Apple è il tech brand che piace di più alla comunità LGBT

di Redazione 1

Apple Rainbow

Apple è il marchio tecnologico che piace di più alla comunità LGBT. E’ quanto salta fuori dall’ultimo sondaggio condotto da Prime Access in collaborazione con Planet Out sulle tendenze dei consumatori omossessuali. Nella classifica generale Apple è al secondo posto dopo Bravo (network televisivo), mentre nelle prime tredici posizioni troviamo altri importanti marchi come Levi’s e Absolut. Al penultimo posto della classifica generale, senza un motivo apparente, troviamo Samsung, mentre Cracker Barrel (catena di ristoranti-negozi tradizionali) è il marchio meno amato in assoluto dalla comunità LGBT.

Non stupisce affatto che Cracker Barrel sia in fondo alla lista, visto che nei primi anni novanta la catena di ristoranti licenziò ingiustamente 17 dipendenti solo perché gay e istituì una policy d’assunzione esplicitamente discriminatoria verso le minoranze sessuali. Non si riesce invece a capire che cosa abbia combinato la povera Samsung per meritarsi gli strali dei consumatori omosessuali. Le campagne pubblicitarie e il placement dei prodotti, come sottolineato dallo studio, sono ciò che più spinge un consumatore ad identificare un marchio come gay-friendly.

Absolut ha lanciato in passato campagne pubblicitarie particolarmente ammiccanti e dense di iconografia gay, mentre Levi’s ha prodotto una serie di ads in cui comparivano coppie omosessuali. Samsung può dunque aver “peccato” in questo senso, con spot troppo “freddi” e dallo scarso appeal verso il consumatore LGBT.

E’ invece molto semplice capire perché Apple, a riconferma del luogo comune secondo il quale i gay hanno innegabilmente buon gusto, sia il brand tecnologico più amato dalla comunità LGBT. I prodotti di Cupertino sono il non plus ultra per il metrosexual che si rispetti e comunicano un messaggio di freschezza culturale e apertura mentale che altri tech brands, più grigi e meno dinamici, non riescono a trasmettere. La pubblicità ha giocato un ruolo fondamentale anche in questo caso, a partire dall’ormai famosissima campagna che lanciò il motto della seconda era Jobs: Think Different.

S’aggiunga, anche se forse non conta poi così tanto, che Apple ha sede nei pressi dell’apertissima San Francisco, quel West cantato dai Village People patria dell’accoglienza e vera capitale morale della comunità LGBT statunitense. Siamo certi che se Steve “namaste” Jobs avesse ancora i capelli li ornerebbe certamente con dei fiori, come suggerito dalla canzone di Scott McKenzie. Steve Wozniak ha invece i capelli ancora pieni di fiori, ma non in ricordo dei suoi trascorsi hippy: sono rimasti lì dall’ultima volta che si è rotolato in giardino giocando col cane.

Commenti (1)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>