10 anni di iPod

di Redazione 2

Il 23 ottobre del 2001 Apple presentava l’iPod ad un ristretto gruppo di giornalisti riuniti presso la Town Hall dell’Apple Campus. Non c’era la pompa del grande evento, più che altro perché l’America era ancora profondamente scossa da quanto successo poco più di un mese prima. Eppure quel giorno scoccava la scintilla di una vera e propria rivoluzione. Con l’introduzione dell’iPod Apple battezzava il proprio nuovo corso verso l’elettronica di consumo. Lo faceva con un player musicale che, a differenza di tutto quello che già c’era sul mercato, concretizzava “l’idea giusta”. Apple non stava inventando il lettore portatile, lo stava semplicemente traghettando nel nuovo millennio.

Dall’iPod nascerà tutto quel grande ecosistema chiamato iTunes che oggi è una realtà affermata e lo standard di fatto nella distribuzione musicale globale. Nel 2011, dopo innumerevoli declinazioni ed evoluzioni del prodotto originale, il numero di iPod venduti continua a calare trimestre dopo trimestre. Comprensibile, ora è il tempo di altre rivoluzioni con la “i” davanti. Ciò nonostante il lettore di Apple continua a detenere saldamente la posizione dominante sul mercato, mentre l’ecosistema per cui quella scatoletta bianca da 399$ e una capacità di un migliaio di canzoni è stata la pietra angolare continua ad ampliarsi e a sostenere saldamente una strategia digitale integrata ormai molto ampia.

Apple, per ovvi motivi, non ha celebrato questa importante decennale. Probabilmente non ci sarebbe stato alcun festeggiamento, come vuole la filosofia aziendale (mai cedere alla nostalgia che si annida nell’autocompiacimento per le cose realizzate in passato), anche senza la dipartita di Steve.
All’evento per la presentazione dell’iPhone 4S Tim Cook si è limitato a ricordare l’imminenza del compleanno e ha spiegato che la scelta della Town Hall come sede dell’evento era legata anche al fatto che proprio lì Steve Jobs presentò l’iPod dieci anni or sono. E allora rivediamocela quella presentazione che ha cambiato il corso della storia della musica contemporanea, ne vale davvero la pena.

 

Commenti (2)

  1. ma qualcuno che pensa a fare una traduzione letterale…
    mica tutti conosciamo l’inglese o l’americano…

  2. È anche per questo che l’Italia è un paese di serie B…perché tutti non conoscono l’ “americano”…che tristezza…

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