Jonathan Ive: nuova intervista all’Independent

di Redazione 1

Jonathan Ive è notoriamente schivo e riservatissimo. Ecco perché l’intervista al Senior Vice President della divisione Design di Apple pubblicata lunedì dall’Independent è una vera rarità. Ma poiché la squadra di designer diretta da Ive ha vinto due prestigiosissime Black Pencil ai D&AD Awards che si sono tenuti a Londra la scorsa settimana, il pupillo di Steve Jobs ha accettato di rispondere alle domande, rigorosamente limitate all’ambito professionale, della giornalista Claire Beale.

Ciò che traspare dall’intervista è puro vangelo Apple e molte delle risposte di Ive sono le stesse che avrebbe potuto dare Steve Jobs. Ed è proprio parafrasando His Steveness che Jony risponde alla prima domanda sull’essenza stessa del design:

La parola design è tutto e niente. Noi riteniamo che il design non si limiti all’apparenza di un prodotto, ma è ciò che il prodotto è, il modo in cui funziona. Il design e il prodotto stesso sono inseparabili.

Anche per questo motivo Apple vuole occuparsi di ogni aspetto, software compreso. E’ l’unico modo per mettere in pratica questo principio e permeare con esso ogni aspetto della realizzazione di un prodotto. E’ per questo che designer ed ingegneri alla Apple si confrontano di continuo, muovono reciproche critiche e cercano di sviluppare un prodotto cercando di mantenere una sintonia costante.
Tutti coloro che pretenderebbero di poter utilizzare il sistema operativo di Apple in licenza spesso peccano nella comprensione di questo aspetto fondamentale. Psystar vi dice nulla?

Ive continua spiegando che non ha una vera fonte di ispirazione se non la costante gara interiore che lo porta a cercare di realizzare prodotti al limite del fattibile, che sfidano i limiti e li spingono un po’ più avanti. Ad aiutarlo in questo s’aggiunge il fatto che l’utente non è mai una figura distante né diviene mai un obiettivo remoto che può essere perso di vista durante le complicate fasi della realizzazione di un nuovo progetto. I primi ad utilizzare per il lavoro di tutti i giorni ciò che viene progettato sono proprio Ive e la sua squadra:

“Non dobbiamo compiere nessun grande salto affidandoci a doti d’intuizione per riuscire a comprendere le mitologiche aspettative dei nostri utenti, perché gli utenti siamo noi”

Nonostante i risultati raggiunti e la stima di cui gode nel circuito del design mondiale (non pochi progettisti di livello mondiale dichiarano apertamente di considerarlo un genio) Ive sfiora la modestia patologica quando riesce a mettersi in secondo piano a tal punto da affermare:

Non sono guidato dall’intenzione di creare un impatto culturale. E’ solo ciò che deriva dall’atto di prendere una tecnologia potente e renderla significativa“.

Il capo del settore design enuncia poi il cardine della filosofia Apple, un concetto semplice ma non banale che molti produttori concorrenti sembrano aver dimenticato da tempo:

“Il mio obiettivo è semplicemente quello di provare a realizzare prodotti che significhino qualcosa per la gente. In fondo è motivante e incoraggiante vedere qualcuno che usa un prodotto Apple e gli piace farlo.”

Ive fa parte della rosa di candidati più quotati alla successione di Steve Jobs, forse perché ne ricalca in parte la figura e condivide la quasi totalità della propria visione creativa con il capo. Ma se il futuro di Ive è ancora imperscrutabile il presente ha la forma di una mela e non potrebbe essere altrimenti. “Pensa che oggi potrebbe lavorare da qualsiasi altra arte?“. La risposta è semplice e decisa: “No“.

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