Gli APR francesi sul piede di guerra, protesta contro Apple a Parigi

di Redazione 2

Sale la tensione fra gli Apple Premium Reseller francesi e l’azienda di Cupertino: un gruppo appartenti al collettivo La Pomme de Discorde (il pomo della discordia) ha protestato ieri di fronte all’Apple Store dell’Opera a Parigi.
Gli APR sono infuriati per un motivo molto semplice: gli introiti sono drasticamente calati da quando nella capitale parigina sono arrivati gli Apple Store, veri poli di attrazione per quei clienti che una volta affollavano i negozi più piccoli dei rivenditori autorizzati.
E non è solo la riduzione degli affari il problema: gli APR lamentano anche una grave disparità di trattamento e regole sempre più restrittive e severe imposte dall’azienda.
La protesta era stata anticipata da un articolo di Les Echos pubblicato qualche giorno fa. A fare il primo passo è stata, a novembre, la catena di APR francese eBizcuss, proprietaria di quindici punti vendita autorizzati, che ha formulato un primo esposto contro Apple e minacciato di ricorrere alle autorità di vigilanza sulla concorrenza se Apple non avesse modificato la propria politica nei confronti dei reseller.

Uno dei problemi è certamente la concorrenza degli Apple Store, che in Francia sono 9 (5 solo nell’area di Parigi) e saranno molti di più alla fine del 2012. Secondo un APR che ha parlato con Les Echos e preferisce rimanere anonimo, “gli Apple Store sono più grandi, più belli, con orari più estesi e poiché i nostri clienti sono dei fan del marchio preferiscono l’originale alla copia”.

Ma non è questo l’unico aspetto contro cui protestano gli APR. Ai rivenditori non vanno più giù i metodi che utilizza Apple per garantire la concessione dell’uso del “marchio di qualità” Apple. A fronte di margini divenuti sempre più ridotti e approvigionamenti di nuovi prodotti secondo dinamiche decise dall’alto, ci sono sistemi di valutazione continua della qualità del negozio che gli APR ritengono vessatori. Ed è sui quei controlli (con tanto di ispezioni affidate ad una società britannica, con buona pace dello sciovinismo d’oltralpe) che Apple basa le forniture e il rating, potremmo dire, del negozio.
L’ispettore Apple arriva in borghese, dice a Les Echos François Prudent, patron di eBizcuss, e valuta ogni aspetto del negozio, compreso il modo in cui viene servito. “Se il vostro commesso ha la luna storta o se il vostro commerciale ha litigato con la fidanzata quella mattina, può essere sufficiente a mettere in pericolo il vostro negozio”.

La protesta davanti all’Apple Store Opera non servirà probabilmente a nulla, almeno non nel breve, ma ha contribuito a mettere in luce una situazione rimasta sopita a lungo. In Italia la diffusione degli Apple Store non è ancora tale da mettere in pericolo la sopravvivenza degli APR (soprattutto con le difficoltà immobiliari che Apple incontra nel tentativo di insediarsi nei centri cittadini) ma le lamentele e il confronto con “i bei vecchi tempi” non mancano già oggi. La strada tuttavia è segnata e la diffusione sempre maggiore degli Apple Store “originali” oramai inevitabile. Resistance is futile,  ma quel che sembrano indirettamente chiedere gli APR francesi è che perlomeno il colpo di grazia arrivi secondo le regole della lecita concorrenza.

MacBiduoille ha altre foto della protesta di ieri.

Commenti (2)

  1. “La MELA della discordia”

  2. Mai sentito parlare del mito che in tutti i libri è indicato nella versione “pomo della discordia”, eh… :)
    http://it.wikipedia.org/wiki/Pomo_della_discordia

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