Buonanotte Dadà! Un’intervista con Giorgia Conversi di studio Elastico

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Si chiamano Elastico, e sono uno studio editoriale milanese con la passione per “le vecchie storie e le nuove tecnologie”.
Pionieri dell’editoria digitale per bambini, con Pinocchio per iPad e il Viaggio di Ulisse, le loro prime due applicazioni-libro interattive, avevano mescolato con successo l’interattività del “nuovo” iPad a “vecchi” classici come il romanzo di Collodi e l’Odissea. Dopo due anni dedicati allo sviluppo di applicazioni per clienti di ogni genere, tornano con un nuovo progetto editoriale interattivo che ha come protagonisti i Dadà, piccoli personaggi di nuova invenzione che animeranno le storie di una serie dedicata ai bambini dai 3 ai 7 anni.
La prima app-libro della serie si chiama Buonanotte Dadà e dalla scorsa settimana è disponibile su App Store (2,69€).
Abbiamo chiesto a Giorgia Conversi, editor e co-fondatrice di Elastico, di raccontarci qualcosa di più sui Dadà, sulla nuova applicazione e sulle opportunità offerte dal digitale all’editoria interattiva per l’infanzia.

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The Apple Lounge: La prima domanda è obbligata: chi sono questi Dadà?
Giorgia Conversi: I Dadà sono i mini-supereroi dalla parte dei più piccoli. MINI perché alti più o meno come una gomma da cancellare; SUPEREROI perché ognuno ha un superpotere tutto suo: Bla-Bla per esempio è una gran chiacchierona, e con la sua parlantina stordisce gli avversari; Bzz è un “sensibilone” e si accorge subito se qualcuno è in difficoltà; Uà urla come una sirena ed è perfetta per chiamare tutti a raccolta; Crash è un pasticcione patentato ma a volte combinando guai risolve in modo rocambolesco la situazione. Quindi nessun potere eccezionale, ma doti – e soprattutto difetti –assolutamente comuni. Come a dire: ciascuno di noi ha una caratteristica che lo rende unico e speciale.
Sono tantissimi, coloratissimi, un po’ sconquassati e mattacchioni, ma alla fine riescono sempre a portare a termine la loro missione: aiutare i più piccoli, bambini o cuccioli. E lo fanno in modo sempre diverso e “creativo”, trovando soluzioni semplici e quotidiane (come accendere una lucina per scacciare la paura del buio).

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TAL: Come nasce l’idea per una vostra applicazione? Solitamente viene prima la parte narrativa o quella illustrativa (o sono contestuali)?
GC: Nel caso dei Dadà, che sono personaggi di nuova invenzione, prima di tutto è venuto il concept. Un periodo intenso di brainstorming, riflessioni, studio sulla definizione del gruppo, della missione e dei singoli personaggi, dal nome alle caratteristiche. Poi è stata la volta della (ardua!) selezione dell’illustratore. Tra le prove ci ha conquistata quella di Valeria Petrone, che ha dato un volto alle nostre creazioni. Per quanto riguarda la singola storia, prima viene la parte narrativa poi quella illustrativa: la sceneggiatura prevede già l’interattività e le animazioni, che condizionano fortemente il lavoro dell’illustratore.

TAL: Buonanotte Dadà è la prima applicazione di una serie in cui i Dadà saranno protagonisti. Quali altre avventure affronteranno?
GC: Dopo Matteo, che ha paura del buio, ci sarà Lola, la cagnolina spaventata dal temporale; e poi ancora un pinguino freddoloso che non ne può più del gelo, e un elfo di Babbo Natale che non sa come rimediare a un guaio combinato per distrazione. Il tema di fondo sono le paure, le difficoltà, i piccoli grandi problemi quotidiani dei più piccoli.

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TAL: Quanto è difficile tradurre questi topoi della letteratura per bambini in applicazioni per iPad?
E soprattutto, l’interattività offerta dall’iPad è un vantaggio a tutto tondo in un’app/libro per bambini oppure pone anche limiti o complicazioni rispetto al libro di carta?
GC: Trattare questi temi è sempre difficile: richiede molta esperienza e tanta sensibilità sia in ambito editoriale, sia in ambito pedagogico, sia in ambito umano. All’app hanno lavorato editor che fanno da anni libri per l’infanzia, educatori della scuola materna, mamme e papà. Rispetto al libro cartaceo, l’app arriva più direttamente al bambino: i suoni, le animazioni e la musica fanno vivere la storia. Nel bene e nel male: se da una parte coinvolgono e catturano il piccolo lettore, dall’altra rischiano di irrompere nel suo immaginario in modo forte. Per questo ogni elemento, dal testo alla musica all’interattività al disegno ai suoni, deve essere calibrato con attenzione. Il nostro tentativo è stato quello di mostrare ai bimbi le cose che li intimoriscono in modo buffo, farli familiarizzare con queste stesse cose (nella storia di Matteo toccano le ombre-fantasma e le fanno fuggire via) e spiegare la realtà che si nasconde dietro le paure (l’ombra nera alla fine si rivela essere l’armadio).

TAL: Andiamo un po’ più sul tecnico: l’applicazione astrae dagli UI/UX framework Apple e utilizza elementi custom per la navigazione e l’interazione. Se in un’applicazione “standard” può essere sempre un rischio, nella app per bambini questo sembra un percorso obbligato.
Quanto è difficile curare questo aspetto e quanto influisce sulla riuscita dell’app? Avete seguito delle best practices generali, in questo senso, o avete sviluppato un vostro approccio all’UI/UX design per i più piccoli?
GC: Abbiamo sviluppato un nostro approccio all’UI design per i più piccoli, così come alle funzionalità interattive dell’app. Le nostre app sono tutte native, perché abbiamo delle esigenze troppo specifiche che non riusciamo a soddisfare facendo ricorso a elementi standard. Quello che vogliamo è che ai bimbi non debba essere spiegato nulla: che si orientino nell’app da soli, che scoprano le cose secondo il loro istinto. Siamo partiti da come si muove il bambino e abbiamo costruito l’app di conseguenza. In corso d’opera abbiamo dato in mano l’app a tester in target e li abbiamo osservati. Abbiamo aggiustato il tiro finché la fruibilità è risultata immediata. Fra parentesi, se le nostre app hanno così tanta interattività è proprio perché per i tester non ce n’era mai abbastanza!

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TAL: Elastico ha già all’attivo applicazioni editoriali di successo come Il Viaggio di Ulisse e Pinocchio. Se posso essere indiscreto e diretto: come si quantifica un successo di questo tipo in termini di download? Quello dell’applicazione illustrata in vendita su App Store è un business model viabile e redditizio per un’editore, considerate anche le numerose professionalità che contribuiscono alla realizzazione dell’applicazione?
GC: Rispondo in modo diretto: se pensate di diventare ricchi con le app-libro per bambini siete sulla strada sbagliata. Almeno per ora. Noi siamo degli sperimentatori: facciamo libri per l’infanzia e non potevamo non esplorare questa via, che offre potenzialità esaltanti a chi racconta una storia a un bambino. Noi siamo dei piccoli editori digitali, abbiamo un sacco di idee e le app ci permettono di realizzarle con investimenti accettabili rispetto a quelli del cartaceo. Se non ci sono motivazioni come queste, l’app ha senso solo se integrata in un progetto più ampio, oppure come start-up di un progetto, oppure ancora come strumento di comunicazione.

I numeri? Con le app a pagamento abbiamo superato i 50.000 download, il numero esatto al momento non lo so. Ma i costi di realizzazione, fra programmazione, illustrazione, musica, suoni, traduzione, sono alti.
Pinocchio e Ulisse si sono ripagati l’investimento con qualche margine, quindi andiamo avanti. Anche perché c’è un futuro davanti a noi, e in quel futuro crediamo che il digitale sarà protagonista nell’editoria. Mentre per ora nell’ambito kids è ancora di gran lunga relegato al regno dei Games.

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