Apple VS Samsung: chi pensa al consumatore?

di Pasquale Cacciatore 14

“Picasso aveva un motto: ‘I buoni artisti copiano, i grandi artisti rubano’, e noi non ci siamo mai vergognati di aver sottratto delle grandi idee”.

Era il lontano 1995, e un fervido ed appassionato Steve Jobs, allora ancora in capo alla NeXT (solo l’anno successivo la società sarebbe acquisita da Apple, con il ritorno di Jobs nel ruolo di CEO dell’azienda di Cupertino) rispondeva così in un’intervista in cui gli si chiedeva di discutere riguardo la “rivoluzione” che egli aveva in mente, ed il modo di perseguirla evitando di percorrere strade già conosciute.

L’intervista di Jobs in questi giorni rimbalza sulla rete, spinta dall’accesa lotta tra Apple e Samsung, fra accuse di plagio ed violazioni di brevetti; lotta giudiziaria che ha visto, lo ricordiamo, il primo round davvero importante concludersi a favore di Apple, con Samsung che dovrà versare all’azienda della mela circa un miliardo di dollari di danni. La vicenda non si è ancora conclusa in modo definitivo, poichè Samsung ha dichiarato che farà ricorso contro la decisione della giuria. Ma il punto fondamentale – ormai è evidente – è decisamente altro.

Si tratta di capire, insomma, chi è il “buon artista” e chi il “grande artista“. Ovvero: come osservare la vicenda in modo imparziale per capire chi può “copiare” e chi, invece, può “rubare”; il tutto, ben inteso, lontani dalle vicende del tribunale ed in un’ottica del consumatore comune, chiamato a interrogarsi sulla legittimità di difendere le proprie idee ed i propri prodotti ed il rischio di soffocare ogni tentativo di concorrenza. Una sfida che, a lungo andare, rischia di minare le basi dello sviluppo tecnologico “minore”, con effetti disastrosi per il consumatore.

Chiaro che il dilemma appaia molto più sofisticato e complesso se osservato dalla nostra prospettiva europea. In America tutto è più semplice: l’ottica del brevetto, ovvero lo strumento che tutela un’idea, un meccanismo, un’invenzione, è insita nella natura stessa dell’Americano medio, che non si scandalizza quindi nel sapere che praticamente il 90% di ciò che lo circonda è brevettato, e quindi protetto da copia e plagio (per curiosità, si può fare qualche ricerca nei brevetti USA utilizzando Google Patent Search).

Il “patenting“, ovviamente, è fondamentale per un settore dai ritmi estremi di sviluppo e ricerca come quello informatico, ed Apple si inserisce nella lista delle grandi aziende che intasano quotidianamente l’ufficio brevetti americano (la stessa Google, pur mantenendo l’aura di corteggiatrice dell’open-source, non si è sottratta. Basti pensare alle ragioni della recente acquisizione di Motorola).
Scopo del brevetto è quello di tutelare giuridicamente la proprietà intellettuale, evitando che altri possano sfruttare a loro comodo un’idea in cui, magari, abbiamo investito tanto tempo e denaro.

Il “patenting“, quindi, è fondamentale per garantire sicurezza giudiziaria che permetta ad un’azienda di investire e produrre; senza questa tutela, è probabile che buona parte dei prodotti tecnologici che oggi ci circondano non esisterebbero. O magari peggio: potrebbero esistere in molteplici copie, tutte di pessima qualità.
Quello sui cui riflettere non è quindi lo strumento, ma il modo con cui esso viene applicato. Tra il “prendere spunto” da un sistema open-source per quanto riguarda notifiche e cartelle come “grandi artisti” e il “copiare” il “pinch-to-zoom” o lo “slide-to-unlock”, c’è davvero una grande differenza?

Sappiamo tutti quanto ogni dettaglio di un prodotto Apple sia il risultato di attenti studi e di un’intelligente fase di sviluppo, per cui ci è difficile biasimare la difesa di Apple a favore di ogni particolare elemento dell’esperienza generale, dall’interfaccia, alle icone, al meccanismo di scrolling delle pagine, e così via. Riconosciamo che si tratta di caratteristiche che rendono un prodotto unico e, certamente, appetibile (un mix perfetto, dunque).

Ma un quesito deve comunque sorgere, indipendentemente dagli articoli giudiziari: chi ci rimette davvero alla fine, in tutta questa vicenda?

La risposta, probabilmente, è solo una: il consumatore. E’ l’utente (sia esso possessore di un prodotto Samsung o di un iDevice) che vede sbriciolarsi attorno i sani meccanismi della concorrenza, unici strumenti che riescano a difenderlo nel capitalismo informatico più sfrenato. Perché, se da un lato Apple concentra i suoi sforzi nel volersi sentirsi riconoscere giuridicamente vittima, più per orgoglio e affermazione di valori che per denaro (quel miliardo di dollari, in fondo, son bruscolini per l’azienda), cè chi ipotizza che questa sentenza possa di fondo generare un rallentamento nell’innovazione e nello sviluppo di nuovi sistemi e prodotti made in Cupertino. E di certo un inasprimento delle diatribe legali, con una crescente attenzione alle “spese di armamento legale”, se non altro a scopo difensivo.

Una delle immagini del brevetto sullo slide to unlock

Dall’altro lato, la condanna di Samsung è – diciamolo realisticamente – una botta che un tale colosso è in grado di incassare senza scomporsi poi troppo. Il fatto che l’azienda rischi di veder sparire dal territorio americano alcuni suoi prodotti (proprio come si temeva sarebbe successo, viceversa, per iPhone in Corea) è poca cosa, così come l’indennizzo per Apple. Samsung è radicatissima in tutto il mondo ed ha un bacino d’utenza assolutamente invidiabile: anche nel caso peggiore (ovvero, la rimozione dal mercato di una decina di prodotti), il danno economico non sarebbe così profondo.

Insomma, Apple esce vincitrice dallo scontro – almeno per ora -, mentre Samsung restituisce più o meno l’equivalente della merendina che ha rubato, procedendo per la sua strada quasi come se nulla fosse. Il pericolo più grande, ora, è che nel futuro si sviluppi e si produca pensando a “non copiare questo o quello”, e non a “innovare e far meglio”.

Un’azienda come Samsung, infatti, può permettersi senza problemi di reinterpretare – senza grande originalità – alcuni elementi che hanno reso popolari prodotti come iPhone ed iPad, ma di certo una piccola azienda non può correre lo stesso pericolo.
Con questo non si vuol certo sostenere che sia corretto ed auspicabile venir meno alle fondamentali norme giuridiche a difesa della proprietà intellettuale, che – come già detto prima – sono fondamentali per gli interessi di una compagnia e necessarie per basare i grandi investimenti.

Tuttavia, quello che dobbiamo augurarci, noi miseri utenti, è che il processo tra Apple e Samsung (da molti già definito il “processo del decennio”) sia un punto di partenza, e non di arrivo, per le aziende che operano nel settore: per contrastare il successo dell’avversario bisogna investire, sviluppare, produrre e – perché no – anche “rubare”.

“Rubare”, però, non inteso come sottrarre impudicamente elementi protetti da copyright, ma nel senso di sottrarre all’avversario l’idea di fondo, che rappresenti motivo di stimolo all’innovazione (nel caso di Apple, quella di voler creare un prodotto intelligente che racchiudesse in maniera efficiente le funzioni di più dispositivi in uno) e sprone per creare qualcosa di superiore e migliore nella propria alterità.

A questo si riferiva Steve Jobs, citando Picasso, quando affermava che “i grandi artisti rubano”. “Rubare” per innovare davvero, nel rispetto della legge e della leale concorrenza.

Commenti (14)

  1. Grandissimo Pasquale, un articolo coi controc… :D

  2. Credo che per entrambi la vittoria o la sconfitta sia più una questione di immagine che di concretezza.
    E si sa che l’immagine, soprattutto per cupertino, conta molto.

  3. veramente un bel pezzo. bravo

  4. “Scopo del brevetto è quello di tutelare giuridicamente la proprietà intellettuale, evitando che altri possano sfruttare a loro comodo un’idea in cui, magari, abbiamo investito tanto tempo e denaro.”

    Giusto. Quello che non capisco è che questa sentenza sia ritenuta un danno per i consumatori ed il fatto che non ostacoli la libera concorrenza. Tutto il contrario. Se un’azienda può tutelare le sue scoperte/innovazioni sarà spinta a fare ricerca e ad innovare ancora di più.

    Se Samsung vuole utilizzare alcuni brevetti Apple, paga e li usa. Come fa Apple per il bluetooth, http://it.wikipedia.org/wiki/Bluetooth, che non è di sua proprietà e per il quale se non sbaglio ci sono già stati in passato processi che tiravano in causa Apple per averlo inserito nei primi modelli di iPhone senza pagarne la licenza. (non ricordo bene i dettagli e come finì)

    Purtroppo in Europa al momento non è ancora possibile brevettare il software, l’idea deve essere una cosa fisica, palpabile, altrimenti molti programmatori avrebbero già brevettato alcune loro innovazioni.

    1. Andrea BS ha detto:

      “Scopo del brevetto è quello di tutelare giuridicamente la proprietà intellettuale, evitando che altri possano sfruttare a loro comodo un’idea in cui, magari, abbiamo investito tanto tempo e denaro.”
      Giusto. Quello che non capisco è che questa sentenza sia ritenuta un danno per i consumatori ed il fatto che non ostacoli la libera concorrenza. Tutto il contrario. Se un’azienda può tutelare le sue scoperte/innovazioni sarà spinta a fare ricerca e ad innovare ancora di più.
      Se Samsung vuole utilizzare alcuni brevetti Apple, paga e li usa. Come fa Apple per il bluetooth, http://it.wikipedia.org/wiki/Bluetooth, che non è di sua proprietà e per il quale se non sbaglio ci sono già stati in passato processi che tiravano in causa Apple per averlo inserito nei primi modelli di iPhone senza pagarne la licenza. (non ricordo bene i dettagli e come finì)
      Purtroppo in Europa al momento non è ancora possibile brevettare il software, l’idea deve essere una cosa fisica, palpabile, altrimenti molti programmatori avrebbero già brevettato alcune loro innovazioni.

      Apple non credo che paghi per quelle cose, in genere pagano i produttori terzi dei chip che compra apple.
      Apple “paga” nel prezzo che le fa il fornitore.

    2. @LucaS:
      Ah, ok. Però il senso è quello. Se usi la scoperta o l’invenzione di un altro è giusto pagarla.

    3. @Andrea BS: Beh, se vogliamo un esempio il “click to buy” e’ un brevetto che apple paga (ad Amazon, se non ricordo male..)

  5. Io non credo che sia il consumatore a venir danneggiato se un’azienda fa valere i propri brevetti, anzi. È vero il contrario. Mi spiego. Se solo un’azienda al mondo impiegasse tempo e denaro per creare cose nuove, mentre tutte le altre si limitassero a sfruttare queste idee, avremmo solo cloni di queste idee. Magari a minor prezzo, ma pur sempre copie. I telefoni Samsung dopo la presentazione del primo iPhone ne sono un’esempio…
    Ciao a tutti

  6. Ottimo articolo.

    Se vuoi usare determinate funzioni devi pagare chi detiene il brevetto. Apple non ha mai detto di non usare questa o quella funzione.

    Detto questo mi ha fatto veramente piacere osservare come la Microsoft sia riuscita a inventarsi un’interfaccia completamente diversa e che funziona benissimo. Insomma di modi per districarsi tra cartelle e icone ce ne sono, basta usare un po di inventiva.

  7. Marco ha detto:

    Io non credo che sia il consumatore a venir danneggiato se un’azienda fa valere i propri brevetti, anzi. È vero il contrario. Mi spiego. Se solo un’azienda al mondo impiegasse tempo e denaro per creare cose nuove, mentre tutte le altre si limitassero a sfruttare queste idee, avremmo solo cloni di queste idee. Magari a minor prezzo, ma pur sempre copie. I telefoni Samsung dopo la presentazione del primo iPhone ne sono un’esempio…
    Ciao a tutti

    QUOTONE!!!

  8. non condivido praticamente il 90% di quello che e’ stato scritto nell’articolo

    a parte il fatto che lo stop degli 8 terminali per samsung sarebbe disastroso visto che sul mercato americano sono stati quei terminali e non il sgs3 a farla guadagnare…

    citando macity “Nel complesso gli otto smartphone sono decisamente strategici per l’azienda in quanto, sebbene non siano i dispositivi più recenti, da soli sono stati in grado di ottenere 1.3 miliardi di dollari di vendite sugli 1.5 racimolati quest’anno da Samsung negli Stati Uniti”

    quindi altro che ininfluente!!

    sarebbe stato bellissimo che finalmente qualcuno avesse spiegato cosa sia la copia picassiana e invece ti sei perso in considerazioni inutili.

    specialmente il voler per forza avvallare l’idea spauracchio che sia il consumatore a rimetterci

    esempio diretto.

    io negli anni 90 sono stato un fedele consumatore di computer macintosh… apple ha rischiato di fallire perche’ altri ne hanno copiato i prodotti senza capire veramente cosa fosse un macintosh… io mi sarei trovato senza macintosh se non ci fossero state congiunture al limite del roccambolesco a salvare apple…

    se samsung non riesce a fare ricerca e svilupppo come ha fatto microsoft son problemi suoi, a me consumatore importa nulla, e del consumatore scroccone che vorrebe un iphone a un terzo del prezzo mi curo il giusto nulla.

    1. Il mercato americano è importante per Samsung, ma solo relativamente. Il grosso delle vendite è internazionale, e in particolar modo avviene sul mercato europeo. Qui poi si discuteva delle conseguenze della causa e soprattutto del miliardo di dollari. Altra cosa sono le ingiunzioni sulle vendite, che non è affatto scontato che vengano concesse dal giudice. Probabile, ma non scontato. Il concetto è che qui la questione riguarda ben poco i soldi, come fa notare anche Horace Dediu, ma è una questione di principio, da una parte e dell’altra, perché il peggiore degli scenari possibili è comunque uno in cui nessuna delle due aziende risentirà più di tanto delle conseguenze economiche del processo sul lungo termine.

  9. Ottimo articolo!

    1. ragazzi ma voi avete presente… provate a ricordare… cosa significa comprare la maggior parte delle cose tecnologiche che non siano di Apple… di qualunque genere ed in qualunque ambito, una totale menefregaggine dell’utente e un business basato interamente sulla scopiazzatura totale… e questo è reso possibile dal fatto che per la maggior parte degli utenti, un telefono bianco simile all’iphone (con touchscreen e delle icone ecc)… è un iphone!!!! non si rendono conto che alla prima caduta si romperà lo schermo perché non è stato progettato per resistere il più possibile… non si rendono conto che la maggior parte delle funzioni non è stato ottimizzato per funzionare come si deve

      mi dispiace ma copiare l’innovazione non ha nulla di diverso dal copiare un software o un film (con la differenza che non lo fanno dei privati per risparmiare ma delle imprese per massimizzare i profitti a scapito di chi invece ci tiene!!!!)

      purtroppo la questione non è se Apple, dopo Jobs riuscirà ad innovare, ma se riuscirà ad evitare di essere fagocitata da aziende come la Samsung che non hanno alcun pudore a copiare l’immagine di un prodotto senza andarne (almeno) a copiarne anche la sostanza (perchè io dubito molto che le funzioni copiate da Apple funzionino bene come su un iPhone… le avranno copiate alla buona) e quindi, in altri ambiti, continueremo a comprare prodotti scadenti e male progettati ed assemblati alla buona da manager senza scrupoli per l’utente finale e la sua esperienza d’uso

      il consumatore??? lui non può perdere tempo a provare i prodotti!! o a leggere forum per capire qual’è meglio… il consumatore va in un negozio e compra quello che un precario sottopagato li propina in base a quello che il direttore dello store gli ha ordinato… e si porterà a casa un tablet bianco qualsiasi e poi smadonnerà perché non funzionerà come gli avevano detto gli amici possessori di un ipad!! il software girerà alla buona, l’alimentatore nero old style col cavetto aggrovigliato (a meno che non si compri un samsung!!) ecc… quindi non mi sorprenderebbe affatto se questo utente incavolato, andasse in giro a parlare male dell’iPad pensando di possederne uno!!!

      quindi il rischio è che… a meno che Apple non riesca a sfornare qualche nuova ideona ogni anno (quanto vorrei un autoradio Apple!!!) che nel giro di pochissimi anni, i prodotti Apple siano sommersi di cloni simili che le rovineranno la vita

      ieri mi sono comprato un nuovo Tomtom (azienda che adoravo) uno dei top di gamma
      – il software sembra quello di cinque anni fa
      – ci mette un minuto e passa ad avviarsi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
      – il riconoscimento vocale (pseak and go!!! ah ah ah), pubblicizzato sulla scatola, semplicemente NON FUNZIONA
      – il touch screen non è assolutamente piacevole da toccare!! (uguale a quello di cinque anni fa)
      – questa estate grazie ai iq routes ancora un po perdevo la nave (da bonifacio a bastia indicava improbabilissime tre ore ma mi hanno detto tutti che ad agosto è impossibile farla in meno di 5-6!!!!!)
      – non è previsto un aggancio alle bocchette dell’aria… evidentemente non si sono accorti che è impossibile piazzare un display così grande sul parabrezza senza togliere visuale (oltre ad attirare i ladri) fortuna che sono riuscito ad incastrarlo tra i quadranti del conta km
      – considerato che la batteria tanto non dura più di mezzora potevano almeno dotarlo di un cavetto estensibile o a molla

      insomma per fortuna che sta uscendo il nuovo iphone 5

      a proposito, per chi si lamenta sempre dei costi di Apple: al mare mi si è rotto il display (bassa risoluzione no-touch) della mia macchina fotografica Sony da 250€… beh, me ne hanno chiesti 100€!!! mi chiedo quanto costa sostituire il display dell’iphone, touchscreen ad altissima risoluzione?? forse anche meno

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