Motorola denuncia Apple per la violazione di 18 brevetti

di Redazione Commenta

Motorola ha fatto sapere con un comunicato ufficiale di aver fatto causa ad Apple per la violazione di 18 brevetti relativi a tecnologie del settore mobile. L’accusante vero e proprio è Motorola Mobility, una controllata nata da una recente riorganizzazione aziendale del gruppo.

La causa, come spesso accade in questi casi, è stata deposita presso i tribunali distrettuali dell’Illinois e della Florida e allo stesso tempo presso la International Trade Commission, alla quale viene chiesto, come da procedura classica, di bloccare l’importazione e la vendita negli USA dei prodotti Apple che violano i brevetti di Motorola.

Le tre denunce (ITC + Florida + Illinois) arrivano a pochi giorni da un’altra causa, quella che Microsoft ha depositato proprio contro Motorola, sempre per questioni relative alla violazione di proprietà intellettuale.

L’azienda di Schaumburg, Illinois, forniva ad Apple i processori per i primi modelli di Mac e più di recente, nel 2005, fu partner di Apple nel lancio del telefono ROCKR, prodotto senza alcuna speranza che per fortuna è stato presto abbandonato, ma che è servito a far capire a Steve Jobs che anche per rivoluzionare la telefonia vale il detto “chi fa da sé fa per tre”.

Nel comunicato diffuso da Motorola si legge che i 18 brevetti contestati hanno a che fare con varie tecnologie chiave nell’ambito mobile:

“Nel complesso le tre denunce includono 18 brevetti relativi ad innovazioni della prima ora sviluppate da Motorola per tecnologie chiave che possono essere ritrovate in molti dei prodotti Apple e nei servizi ad essi associati, inclusi MobileMe e l’App Store. I brevetti di Motorola includono tecnologie di comunicazione wireless, come la WCDMA (3G), GPRS, il Wi-Fi 802.11, il design di antenne e tecnologie chiave in ambito smartphone quali email wireless, rilevamento di prossimità, gestione delle applicazioni software, servizi basati sulla geolocalizzazione e sincronizzazione fra più dispositivi”.

Anche quest’ultimo caso rafforza l’idea che negli Stati Uniti vi sia necessità di rivedere profondamente l’intero sistema dei brevetti, che sempre più spesso si prestano ad essere impugnati come vera e propria clava anti-concorrenziale in cause che sono solamente di intralcio allo sviluppo e all’innovazione.

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