App iPhone, terremoti e iPacchi vari all’italiana

di Redazione 1

Questo articolo esula, almeno inizialmente, da una “classica” recensione di prodotti o applicazioni per iPhone o iPad. Questo articolo prende spunto dai recenti eventi sismici che hanno colpito e continuano a colpire duramente la nostra penisola e cerca un pò di fare chiarezza su alcuni concetti di base, alla luce delle tante banalità, imprecisioni viste e sentite in questi giorni in TV e sul WEB.

Già da qualche giorno stiamo cercando di dare rilevanza all’argomento “terremoti” a 360°, sia con la segnalazioni di applicazioni valide a carattere informativo come quella dell’INGV che contiene lo storico, gli update e la zonazione sismica di base della nostra penisola, sia nella sezione iPacchi a quelle farlocche che decantano la capacità di prevedere i terremoti.

Cosa sia un terremoto e i danni che esso può provocare più o meno lo sanno tutti, ma nonostante questo il nostro paese, anche nelle zone storicamente e idealmente più ricche e all’avanguardia come l’Emilia, presenta carenze in ambito edilizio, geologico e ingegneristico davvero incredibili. Tutto ciò fa la fortuna (siamo sicuri?) di alcune note trasmissioni televisive e personaggi dell’entertainment (conduttori più o meno famosi, giornalisti o ex-comici più o meno capaci, ex-commentatori d’arte più o meno schizzati, ex-esperti musicali convertiti al filone distruttivo Maya… oggi è il vostro giorno!), ma uccide la vera ed unica conoscenza: quella scientifica.

Siamo un gran popolo, in momenti come questi siamo i migliori del mondo a imbastire donazioni telefoniche, conti correnti di solidarietà, grandissimi concerti benefici (?) ma ancora una volta siamo gli ultimi a sapere gestire i terremoti. Gestire, ho detto, non prevedere.

I terremoti non si possono prevedere. Punto.

Ma siamo nel web 2.qualcosa e allora, come avrete senza dubbio sentito dire, tutte le occasioni sono buone per fare marketing, meglio se tramite i canali social: il terremoto come un’occasione unica da sfruttare per scrivere cazzate in 140 caratteri e per rimediare si fa quasi peggio (un hashtag in più vi rovinerà la reputazione….).

Abbiamo anche letto come tante conosciutissime testate giornalistiche nazionali ci abbiano insegnato in 300 caratteri come levare la password di protezione del proprio Router. Facebook ha fatto da cassa di risonanza…

Rispetto a L’Aquila, in Emilia abbiamo per fortuna visto che un numero considerevole di edifici (soprattutto i cosiddetti capannoni industriali) effettivamente erano costruiti avendo fatto uso di materiali a norma da un punto di vista sismico. Eppure sono caduti ugualmente, aprendosi. Perché ? Semplice, perché molti non erano stati costruiti a norma, non erano imbullonati come un neolaureato in ingegneria civile saprebbe spiegarti, ancorati come si deve (insomma, per fare una buona pizza non bastano validi ingredienti di base, ci vuole anche un buon pizzaiolo).

Quello che è successo a livello geologico è stato ben esemplificato da questo video che circola su YouTube:

Tornando al discorso App, una applicazione (per iPhone o qualsiasi altra marca di smartphone) ci può aiutare a salvare una vita, se è in grado di pilotare in remoto un apparecchio che riesce ad infilarsi tra le macerie magari con una telecamera o anche semplicemente perchè si interfaccia con un dispositivo di geolocalizzazione che può aiutare i soccorritori ad individuare la tua posizione. In fin dei conti è stato c0sì anche nel disastro di Haiti, magari col dovuto pathos pompato del caso.

Le app che tramite l’accelerometro dichiarano di poter prevedere i terremoti sono delle truffe, così come (parere personale) lo sono quelle dei tarocchi e anche quelle delle previsioni astrali. Senza entrare troppo nel dettaglio (blogger molto più capaci e conosciuti del sottoscritto lo hanno già fatto in maniera efficace), queste App registrano gli spostamenti indipendentemente dalla loro causa e natura. L’obiezione potrebbe essere: “Va bene, ma a me basta sapere che si muove qualcosa, nel frattempo in 10 secondi scappo e…” e cosa ? Pensate che davvero basti pagare 1,59€ per prevedere un terremoto e salvarsi?

L’unico modo per salvarsi non potendo prevenire il terremoto, è ridurre al massimo i danni che potenzialmente esso può causare:

  • non costruendo nelle zone ad alto rischio sismico (le mappe del rischio in Italia sono disponibili agli enti competenti da anni);
  • costruire con materiali e i criteri di legge vigenti  in materia;

ma più di tutto:

  • conoscere la geologia a livello locale e a livello regionale (per favore fate lavorare i geologi, ok non sono ingegneri, ma nemmeno alchimisti) e applicare sul campo quello che le mappe di zonazione indicano.

Se decidi di costruire in zone dove il rischio sismico è alto, devi essere  consapevole di quello che un giorno potrà accadere e valutarne il benefit economico nei tempi (se proprio non si vuole tener conto delle perdite in termini di vite umane). La faglia di Santa Andrea in California è un esempio di tutto ciò.

Tra le varie castronerie sentite in questi giorni c’è quella della necessità di aggiornare le mappe di zonazione, perchè l’evento dell’Emilia avrebbe superato di gran lunga l’evento massimo atteso. Più che aggiornare la mappa come l’Ingegner, ops, Dottor Meletti ha chiarito:

 Si ritiene più urgente che venga assicurato il suo pieno recepimento da parte delle Regioni e che vengano ulteriormente sviluppate le iniziative per la riduzione della vulnerabilità sismica, già avviate in alcune zone del Paese.

In conclusione, personalmente non ho contribuito ad alcuna donazione SMS, ritengo che la Protezione Civile abbia fondi a sufficienza per operare nei primi mesi di soccorso e assistenza (soprattutto è composta da un esercito di volontari straordinari). Poi tocca a quella cosa intangibile che è lo Stato.

Da parte nostra, se davvero vogliamo sentirci un poco più sicuri, chiediamoci sopra cosa è costruita la nostra abitazione o il nostro posto di lavoro. Pretendiamo di conoscere e di avere a disposizione le certificazioni antisismiche. Informiamoci se esistono i piani di evacuazione e i punti di raccolta della Protezione Civile in caso di calamità naturali.

Commenti (1)

  1. Bravo Nicola. Quoto in pieno e condivido

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