Apple e i diritti umani in Cina: seguirà l’esempio di Google?

di Redazione Commenta

Dick Durbin è un senatore americano che sta facendo pressione, in questi giorni, su Apple per conoscere la posizione dell’azienda relativamente alla salvaguardia dei diritti umani in Cina.

Apple è una delle 30 aziende tecnologiche (insieme a Facebook e Skype) selezionate dal senatore per l’inchiesta scattata in seguito alla recente decisione di Google di non aderire alle leggi di censura imposte dal governo Cinese.

In un’intervista rilasciata al Reuters, Durbin ha dichiarato:

“Google sets a strong example in standing up to the Chinese government’s continued failure to respect the fundamental human rights of free expression and privacy. I look forward to learning more about whether other American companies are willing to follow Google’s lead.”

(“Google ha dato un forte esempio alzandosi in piedi contro il governo Cinese e i suoi continui fallimenti nel rispettare i fondamentali diritti umani di libera espressione e privacy. Ora voglio saperne se anche altre aziende americane sono disposte a seguire la strada intrapresa da Google”, ndA).

I rapporti tra Apple e Cina (dove si trovano la maggior parte dei fornitori dell’azienda di Cupertino), non sono certamente tra i migliori: neanche un mese fa i dipendenti della Wintek, ben 2000, hanno scioperato perché sfruttati e sottopagati. I dipendenti denunciavano l’azienda anche per diverse morti legate alla sovraesposizione ad agenti tossici.

Lo sciopero è stato revocato a seguito di una serie di bonus elargiti dall’azienda ai dipendenti; non si è trattato però di un caso isolato dato che i dipendenti della Wintek si erano già ribellati contro le proprie condizioni di lavoro la scorsa primavera ed avevano chiesto aiuto ad Apple in qualità di maggiore cliente del fornitore asiatico.

La scorsa estate, inoltre, la stessa Apple aveva indagato sull’operato delle fabbriche in Cina che forniscono componenti per i prodotti dell’azienda di Cupertino ed era venuto fuori che più della metà delle fabbriche prese in considerazione non stavano pagando correttamente i propri operai e che 23 su 83 non assicuravano nemmeno il salario minimo.

Prendere una posizione importante, quindi, si rivela un’azione quasi indispensabile per Apple stessa.

[Via|Appleinsider]

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