Qualche settimana fa vi avevamo messi al corrente dell’indecisione di Random House riguardo l’adesione ad iBookstore, lo store dedicato ad iPad e che permette di acquistare un vasto numero di titoli messi a disposizione da importanti case editrici.
Come previsto, ad oggi, Random House (uno dei più grandi distributori internazionali di libri) non fa parte dei partner di Apple per l’affermazione di iPad come rivoluzionario lettore di libri in formato digitale.
Un articolo del The Wall Street Journal sottolinea come il distributore, controllato dalla tedesca Bertelsmann, non veda il nuovo tablet di Apple come un potenziale jolly da sfruttare per ottenere un incremento delle vendite, anzi. A quanto pare, Random House non ha accettato il modello pensato da Apple per la distribuzione degli eBook tramite iBookstore poiché il modello “agency” dei prezzi (con best seller venduti a 9,99 dollari) sarebbe troppo gravoso per gli introiti dell’azienda. E’ strano, però, vedere che i cinque diretti concorrenti di Random House abbiano invece deciso di imbarcarsi insieme ad Apple (e alla sua vastissima utenza) per un nuovo viaggio nell’era dell’editoria digitale.
L’unica dichiarazione ufficiale è stata rilasciata da un portavoce di Random House, Stuart Applebaum, il quale ha affermato che l’editore ed Apple sono “tutt’ora in una trattativa che rimane cordiale”, senza aggiungere ulteriori dettagli. Secondo un dirigente della casa editrice, che ha chiesto di rimanere anonimo per ovvi motivi, l’azienda trae dei vantaggi rimanendo legata al proprio modello di vendita grazie al quale riceve la metà del prezzo di copertina dei propri eBook, indipendentemente dal prezzo al pubblico stabilito dal rivenditore (leggi Amazon).
Con Apple, invece, è il rivenditore stesso a definire il prezzo di vendita e quindi il proprio guadagno (il 30% degli incassi viene trattenuto dall’azienda di Cupertino). Il problema sarebbe, quindi, legato alla mancanza di esperienza per quanto riguarda le strategie di marketing da adottare per la vendita ottimale dei propri titoli in base alla richiesta del mercato.
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