Cause sui brevetti: perché ad Apple conviene tenere duro

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E’ opinione di molti che la guerra dei brevetti che contrappone Apple a Samsung e diversi altri produttori di terminali Android come Motorola e Samsung sia un grande spreco di energie, un grande gioco di potere per il controllo del mercato mobile che poco ha a che fare con ciò che è meglio per il consumatore.
In realtà, per quanto possa essere vero che all’utente finale interessa ben poco delle lotte che i giganti si trovano a combattere, altrettanto non si può dire degli investitori, soprattutto degli investitori Apple.

Philip Elmer-DeWitt nei giorni scorsi ha segnalato su Apple 2.0 un recente report di Chris Whitmore, analista di Deutsche Bank, che prende in considerazione i possibili esiti degli scontri legali attualmente in corso in mezzo mondo. Dall’analisi di Whitmore si capisce perchè i legali Apple non abbiano nessuna intenzione di accontentarsi di accordi “facili” che già avrebbero potuto mettere fine a più di una causa.

L’analista propone quattro scenari possibili:

  1. Apple accetta una serie di accordi che gli garantiscano un introito di circa 10$ per ogni telefono Android venduto. (E’ il tipo di accordo che Microsoft ha raggiunto con Samsung, ad esempio (la cifra è la stessa) ed è simile agli accordi che l’azienda di Redmond ha stipulato con HTC, Acer e molti altri produttori di terminali Android.)
  2. Apple riesce ad ottenere un sensibile blocco delle vendite di dispositivi Android guadagnando di conseguenza la quota futura di market share che tali prodotti gli avrebbero “naturalmente” sottratto.
  3. Non emerge alcun vincitore, pari e patta e tutti a casa (mentre gli avvocati brindano e poi sgommano via sulle loro Lamborghini)
  4. Apple perde e deve pagare sulla base di future contro-cause che si originano dalla sconfitta.

Le opzioni 3 e 4 Whitmore tende ad escluderle. L’ultima, in particolare sembra molto lontana dall’accadere, in quanto in molte delle cause in corso Apple ha dalla sua un piccolo vantaggio: i fatti gli danno ragione. Vi potrà certamente essere un interpretazione legale, di quei fatti, che potrebbe portare (ma le probabilità sono molto basse) ad un esito del tipo 3. Tuttavia Apple (sulla scia di quanto già era nelle intenzioni di Steve Jobs) non ha alcuna intenzione di accettare la patta.

Fra l’esito numero 1 e numero 2, il meno probabile ma allo stesso tempo potenzialmente più remunerativo, è il secondo. Secondo Whitmore un guadagno netto di circa il 25% nel market share dovuto alle restrizioni sulle vendite di prodotti concorrenti potrebbe garantire agli investitori una crescita di 260$ delle quotazioni Apple. Per ottenere qualche risultato Whitmore ha utilizzato qualche magica formula Excel segreta e ben custodita, ma il tipo di valore utilizzato ha senso in quanto il suo report è finalizzato ad informare proprio gli azionisti.

L’esito numero 1, che sembra il più probabile (anche se per Apple, in questo caso, un patteggiamento equivarrebbe ad accontentarsi) il valore aggiunto traslato sulla quotazione si potrebbe aggirare intorno ai 28$.
Insomma, il succo è abbastanza semplice: al’azienda di Cupertino basta fare due conti (e siamo sicuri che nelle segrete stanze il computo sia già stati eseguito) per sapere che accontentarsi non conviene e che andare fino in fondo, ormai è l’unica soluzione.

Quanto agli investitori, quel che devono fare, secondo Whitmore, è molto semplice: tenere botta, non vendere e aspettare che in un modo o nell’altro questa lunga battaglia si risolva e si converta in valore aggiunto a costo zero per il loro investimento in AAPL.

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