Apple VS HTC: pensieri sparsi

di Redazione 8

La causa intentata da Apple contro HTC per la presunta violazione di brevetti relativi ad iPhone è stata senza dubbio una delle news tecnologiche più importanti della scorsa settimana. Cupertino ha fatto la prima mossa, ha sfoderato l’artiglieria pesante e ha mirato al bersaglio grosso, HTC, per colpire indirettamente il bersaglio gigante, Google.

Quest’azione legale porta con sé implicazioni particolarmente ramificate e tocca molti aspetti, ci sono molte sfaccettature e diverse opinioni che si possono esprimere sulla vicenda. Esprimere un giudizio sulla questione è particolarmente difficile. Da un lato si può pensare che Apple abbia fatto bene a passare ai fatti per difendere le proprie “invenzioni”, dall’altro è innegabile che quest’uso “bellico” dei brevetti non favorisce in nessun modo l’innovazione. Mi limiterò dunque a delineare alcuni spunti di riflessione sulla vicenda senza esprimere un giudizio definitivo in merito alla questione.

Il problema dei brevetti

Se ancora ve ne fosse bisogno, lo scontro legale fra Apple e HTC testimonia l’inadeguatezza del sistema dei brevetti USA e la controversa natura dei brevetti software. Si dice che negli USA sia possibile brevettare anche l’acqua calda. Almeno nell’ambito dei brevetti sul software questo non è solamente un luogo comune.

Il sistema dei brevetti così come è strutturato non protegge l’innovazione ma la danneggia. Allo stesso tempo permette l’esistenza dei cosiddetti patent troll, soggetti (persone fisiche o aziende) che hanno ottenuto un corpus di brevetti tanto generici quanto largamente applicabili e il cui solo scopo è spillare alle grandi aziende del denaro per la concessione in licenza di quei brevetti.

E se le grandi aziende usano i brevetti come deterrente reciproco (io non ti denuncio per violazione di miei brevetti perché tu, molto probabilmente, potresti difenderti citando le mie violazioni dei tuoi brevetti) i patent troll possono scorrazzare liberi perché non hanno nulla da perdere, dato che non producono un bel niente.

E’ forse il concetto stesso dei brevetti sul software ad essere fallato, come sostiene ad esempio Richard Stallman, oppure ci vogliono delle discriminanti che rendano possibile questa tipologia di patent? Tim Bray ipotizza un discrimine basato sulla ragionevolezza. Semplificando molto la domanda da porsi è questa: se un qualche tipo di prodotto software può essere implementato in poco tempo da un qualsiasi professionista del settore partendo da conoscenze implicate dalla sua stessa professionalità, come può essere possibile brevettarlo?

Jobs e l’offesa personale

Una delle letture in assoluto più interessanti della questione l’ha fornita John Siracusa. Alla base di questa causa non ci sarebbe la paura del pericolo Android. La decisione di intraprendere un azione legale è diretta conseguenza di un’ingiustizia che Steve Jobs in persona sente di aver subito. E’ ingiusto che HTC possa aver sviluppato prodotti  a partire da soluzioni inventate da Apple. Questa visione traspare proprio dalle parole dell’iCeo affidate al comunicato ufficiale che dava notizia dell’azione legale.

“We can sit by and watch competitors steal our patented inventions, or we can do something about it. We’ve decided to do something about it. We think competition is healthy, but competitors should create their own original technology, not steal ours.”

Sicuramente Jobs ha avuto l’ultima parola sulla questione, ma il quadro generale è più complesso. “Il senso di ingiustizia” di cui parla Siracusa ha forse giocato un ruolo importante, ma Steve Jobs è un CEO navigato e sa bene che le conseguenze di una presa di posizione così forte sono importanti da un punto di vista strategico e non possono essere motivate da un semplice “slancio emotivo”.

Colpire HTC per difendersi da Nokia

Non dimentichiamo che Apple sta combattendo a colpi di brevetti anche sul fronte Finlandese, la causa con Nokia è ancora al vaglio dell’International Trade Commission. Io, come detto, non difendo a priori la mossa di Apple, ma non posso non notare che molti di coloro che adesso attaccano ferocemente la bellicosa Apple non hanno speso le medesime parole di critica nei confronti di Nokia, che pure ha deciso di sferrare per prima un attacco a Cupertino. In quel caso Apple, con la sua controdenuncia, ha semplicemente deciso di rispondere al fuoco.

La causa contro HTC potrebbe dunque servire ad Apple per far valere in sede legali un maggior numero di brevetti che poi potranno essere utilizzati  anche contro Nokia. E’ un interpretazione strategica forse un po contorta, ma hey, è pur sempre di faccende da avvocati che stiamo parlando.

Apple VS. Microsoft

Molti dei sostenitori della posizione di Apple nella causa contro HTC ritengono che agendo preventivamente contro Android, Cupertino vuole evitare che si “ripeta la storia”. Alcuni si spingono a fare paralleli un po’ azzardati fra questa causa e quella che a cavallo fra gli anni 80 e gli anni 90 contrappose Apple e Microsoft, rea di aver copiato il look & feel di Mac OS X.

La causa si risolse con la sconfitta di Apple, che originariamente aveva concesso in licenza a Redmond alcune parti della GUI di Mac OS X. Il paragone non funziona per due motivi fondamentali. 1) Steve Jobs non era CEO di Apple quando la causa fu intentata e 2) quella era una causa relativa alla violazione del copyright, i brevetti non furono minimamente chiamati in causa.

I grandi artisti rubano.

In un intervista presente in “Triumph of the Nerds” Steve Jobs cita Picasso: “I bravi artisti copiano, i grandi artisti rubano”. La clip di quell’intervista negli ultimi giorni ha fatto il giro del web e viene spesso utilizzata come presunta riprova dell’ipocrisia di Steve Jobs, colpevole di applicare due pesi e due misure a seconda di chi ruba e di chi è invece derubato.

Peccato però che per ottenere questa interpretazione quella citazione di Picasso vada totalmente decontestualizzata. Non c’è un riferimento al furto di un tecnologia implementata secondo metodi definiti ma si tratta di rubare una grande idea per trasformarla in qualcosa di concreto che di quell’idea mantiene l’essenza. Il discorso si sviluppa su un piano artistico, non su quello concretamente tecnologico.

Il problema Google

Google ha già ufficializzato la propria posizione nei giorni scorsi. Come prevedibile Mountain View ha dato il proprio appoggio ad HTC, partner di Big G nello sviluppo di Android e produttore fisico del Nexus One. E tuttavia per quanto lo smartphone di Google sia citato nella causa, l’azienda Google non è minimamente menzionata.

Qual’è la strategia di Apple nei confronti di Sergey, Larry ed Eric? Sicuramente una causa fra la Mela e la grande G non è al momento pensabile né tanto meno auspicabile. Ci vuole decisamente del tempo per capire come la situazione possa evolvere, ma a meno di imprevedibili cambiamenti un incontro per il titolo fra i due pesi massimi non è ancora in cartellone.

Diciamo che, per quanto non ci fosse bisogno di ulteriori prove, la causa con HTC conferma che il divorzio fra Apple e Google si è consumato sul terreno degli smartphone. E ora il marito, per fare un dispetto alla ex-moglie fedifraga, sta cercando di metterle sotto il cane con la macchina.

[DFPDW]

Commenti (8)

  1. Articolo fazioso e di parte, complimenti per l’obbiettività.

  2. Guarda al secondo paragrafo scrivo questo, forse ti è scappato:

    Quest’azione legale porta con sé implicazioni particolarmente ramificate e tocca molti aspetti, ci sono molte sfaccettature e diverse opinioni che si possono esprimere sulla vicenda. Esprimere un giudizio sulla questione è particolarmente difficile. Da un lato si può pensare che Apple abbia fatto bene a passare ai fatti per difendere le proprie “invenzioni”, dall’altro è innegabile che quest’uso “bellico” dei brevetti non favorisce in nessun modo l’innovazione. Mi limiterò dunque a delineare alcuni spunti di riflessione sulla vicenda senza esprimere un giudizio definitivo in merito alla questione.

  3. Mah… tutta questa “dietrologia” mi lascia perplesso.

    Apple ha inventato dei dispositivi innovativi e li ha brevettati (tutti o parti di essi), qualcuno ha pensato di poter guardare e copiare le tecnologie impiegate (che magari hanno richiesto anni di studi) senza stare a perdere tempo a inventarne di nuove.

    Apple ha fatto quello che doveva fare, è di pochi mesi fa la notizia che lei stessa è stata condannata a pagare oltre 19 milioni di dollari per una violazione di brevetto.

  4. Un cumulo di scemenze senza senso.

  5. Camillo non ti offendere ma ti riescono bene solo gli articoli del genere “Anteprima”, quando fai l’opinionista cadi nel ridicolo o quasi.

  6. invece l’articolo è intelligente e scritto molto bene.

    @ bahaus: cambia nick.

  7. secondo me molto più semplicemente apple vuole qualcosa da HTC il modo migliore è attaccarla direttamente, questa storia si concluderà con un bell’accordo fuori dalle aule di tribunale..

  8. Camillo Miller dice:

    I grandi artisti rubano.

    In un intervista presente in “Triumph of the Nerds” Steve Jobs cita Picasso: “I bravi artisti copiano, i grandi artisti rubano”. La clip di quell’intervista negli ultimi giorni ha fatto il giro del web e viene spesso utilizzata come presunta riprova dell’ipocrisia di Steve Jobs, colpevole di applicare due pesi e due misure a seconda di chi ruba e di chi è invece derubato.

    Insomma, coi nemici la legge si applica, con gli amici si interpreta…

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