App Store incassa 30 milioni di $ nel primo mese

di Redazione 4

Ad un mese dal lancio di App Store, Apple lascia trapelare le prime informazioni circa il successo del nuovo negozio virtuale di applicazioni per iPhone e iPod touch. E’ lo stesso Steve Jobs che rivela i dati di vendita in una intervista al Wall Street Journal (disponibile solo per gli abbonati). Nel corso dei 30 giorni appena trascorsi sono state vendute 60 milioni di applicazioni per un incasso totale di 30 milioni di dollari. La fetta di Apple ammonta a 9 milioni di dollari mentre i restanti 21 milioni sono finiti nelle tasche degli sviluppatori.

L’applicazione gratuita creata dal noto Social Network FaceBook è stata scaricata più di un milione di volte ma sono impressionanti anche i numeri di applicativi a pagamento come Monkey Ball. Il gioco delle scimmiette, sviluppato da SEGA, è stato scaricato da 300,000 utenti in venti giorni, generando introiti netti per la software house intorno ai due milioni di dollari.

App Store si sta dunque rivelando una gallina dalle uova d’oro sia per Apple sia per gli sviluppatori, che siano essi grandi compagnie come la SEGA o sviluppatori indipendenti come Eliza Block che con il suo 2Across ha ripagato più che abbondantemente i propri sforzi di programmatrice part-time. El Jobso, ovviamente entusiasta del risultato, ha commentato:

“Arriveremo presto a mezzo miliardo [di applicazioni scaricate]. Non ho mai visto accadere nulla del genere con il software in tutta la mia carriera.”

Un portavoce di Apple ha inoltre confermato al WSJ che la rimozione di alcune applicazioni dallo Store (I Am Rich su tutte, ma anche NetShare) è da intendersi come un giudizio a discrezione di Apple, senza spiegare meglio, tuttavia, come queste applicazioni siano riuscite a superare il controllo preventivo da parte dei tecnici di Cupertino.

Steve Jobs ha infine confermato l’esistenza di un Kill Switch, ovvero di un meccanismo software attraverso il quale Apple può disabilitare un’applicazione ed eliminarla anche da tutti i dispositivi sui quali è stata installata. La notizia dell’esistenza di questo presunto “bottone della morte” ha fatto molto discutere nei giorni scorsi, nonostante si tratti di una precauzione che Apple non utilizzerà con facilità (per le applicazioni rimosse finora non è naturalmente stato usato) e serve solo nello sventurato caso che un’applicazione malevola passasse per errore il processo di approvazione:

“Si spera che non dovremo mai azionare quella leva, ma sarebbe da irresponsabili non avere una leva come quella da poter azionare”.

Commenti (4)

  1. Pensate un po cosa è riuscito a fare l’iPhone!

  2. Leggendo questo post mi viene in mente una sola considerazione:
    …e Apple avrebbe dovuto bloccare l’accesso ai propri servizi (App Store, Itunes Store) agli iPhone “indebitamente” attivati e darsi così una zappata sui piedi di proporzioni bibliche?? Mi verrebbe da dire “Accà nisciun è fess'”…
    Penso proprio che l’unico modo per innescare una reazione del genere sarebbe se cominciassero a girare applicazioni pirata da installare sugli iPhone pwnati… allora sì che potrebbero prendere provvedimenti… ma fino ad allora…

  3. ma ti ritornerebbero i soldi se eliminassero un app considerata malevola?

  4. Vediamo un po’… con 1,5 milioni di dollàri avrebbero potuto mettere in piedi tutta la baracca e farla funzionare senza perdite di bilancio?
    Io penso di sì e questo mi fa dire che il 30% è una tangente, se fosse stato il 5% sarebbe bastato e avanzato. Avrebbero guadagnato il loro bel milione (1 fra tanti che hanno) è agli sviluppatori sarebbe entrato qualche dollaro in più oppure i clienti avrebbero potuto sborsarne qualcuno in meno.
    Pazienza, avranno ragioni quelli che dicono che la pubblicità si paga e questa ha fruttato bene.

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