jOBS – il film, la recensione

di Giovanni Biasi 6

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Folle, visionario, innovatore, montato, genio, luminare, pazzo, sognatore. Sono solo pochi, pochissimi degli aggettivi con cui nel tempo è stato descritto Steve Jobs, storico co-fondatore di Apple e indiscusso simbolo dell’azienda. Si tratta di una figura importantissima nel mondo della tecnologia e dell’informatica, che c’è da ammettere, lo si ami o lo si odi, ha cambiato per sempre le nostre abitudini quotidiane. Per questo, potete immaginare, sintetizzarne la vita in due ore di film non è un’impresa facile. Non lo è stata per Joshua Michael Stern, non lo sarebbe stata per nessun altro. Noi lo abbiamo visto jOBS, il film uscito al cinema da qualche giorno. Lo abbiamo visto e vi proponiamo qui di seguito le nostre impressioni, anticipandovi un consiglio: mettete via quei sette euro. 

Cominciamo proprio da lui: Steve Jobs. La sua figura è qui affidata alla recitazione, alle movenze e alle espressioni di un bravissimo Ashton Kutcher, che sa bene di avere a che fare con un ruolo tutt’altro che semplice, ma che riesce a gestire al meglio, con fiducia e passione. Il suo lavoro restituisce ai nostri occhi quei movimenti capaci di ricordare da vicino le sfumature di quelli di Steve, e il suo impegno è evidente durante tutto l’arco della pellicola.

Il problema principale del film è la sceneggiatura. Che intendiamoci: alla fine è un po’ come dire che è il film stesso. Quindi, lo avete già capito, è un problema pesante. Pesantissimo.
Perché guardandolo sembra quasi che ci si sia concentrati maggiormente su look e somiglianze, piuttosto che sugli avvenimenti. È vero, Kutcher somiglia tantissimo a Steve, e il lavoro di Josh Gad (Wozniak) è notevole allo stesso modo… Ma il resto?

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Cosa succede veramente nel film? Come viene raccontato? Male. Succede poco e viene raccontato male, saltando moltissimi passaggi e momenti chiave dell’impero Apple. Uno a caso: il rapporto Apple e Microsoft. Sì, dai, avete capito: quello scontro durato anni, decenni, quello che in qualche modo, nel bene e nel male, ha caratterizzato un’era dell’informatica. Ecco, quello: ci credereste se vi dicessimo che è stato raccontato con una sola telefonata? O poco più, insomma. Beh, credeteci, perché era tutto lì: Jobs e Gates che si urlano al telefono riguardo un’accusa di plagio.

Abbiamo usato un esempio eloquente per farvi capire come il film vorrebbe raccontare la storia di Apple. Perché di cose ne vorrebbe effettivamente raccontare: si parte con un flashforward relativo alla presentazione del primo iPod (che sarà poi il momento di conclusione del film) per poi tornare indietro ai primi anni dell’università, in cui si comincia a vedere un Jobs ribelle e riluttante nei confronti dello studio. Si arriva quindi ai problemi e alle vicissitudini dietro alla realizzazione del primo computer Apple, nel famoso garage insieme a Steve Wozniak, e poi, passando per l’arrivo di Mike Markkula, primo investitore a credere nel lavoro di Jobs e Woz, fino alla creazione dell’azienda vera e propria.
Il resto lo conosciamo tutti: la cacciata di Jobs, il ritorno, l’esplosione e il successo arrivato con iPod, dispositivo che cambierà per sempre il mondo della musica.

Purtroppo, tutto viene trattato in modo fin troppo veloce, in una serie di scene, momenti e descrizioni che non fatichiamo a definire “senz’anima”. Tutto scorre su schermo come se in fondo non importasse a nessuno di trasmettere le reali sensazioni e problematiche di un’azienda nascente, i problemi interiori dell’uomo Steve Jobs, che sulla pellicola si salva soltanto grazie all’ottima interpretazione del già più volte citato Kutcher.

E poi vengono saltati molti, troppi aspetti della vita personale di Jobs: il riconoscimento della figlia Lisa (seriamente: come si fa a produrre un film su Steve Jobs senza approfondire un problema del genere?), il già menzionato rapporto Apple-Microsoft, la fondazione di NeXT Computer e l’acquisizione di Pixar, e potremmo continuare senza troppe difficoltà.

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Per concludere, insomma… jOBS è un’opportunità mancata. Dei moltissimi aspetti di Steve Jobs che ci sarebbero stati da trattare, ne sono stati trattati pochi e male, approfondendo più che altro una mera consequenzialità di eventi riguardanti Apple e senza lasciare spazio alla parte più intima e personale dell’uomo in questione. Ci vien detto cosa ne pensa Steve degli studi e dell’università, dove e come vive e qualcosa di come pensa, e Stern ci prova pure a delineare il famoso carattere che ha spinto Apple alla vetta, ma il risultato non è che una descrizione superficiale di qualche aggettivo che tende allo stereotipo.

È un film da vedere?
Non se amate Apple.
Non se apprezzate l’uomo Jobs.
Perché quello che abbiamo visto sullo schermo si trova facilmente in un documentario fatto decentemente.

Commenti (6)

  1. … Infatti i miei 7€ li ho spesi per un bel Kebab + coca… :-)

    Aspettiamo cosa e come la Sony Picture ce lo presenterà il film su Jobs… Appuntamento rimandato. :-)

    Grazie per la recensione.

  2. Davvero inguardabile. Una caricatura. A confronto, i pirati della silicon valley sembra un capolavoro.

  3. Il problema secondo me è che c’era troppo da dire e da far vedere per le sole 2 ore di un film.

    Perché invece non farne una serie TV? Non dico di farne più stagioni, sarebbe sufficiente anche una sola stagione da 22 episodi da 40min l’uno.

    In ogni episodio (di tipologia “verticale”) si potrebbero approfondire tutti gli aspetti della creazione di nuovi prodotti (Apple I, Lisa, Mac, iPod, iMac, iPhone, ecc. ecc.) o la partecipazione in NexT e in Pixar.
    Mentre lungo tutti i 22 episodi (e quindi di tipologia orizzontale) usare il privato di Jobs come filo conduttore di tutta la serie.

    Se fatta bene, all’americana e con un buon budget, sarebbe sicuramente memorabile.

    my2c

  4. Fare un film biografico in sole due ore su un qualsiasi personaggio che abbia lasciato un segno profondo nella storia è impossibile! Ogni regista e sceneggiatore sviluppano un paio di tematiche e nulla più…. Nonostante la critica negativa, io l’ho trovato molto scorrevole e particolare: un Jobs cinico e arrivista… l’altra parte del genio da tutti descritto in innumerevoli articoli e libri fin dal giorno della sua morte…. Certo avrei preferito flashforward diverso : non dall’annuncio dell’Ipod ma da un avvenimento dell’ultimo anno di vita…. poi per il resto può anche andare bene… Non sarà nè il primo e nell’ultimo film su Jobs !

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