Siri contro Google Voice Search: servizi vocali a confronto

di Redazione 2

Alla fine del mese scorso, Google ha aggiornato la sua applicazione per iOS introducendo anche su iPhone e iPad la più recente versione di Voice Search, che aveva già debuttato su Android Jelly Bean 4.1.
E’ apparso subito chiarissimo che per certi aspetti, quelli legati più direttamente alla ricerca, Voice Search può dare seriamente del filo da torcere a Siri. Gizmodo ha ripreso a video un confronto diretto da cui Voice Search esce decisamente vincitore (o vincitrice?) soprattutto sul piano della velocità. Sotto altri punti di vista, invece, Siri continua a mantenere un margine di vantaggio.

Dal confronto di Gizmodo appare evidente che il problema più grosso di Siri è la velocità di risposta. Google Voice Search è quasi istantaneo. E’ impressionante, più che altro, la rapidità che si ottiene anche su dispositivi più vecchiotti, come l’iPhone 4. Praticamente la stessa che è possibile raggiungere su iPad o su iPhone 5.

Il confronto diretto fra Siri e Voice Search su iOS, a dirla tutta, pecca di metodo. Perché se la prima è una assistente virtuale a tutto tondo, che quindi ha un controllo diretto sul telefono, il servizio di Google è più che altro una stupenda implementazione del controllo vocale applicato alla ricerca. E il vero aspetto affascinante di Voice Search è l’efficacia con cui si può accedere ad una vera e propria base di conoscenza enorme.

Se si osserva l’evoluzione recente di Google sono evidenti i segni che puntano nella direzione dello sviluppo di un knowledge engine, più che all’evoluzione di un semplice search engine. Questa direttiva strategica è il fil rouge che unisce tutte le più recenti evoluzioni dei prodotti Google. Una base immensa, alimentata quotidianamente dal processamento di una mole di dati talmente grande che la loro stessa quantificazione rappresenta un problema a sé è il fenomenale vantaggio che Google ha già dalla sua.
In questo, potremmo dire, il concorrente diretto è Wolfram Alpha, da cui Siri attinge per trovare risposte a domande che presuppongono l’accesso ad una fonte digitale di “conoscenza”.

Siri si muove ad un livello superiore e Wolfram Alpha è solo una delle fonti a cui Siri può rifarsi per soddisfare le richieste. Per le ricerche di ristoranti e negozi c’è Yelp, per i risultati sportivi altri servizi ancora. Il vantaggio è che se Voice Search può in fondo rifarsi solo a quanto arriva da Mountain View, Apple può aggiungere a Siri “moduli” di conoscenza ulteriori.

Lo svantaggio, invece, è che per accedere a queste “fonti” Siri ha inevitabilmente bisogno di più tempo. Nel caso una richiesta non vada a buon fine, inoltre, il passaggio per la ricerca su internet (il sistema che Siri usa per “salvarsi in corner”) presuppone un tap (o un input) in più e innesca un ulteriore rallentamento. Voice Search, da questo punto di vista, è invece un servizio praticamente simbiotico alla ricerca Web e Google può permettersi una velocità di risposta di molto superiore.

Inoltre Google può fornire risposte “nozionistiche” con facilità maggiore. Chiedere ad esempio quanti anni ha Barack Obama o quante persone vivono in Svezia a Siri non ci darà alcun risultato, se non la proposta di cercare quell’informazione su Internet, mentre Voice Search restituirà “51” e “9.453.000”.

Un aspetto che le pubblicazioni anglosassoni sottovalutano, ed è comprensibile, è quello della disponibilità del servizio in varie lingue. Tutto quello che abbiamo detto fin qui per Voice Search è vero solo per l’inglese, perché in italiano il servizio si limita ad una ricerca Web standard e il risultato non viene organizzato in schede o letto da una voce virtuale.

E non è poi che la ricerca vocale di Google sia sempre impeccabile. La richiesta “show me some pictures of New York” mi ha restituito anche immagini, prese da Google Immagini, relative alla chiave “Show me some” che non c’entrano niente con la città americana. Nei risultati sportivi, inoltre, Siri continua a restituire risposte più precise con maggiore frequenza (anche qui, pure per sport non necessariamente “americani”).

P.s. Gruber ha una teoria interessante sul timing dell’approvazione dell’aggiornamento dell’app di Google con Voice Search. E’ arrivato un paio di giorni dopo la “cacciata” di Scott Forstall.

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