Fantasmi del passato che ritornano a turbare la tranquillità di Cupertino. Da una parte il grande, inevitabile errore dei DRM sulla musica dell’iTunes Store, di cui Apple si è liberata ormai da tempo ma che rimane, come macchia indelebile. Dall’altra la hybris di Steve Jobs, tratto incancellabile del suo carattere, efficace nelle trattative e controproducente come poche altre cose in un’aula di tribunale. Nel processo che parte oggi in California gli avvocati dovranno lavorare sodo: email, messaggi e anche un video, dicono dall’accusa, rendono evidente la deliberazione con cui l’iCEO di Apple perseguì l’obiettivo di proteggere il dominio dell’iPod impedendo la riproduzione sul dispositivo di musica non acquistata da iTunes Store o “rippata” da CD.
