Random House scettica, non firma ancora per l’iPad

di Redazione Commenta

Random House, il distributore internazionale di libri più grande del mondo, non ha ancora firmato per portare il proprio gigantesco catalogo su iPad e potrebbe anche decidere di non farlo prima del lancio del dispositivo, previsto per il 3 aprile.
Secondo quanto riporta il Financial Times, il distributore, controllato dalla tedesca Bertelsmann, teme che il passaggio al modello “agency” previsto dalla sottoscrizione di un contratto con Apple possa innescare una guerra dei prezzi e ridurre i profitti che gli attuali modelli di vendita dei libri digitali riescono a garantire.

Il succo della questione sta dunque tutto in quel modello “agenzia” che Apple ha già sperimentato con successo nella vendita  delle applicazioni e che ora vorrebbe estendere all’editoria grazie all’apertura dell’iBookstore.

Invece di vendere i libri in grandi quantità direttamente alle librerie online che poi li rivendono con un margine deciso autonomamente, come avviene per Amazon, il modello “agenzia” prevede che Apple ottenga solo un aggio fisso del 30% sulla vendita dei libri che gli editori o i distributori decidono di rendere disponibili su iBookstore ad un prezzo definito da loro. E’ lo stesso identico meccanismo che gli sviluppatori utilizzano per vendere le proprie apps su App Store.

In questo modo editori e distributori possono contare su un margine inferiore, che verrebbe però drasticamente ammortato grazie all’aumento esponenziale delle vendite. Sebbene i maggiori concorrenti (Macmillan, Hachette, Simon & Schuster, Harper-Collins e Penguin) si siano già fatti ammaliare dal canto della sirena Steve Jobs, la controllata del gruppo Bertelsmann non demorde e prende tempo.

Mark Dohle, CEO della Random House, non esclude che entro il 3 aprile possa saltare fuori l’accordo con Apple ma conferma che al momento le trattative procedono “con cautela”, perché la natura stessa dei nuovi dispositivi di lettura prevede necessariamente una rinegoziazione con gli agenti e gli autori. L’origine di quella cautela forse va cercata anche nella perdita netta di 82 milioni di € registrata quest’anno dal gruppo Bertelsmann.

Apple da par suo non può che sperare di strappare un contratto dell’ultimo minuto con un nome importantissimo del settore, la cui assenza su iBookstore non mancherebbe di farsi notare.

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