In Cina i bagarini della Genius Bar vendono gli appuntamenti

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Prenotare un appuntamento alla Genius Bar per ricevere assistenza sul proprio prodotto Apple è un’operazione molto semplice: il cliente va sul sito dell’Apple Store, individua un orario di proprio gradimento fra le opzioni disponibili e dopo il log-in con il proprio Apple ID finalizza la prenotazione. Funziona così in tutto o il mondo. O quasi: in Cina l’unico modo per ottenere un appuntamento con un Genius è comprarlo dai bagarini che li hanno già prenotati tutti in anticipo.

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Un’organizzazione di “scalpers” ha iniziato da qualche tempo a prenotare in anticipo tutti gli appuntamenti disponibili presso uno Store, in modo che un cliente non possa effettuare personalmente l’operazione. Ciascun appuntamento viene poi rivenduto online ad un prezzo che si assesta solitamente sui 10 Yuan, circa 1,60$.

E’ un meccanismo talmente ben congegnato che viene da chiedersi come mai non ci abbia pensato nessuno, fino ad oggi, in altre parti del mondo.
I bagarini degli Apple Store hanno semplicemente individuato una risorsa gratuita per tutti ma disponibile in quantità finita: ne hanno preso il controllo e ora la rivendono per ricavarne un notevole profitto. Le uniche spese sono quelle necessarie per farsi un po’ di pubblicità ben posizionata e farsi trovare dai clienti che vogliono prenotare un’appuntamento. In buona sostanza è una perfetta applicazione del peggio del capitalismo in un paese che formalmente si dice ancora comunista.

A svelare la truffa (anche se legalmente non è chiaro se la si possa definire tale) è stato un giornalista del Beijing Morning News che non trovando appuntamenti disponibili presso la Genius Bar dello Store di Shangai si è rivolto ad un inserzionista che pubblicizza su siti cinesi la possibilità di acquistarli. La trattativa è andata a buon fine e solo in questo modo il reporter è riuscito ad ottenere l’appuntamento che desiderava, nonché le credenziali per accedere al sito dello Store e rivedere la prenotazione con i dettagli dell’intervento richiesto.

Apple Store truffa cina
Uno degli Apple Store di Pechino

Il fenomeno degli “scalper” ha già creato parecchi problemi ad Apple in Cina. Il lancio dell’iPhone 4S nel gennaio del 2012, ad esempio, fu interrotto a causa dei disordini provocati dai “bagarini” che volevano acquistare in massa il dispositivo nel giorno della commercializzazione. Lo scopo in quel caso era assicurarsi tutte le unità disponibili per rivenderle al mercato grigio con un leggero sovrapprezzo.

L’impossibilità di frenare con successo questo tipo di irregolarità, che spesso rimangono impunite grazie al disinteresse delle autorità, è uno dei numerosi motivi per cui fare affari in Cina non è facile per le grandi aziende occidentali del calibro di Apple.

Piccoli grandi grattacapi che si sommano alle difficoltà culturali e all’ostilità dei media e del governo che vogliono avere sempre e comunque il controllo della situazione: blocchi amministrativi dei prodotti che ritardano il lancio di un dispositivo, difficoltà nelle trattative con gli operatori, campagne mediatiche usate come grimaldelli per forzare l’accondiscendenza delle grandi corporation straniere alle dinamiche imposte dal governo sono all’ordine del giorno.

Tim Cook in Cina, ieri
Tim Cook in Cina, ieri

Nonostante le difficoltà Tim Cook ha reiterato la propria intenzione di puntare ad un allargamento della presenza di Apple sul mercato cinese, che rimane più che promettente in termini di crescita e potenziale commerciale.

Non a caso in questi giorni il CEO Apple è volato in Cina per discutere d’affari e, si vocifera, per parlare con gli operatori del lancio di una versione cinese del tanto chiacchierato iPhone economico.

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