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iMessage non è intercettabile, la DEA si indispettisce

Stando a quanto emerso da una nota riservata finita tra le mani di CNET iMessage starebbe creando non pochi problemi alla DEA, l’agenzia federale per l’antidroga, a causa dell’impossibilità di accedere ai messaggi dei sospetti su cui sono in corso delle indagini.  L’impedimento è causato dal livello di criptazione scelto da Apple per il suo celebre servizio di messaggistica istantanea.

La Drug Enforcement Administration statunitense sottolinea il fatto che gli scambi con iMessage non possono essere intercettati in alcun modo, anche se c’è un mandato approvato da un giudice federale, e non è possibile risalirvi poiché non è disponibile alcun database o log, diversamente dalle altre piattaforme, come nel caso di Android, per le quali è più facile entrare in possesso di comunicazioni private tra gli utenti a scopo di indagine.

Per l’agenzia a stelle e strisce la cosa risulta particolarmente fastidiosa, visto che in questo modo iMessage può essere impiegato come “piattaforma franca” a fini criminali.

La DEA, stando sempre a quanto riportato da CNET, dichiara inoltre che le difficoltà sussistono anche quando la comunicazione avviene tra un dispositivo Apple e un device di altra marca, ma in quel caso c’è qualche possibilità di intercettare con successo le comunicazioni.

Considerando il fatto che mediante iMessage vengono scambiati ogni giorno circa 2 miliardi di messaggi (le ultime statistiche risalgono a gennaio dello scorso anno) non è poi così difficile immaginare come il servizio di messaggistica di Cupertino possa risultare particolarmente invitante per eventuali malintenzionati alla ricerca di un sistema di comunicazione protetto.

Per il momento non è ancora possibile sapere se la DEA farà una richiesta ufficiale nei confronti di Apple per poter aprire i suoi sistemi e se saranno stabilite ulteriori nuove norme mediante le quali costringere i fornitori di servizi web a garantire il controllo remoto delle comunicazioni.

Matthew Green, crittografo e professore della Johns Hopkins University, ritiene che la difficoltà di violare iMessage stia nel suo gran numero di parti mobili, un meccanismo questo che appare estremamente complesso e che potrebbe essere aggirato solo e soltanto qualora la stessa Apple lo permettesse.

Via | Ars Technica

Martina Oliva

Napoletana, giornalista, apple user e geek. Think different, prima di tutto.

View Comments

  • Se la sicurezza è poca ci si lamenta, se la sicurezza è troppa ci si lamenta: non va mai bene. Personalmente, mi fa piacere che le mie conversazioni rimangano private!!! Si fa un grande parlare della privacy, quando con niente si posso intercettare chiamate e comunicazioni di noi comuni cittadini. Per i criminali è un altro discorso.

    • @Simone:

      infatti la dea si lamenta del fatto che i criminali non sono intercettabili se usano il sistema di apple...dei comuni mortali non frega niente a nessuno!

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