Il nuovo iPad, LTE e il costo dello streaming video

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Il drastico miglioramento di alcune caratteristiche tecniche di un dispositivo talvolta comporta aspetti negativi indiretti non immediatamente intuibili e legati ad una accelerazione tecnologica non uniforme.
Prendete ad esempio il Retina Display del nuovo iPad: spettacolare e rivoluzionario, bellissimo a vedersi e già irrinunciabile. Un altra caratteristica dell’iPad di terza generazione, ovvero la quantità dello storage, non ha tenuto il passo. Il risultato è che la maggiore pesantezza delle applicazioni ottimizzate per il Retina, dovuta a contenuti grafici e multimediali a risoluzione maggiore, ha reso il modello da 16GB del tablet improvvisamente troppo piccolo.

Qualcosa di analogo sta succedendo anche per la connessione LTE. Le velocità di trasmissione dei dati sono talmente buone da permettere l’utilizzo frequente in mobilità di app di streaming video e più in generale di applicazioni ad alto consumo di banda. Un problema sensibile, visto che i piani tariffari prevedono dei limiti di trasferimento dei dati con soglie calcolate sui GB simili a quelle del 3G che ora possono essere superate con facilità assai maggiore. Una delle soluzioni pensate da un operatore non è delle più auspicabili.

Alto consumo di banda

A tirar fuori il problema, nel momento in cui le presunte magagne del nuovo iPad fanno inevitabilmente parecchie pagine viste, ci pensa il Wall Street Journal con un pezzo, pubblicato ieri, in cui cita i casi di alcuni utenti che hanno riscontrato il problema.

“E’ una specie di Catch-22”, ha detto al Journal Brandon Wells, uno dei possessori del nuovo iPad intervistati dal quotidiano. “Lo streaming video è velocissimo, ma avendo a disposizione video con uno streaming molto veloce tendi a vedere molti più video, il che non è sempre un bene”.

Il succo della questione è chiaro: LTE offre un’esperienza d’uso che con il 3G non era possibile ed è praticamente lo strumento perfetto per usufruire di contenuti video di qualità in mobilità. Ma poiché la definizione del video trasmesso è maggiore mentre la frustrazione dell’utente (non infastidito dalle imperfezioni dello streaming over 3G) assai attenuata, il risultato è che i GB dell’abbonamento LTE finiscono subito.

Secondo quanto dice Verizon un’ora di streaming video ad alta definizione consuma circa 650MB. Se l’utente sceglie di vedere il video in alta definizione, ove disponibile, il consumo può arrivare anche a 2GB/ora.
Considerato che l’abbonamento massimo, da 5GB al mese, sia con AT&T e Verizon costa 50$ è facile capire perché il sistema non regge.

Quali soluzioni

La soluzione più semplice è che l’utente che non vuole rinunciare al video in mobilità sganci altri soldi per acquistare altra banda (circa 10$ per GB sotto entrambi gli operatori). La soluzione, ovviamente, non è proponibile.
Per questo AT&T sta pensando ad esempio ad una soluzione alternativa pensata espressamente per le app che trasmettono video: un piano dati illimitato per gli sviluppatori che conceda all’applicazione una sorta di esenzione dal consumo sul piano LTE globale dell’utente.
Il Wall Street Journal lo chiama “l’800 delle applicazioni”.

Un esempio pratico: la MLB paga AT&T e ottiene che la propria applicazione per iPad, MLB at Bat, utilizzata per lo streaming video dall’utente, si possa connettere al network LTE con un consumo di banda che non andrà ad intaccare le soglie del possessore dell’iPad, che così saprà sempre di poter guardare la partita di baseball in mobilità senza consumare i GB utili per la navigazione.

Una soluzione che sembra interessante ma ha due problemi principali: 1) taglia fuori gli sviluppatori o le società più piccole, che non potranno certo permettersi di piani di consumo LTE enterprise; 2) rischia di veicolare un concetto pericoloso dal sapore lontanamente anti-neutrale, ovvero quello della normalità dell’accesso ad internet sulla base del contenuto.
Di fondo sarebbe sempre e comunque una condizione ottimale per l’operatore che pur senza nessun tipo di miglioramento dell’offerta né ritocco alle soglie si aggiudicherebbe comunque introiti nuovi che derivano non solo dall’utente finale ma anche dal provider di contenuti.

Con l’aumento della copertura LTE a livello globale questo tipo di problematica emergerà ancora. Da noi il discorso è prematuro, visto che prima della fine dell’anno vedremo offerte e piani LTE realmente accessibili a livello nazionale in Italia. Tuttavia vale la pena gettare uno sguardo alle dinamiche statunitensi perché probabilmente è anche sulla base delle strade percorse oltreoceano che prossimamente i nostri operatori plasmeranno le proprio proposte commerciali.

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