Un breve reportage video di Luca Chianca pubblicato nella sezione Reportime del Corriere della Sera ha rivangato l’annosa questione della fatturazione IVA per gli acquisti dei professionisti sul portale Business di Apple Store online.
Secondo la legge italiana la Apple Distribution International, con sede in Irlanda, non dovrebbe far pagare l’IVA ai clienti che ordinano dall’Italia. Un commercialista di Rovereto si è accorto che invece, pur acquistando un iPad dal sito business, Apple gli ha erroneamente fatto pagare anche il 22% di IVA non dovuta. La spiegazione c’è ed è relativamente semplice.
L’inchiesta è interessante perché mette in luce una complicazione di fondo legato agli acquisti online da soggetti esteri per i professionisti, ma nell’articolo ci sono diverse imprecisioni.
“Se un professionista con partita Iva vuole comprare on line un prodotto Apple non dovrebbe pagare l’Iva,” scrive Chianca. “La Apple Distribution International, infatti, ha sede in Irlanda e vende beni già presenti sul nostro territorio nazionale realizzando, verso gli acquirenti, una compravendita interna e non una cessione intracomunitaria. E la norma, come ci ha confermato l’Agenzia delle Entrate, parla chiaro: l’azienda non può incamerare l’Iva se vende ad un libero professionista o a un’impresa.”
Non è del tutto corretto. Vero che la Apple Distribution non ha sede in Italia, ma la questione della spedizione è più complicata. Il prodotto, nel caso di Apple, non è praticamente mai presente nei magazzini italiani, che sono solo un passaggio, ma arriva direttamente dalla Cina.
Il dettaglio della provenienza del prodotto non è utile ai fini della questione, ma era bene precisarlo, perché nel video-reportage si fa riferimento, per l’appunto, a dei magazzini italiani.
La domanda centrale è questa: perché se il professionista ha inserito la propria partita IVA ha ricevuto una fattura “normale” e non ha ottenuto il rimborso IVA?
Per saperne di più ho chiamato anche io, come Chianca, il call center dell’Apple Store business e ho ottenuto però tutte le informazioni necessarie e qualche spiegazione in più che chiarisce (in parte) la necessità di un ordine telefonico per poter ottenere il rimborso IVA.
Per risolvere il problema della partita IVA da non versare, Apple richiede il controllo dell’iscrizione al VIES (sistema elettronico di scambi di dati sull’IVA intracomunitaria) della partita IVA dell’acquirente.
Con questo sistema Apple può infatti verificare il regime fiscale del professionista e procedere in automatico al ri-accredito dell’IVA sulla carta di credito o sul conto corrente dell’acquirente. La procedura, si è scusata in anticipo la signorina che mi ha risposto al telefono, richiede un paio di settimane per il completamento.
In altre parole, per ottenere il rimborso dell’IVA da parte di Apple, la procedura corretta da seguire è questa:
- il cliente deve telefonare e ordinare il prodotto tramite operatore
- il cliente fornisce la propria partita Iva al rappresentante di vendita che ne verifica la presenza sul VIES e dispone la procedura per il ri-accredito, di cui rimarrà il referente
- Il cliente effettua il pagamento (direttamente o tramite bonifico) e attende la consegna del prodotto e della fattura che recherà l’IVA
- Al cliente arriverà il riaccredito dell’IVA pagata e da rimborsare
A quanto si legge online in molti forum, la situazione solitamente è “riparabile” anche in un caso come quello del commercialista di Rovereto intervistato dal Corriere.
Sono numerose le testimonianze di clienti professionisti che, incappati nella difficoltà di ordinare con partita IVA dal sito, hanno proceduto comunque senza inserirla per poi avvedersi del problema e risolvere per via telefonica (solitamente con l’annullamento dell’ordine e successiva ri-emissione della fattura).
A quanto si capisce dall’intervista il commercialista di Rovereto non ha proceduto in questo modo e ha chiesto l’emissione di una nuova fattura dopo che il prodotto era già arrivato con una fattura da cui l’IVA non era scaricabile, come nel caso di un ordina da “non professionista”.
Qualcuno potrebbe contestare una scarsa trasparenza da parte del sito Apple per le aziende e i professionisti. Del resto non dovrebbe essere necessario telefonare al call center per ricevere questo tipo di informazioni.
Il fatto è che un box informativo che si trova a fianco al campo “Partita IVA” disponibile nella schermata dell’ordine relativa alla fatturazione e al pagamento spiega chiaramente quello che mi ha riferito la rappresentate di vendita per telefono:
Alla luce di tutto questo, possiamo rispondere anche all’ultimo paragrafo dell’articolo del Corriere:
“Ma che fine fanno [i soldi dell’IVA non dovuta]? Parliamo del 22 per cento in più per ogni acquisto fatto. Una bella somma se pensiamo al fatturato dell’azienda. E il rischio è che la Apple, da un lato, non versi l’Iva allo Stato per aver emesso fatture errate e, dall’altro, che faccia cassa sugli acquirenti italiani inducendoli, inoltre, a detrarre erroneamente l’Iva.”
Quei soldi non fanno nessuna fine. Esiste una procedura precisa per l’acquisto con partita IVA ed è previsto il ri-accredito al cliente, come da norme italiane ed europee.
Nel caso ciò non dovesse avvenire il cliente professionista avrebbe semplicemente acquistato il prodotto come “cliente normale”, ricevendo una fattura comprensiva di IVA e nessun ri-accredito.
Quella di Apple è la migliore procedura possibile? No.
Si potrebbe essere più chiari sul procedimento? Certo che sì.
In altre parole, largo alle critiche sul metodo e riguardo l’inutile complessità del meccanismo d’ordine con partita IVA, ma da qui ad un’accusa di frode fiscale internazionale ce ne passa.
Marco 13/03/2014 il 13:32
Veramente l’ultimo acquisto che ho fatto sull’apple store business a me pare che mi sia stato fatturato con partita IVA italiana, e risulterebbe che Apple ha stabile organizzazione in Italia, da cui nessun problema di VIES/IVA etc.
Verificherò.
Camillo Miller 13/03/2014 il 15:07
Ancora meglio, in quel caso. Potresti farci sapere caso mai? :)
Marco 13/03/2014 il 16:35
La mia fattura riporta la dicitura: SOCIETÀ ISCRITTA IN ITALIA AL REGISTRO A.E.E. AL N° IT08020000003248
E p.iva: VAT No. IT 00146089990
A detta della mia commercialista, significa che Apple (come Amazon recentemente, ma pare) ha ovviato all’annoso problema creando una “stabile organizzazione in Italia”.
Credo che sia meno vincolante il fatto che l’indirizzo riportato sia irlandese. Poi boh. :)
Grande Black 13/03/2014 il 23:54
Mi sa che ti mancano un po’ di competenze di IVA.
Per un acquisto interno il requisito di iscrizione al VIES non ha alcuna rilevanza (si tratta poi di un requisito indicato dalla Agenzia delle Entrate per realizzare una vendita/acquisto intracomunitario- La Corte di Giustizia europea si è espressa poi recentemente che questo requisito non è necessario). Per un confronto istantaneo, basta vedere Amazon che non richiede alcun requisito vies per emettere correttamente una fattura senza iva in reverse charge per beni già in Italia.
1) la casistica coinvolge non solo i professionisti ma per numero ed importanza soprattutto le imprese acquirenti;
2) la partita iva attiva di ogni soggetto passivo IVA in Italia è possibile controllarla anche sul sito della Agenzia delle Entrate; è possibile anche sul sito della Agenzia controllare le partite IVA iscritte al VIES
3) personalmente sono iscritto al Vies (per effettuare acquisti intracomunitari), ma come del resto il mio cliente impresa di studio che ha dovuto subire la stessa sorte; altro che automatismo nel rimborso …. Chissà poi perché bisognerebbe attendere il rimborso e non pagare l’importo corretto al netto di IVA.
4) Bello sarebbe sapere come e dove viene effettuata l’incisione al laser sui prodotti Apple, giusto per approfondire la questione della stabile organizzazione. I confini di sussistenza di una stabile organizzazione sono sottili e se Apple risultasse avere i requisiti di una stabile organizzazione in Italia le conseguenze sarebbero devastanti. Pagherebbero le imposte dirette in Italia, cosa che vogliono evitare.
E’ facile fare cassa con il 22% di IVA e poi eventualmente pagare le sanzioni ridotte che sono comunque inferiori all’IVA incamerata.
Luca Mazzara 10/06/2015 il 22:39
non capisco cosa cambia… cioè, se acquisto senza versare l’iva ad apple, poi la devo pagare in Italia con una procedura diversa?