L’architetto degli Apple Store, un vero “analfabeta informatico”

di Redazione 5

Non serve saper usare un Mac, o in generale un computer, per condividere la visione di Steve Jobs e farne parte attivamente. La prova vivente di questa -apparente- contraddizione è Peter Bohlin, l’architetto che ha progettato alcuni dei più noti Apple Store del mondo, primo fra tutti quello sulla Quinta Strada di New York (il cubo di vetro). Bohlin a tutt’oggi non ha ancora imparato ad usare un computer, nemmeno per le email. Tutto il suo lavoro si svolge ancora a mano, su carta.

Bohlin è stato insignito proprio poco tempo fa della ambita Medaglia d’Oro dell’AIA, l’American Institute of Architects, un riconoscimento concesso in passato ad architetti del calibro di Frank Gehry, Frank Lloyd Wright, Le Corbusier.

L’analfabetismo informatico di Bohlin è uno dei particolari svelati da Bernard Cywinski, socio della firm Bohlin Cywinski Jackson, in un articolo pubblicato da Inga Saffron sul Philadelphia Inquirer e dedicato alla figura dell’architetto vecchia scuola che ha contribuito al successo dei retail Store di Apple.Bohlin, scrive Saffron nell’articolo, fu scelto da Steve Jobs per la realizzazione dello Store di New York perché il CEO di Apple aveva apprezzato il suo progetto per il quartier generale di Pixar ad Emeryville, in California.

L’architetto non aveva mai lavorato alla realizzazione di punti vendita ma a Jobs non importava, perché ciò che voleva Steve non erano degli spazi commerciali ma dei veri e propri spazi sociali. Quando si incontrarono la prima volta, racconta Karl Backus, il dirigente che si occupa dei progetti Apple presso la sede di San Francisco della Bohlin Cywinski Jackson, Jobs spiegò all’architetto che quello che voleva realizzare non era tanto un negozio quanto una club house, un luogo di ritrovo per i fedeli utenti Apple.

All’iCeo interessava realizzare degli Store che avessero la capacità di offrire al visitatore un esperienza unica, non limitata alla possibilità di interagire con i prodotti (che pure è un componente fondamentale della natura degli Apple Store) e che potessero convincere il cliente a recarsi di persona in un punto vendita rinunciando volontariamente alla comodità dell’ordine via Internet.

Bohlin pensò al cubo per creare un contrasto con l’edificio retrostante, che svetta nelle sue forme sottili, ma anche per valorizzare il locale interrato, che prima di ospitare l’Apple Store non aveva mai avuto grande successo come spazio commerciale. Il cubo di vetro, dice Cywinski nell’articolo, innesca una sorta di cerimoniale della discesa per il cliente, divenendo allo stesso tempo simbolo e portale.

La più recente opera della BCJ per conto di Apple verrà svelata a breve a Philadelphia, una città importante che tuttavia ancora non ha il suo Apple Store in posizione centrale. A novembre 2009, sempre a New York, ha aperto i battenti un altro capolavoro firmato BCJ per conto di Apple, ovvero lo spettacolare Apple Store all’incrocio fra la 67th e Broadway, nell’Upper West Side di Manhattan.

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Commenti (5)

  1. Io ci sono stato all’Apple Store della 5th Avenue, ma davvero non ci ho trovato tutta quella magia che viene spesso evidenziata. Lo stesso dicasi per quello di SoHo.

    Anzi: li ho trovati spazi vuoti, dispersivi e poco accoglienti. L’unico vero plus rispetto ad altri negozi è la possibilità di utilizzare i computer esposti e le connessioni Wi-Fi in libertà.

    Ovviamente sono esperienze personali smentibili da chiunque.

  2. Bello che un’azienda, nata nel campo dell’informatica, oggi pervada le nostre vite con prodotti, servizi, architetture e design

    Ce ne fossero di più di realtà come questa…

  3. Probabilmente prima della apple questa strada (intendo design applicato all’informatica) fu aperta dalla olivetti..che aveva la sua sede americana sapete dove? A cupertino!!!

  4. Beh mi viene da paragonare Apple a quello che è stata Braun negli anni ’60.
    Olivetti purtroppo è stata un po timida nell’approccio al design.

    @Limo… è vero si tratta di esperienze personali smentibili da chiunque.
    Io ci sono stato durante un blizzard sotto Natale, mi sono rifugiato li dentro di corsa dal central park; e ti assicuro che vedere la neve turbinare intorno a me tra i grattaceli di Manhattan è stata un’esperienza per la quale vorrei stringere la mano a Mr Bohlin e dirgli grazie. Ho scattato pure una foto magnifica!

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