo anche in Asia?? e magari anche il resto del mondo?
    In Asia sopratutto se lo meritano più del resto del mondo visto che lo producono loro.
    Se ci pensate, viene prodotto in Cina a pochi dollari, poi viene portato in Usa e venduto ad un prezzo abbastanza alto rispetto al costo di produzione e poi viene acquistato da asiatici e rispedito in Cina e venduto a prezzi stratosferici…
    Che giro inutile…

  2. si in effetti… pensa quanto inquinano sti ipad tra andata e ritorno dalla cina…@ klerik:

  3. purtroppo fa parte della politica di marketing di Apple

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