Chimei Innolux (Foxconn), un altro probabile suicidio

di Redazione 3

Un dipendente della Chimei Innolux, una controllata di Foxconn, è morto cadendo dal tetto di un dormitorio dello stabilimento dell’azienda a Foshan City, nella provincia del GuangDong. Lo segnala la Xinhua, l’agenzia di stato cinese.

Secondo gli organi di stampa della Repubblica Popolare l’operaio che ha perso la vita era uno stagionale diciottenne originario della provincia di Hebei, nel Nord della Cina, e non è ancora stata esclusa la possibilità che si sia trattato di un incidente e non di un suicidio.

La Innolux, di cui la Foxconn controlla il 24%, ha acquisito la Chi Mei nel 2009 ed è il più grande produttore mondiale di monitor LCD. Fornisce display ad un gran numero di produttori internazionali, compresa Apple. Si vocifera che la Innolux produca per Cupertino i display dell’iPad, ma non vi sono certezze a riguardo.

L’avvenimento contribuisce a riaccendere i riflettori su Foxconn, già nell’occhio del ciclone per la “crisi” dei suicidi dei dipendenti dello stabilimento di Shenzhen, situato nella stessa area geografica del Sud della Cina in cui si trova anche l’impianto della Chi Mei Innolux.

Nei giorni scorsi la Foxconn ha fatto sapere che Apple, che pure aveva espresso preoccupazione per la situazione dei dipendenti degli stabilimenti cinesi dell’azienda di Taiwan, non paga alcun sussidio per garantire gli aumenti di stipendio concessi ai dipendenti come soluzione tampone per evitare altri suicidi.

Nel frattempo il gruppo Hon Hai ha continuato imperterrita a sondare possibilità alternative più convenienti rispetto alla semplice introduzione di condizioni migliori per i propri operai. Una buona parte dei dipendenti di Shenzen potrebbe prendere la via del Nord, verso stabilimenti siti in aree dove il lavoro costa decisamente meno.

Commenti (3)

  1. Alle condizioni di lavoro,dure,si uniscono dunque anche sradicamenti importanti in giovane età …dal Nord della Cina al Sud credo sia un salto traumatico per un
    ragazzo/a che necessitano di lavorare. Credo che almeno noi,clienti Apple,si debba non sbattere stizziti i piedi per terra e ‘frignare’ se i prodotti che tanto desideriamo tardano un pò ad arrivare. Almeno questo credo lo si debba fare.
    Dovesse anche non servire a niente.

  2. @stonefree

    …pienamente d’accordo con te…

  3. stonefree dice:

    Alle condizioni di lavoro,dure,si uniscono dunque anche sradicamenti importanti in giovane età …dal Nord della Cina al Sud credo sia un salto traumatico per un ragazzo/a che necessitano di lavorare. Credo che almeno noi,clienti Apple,si debba non sbattere stizziti i piedi per terra e ‘frignare’ se i prodotti che tanto desideriamo tardano un pò ad arrivare. Almeno questo credo lo si debba fare.
    Dovesse anche non servire a niente.

    Non capisco cosa c’entri il pretendere che un pacco arrivi entro la data pattuita, con le condizioni di sfruttamento di queste persone…

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