Google offre link veloci a Chrome su iOS agli sviluppatori

Le regole di Apple non permettono di impostare browser predefiniti diversi da Safari su iOS. E’ una scelta di cui si è parlato spesso, paragonandola con il caso Microsoft, costretta a pagare una mega multa da parte dell’Antitrust europea per colpa dell’integrazione “esagerata” di Explorer su Windows.
In attesa di sviluppi che non si sa se arriveranno su questo fronte, Google ha trovato già da tempo una propria soluzione per ovviare al problema: un sistema che permette agli sviluppatori iOS di integrare nelle proprie applicazioni link che si aprono in Chrome per iOS. Ora punta a ricordarlo agli sviluppatori per aumentarne l’adozione pubblica.

La classe realizzata da Google si chiama OpenInChromeController e prevede la possibilità di effettuare un callback incrociato. Significa, in soldoni, che gli sviluppatori, implementando il codice fornito da Google, possono controllare che l’utente abbia Chrome installato e in quel caso far aprire il link direttamente nell’applicazione. Su Chrome

sarà presente un back button con il nome dell’applicazione. Un tap sul bottone e l’utente tornerà direttamente all’app da cui è arrivato a Chrome.

Nella più recente versione di Gmail per iOS, aggiornata un paio di giorni fa, Google ha implementato qualcosa di simile, non solo per Chrome, con un sistema che permette di aprire link specifici non solo in Chrome per iOS ma anche in YouTube se si tratta di collegamenti a filmati ospitati sul portalone di video-sharing. E’ stata questa l’occasione per ricordare a tutti gli sviluppatori dell’esistenza di una funzionalità che per adesso, però, non sembra esattamente abbia avuto un’adozione mainstream.

Del resto perché implementare questa possibilità quando lo sviluppatore può tenere l’utente all’interno dell’applicazione, senza farlo neppure uscire, integrando una finestra di Safari all’interno del proprio programma?

Il succo della questione è sempre il solito: Apple dovrà permettere, prima o poi, di impostare come predefinito un browser differente da Safari. In quel caso allora soluzioni come questa saranno superflue e sarà davvero l’utente a decidere. Non Apple nè gli sviluppatori.
Fino a quel momento è difficile pensare che l’adozione del “workaround” di Google possa avere successo se non come “alternativa di protesta” da parte di sviluppatori che vogliano mandare un messaggio che Apple forse non ascolterà neppure.

 

Redazione

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