Video AVC/H.264, licenza gratis per sempre

di Redazione 5

La MPEG LA, il consorzio che raggruppa i detentori dei diritti di licenza sul formato video AVC/H.264, ha annunciato ufficialmente che non verranno mai imposte royalties  a chi utilizzerà il codec per produrre e distribuire filmati gratuiti per l’utente finale.

Un’ottima notizia che segna una svolta nella “guerra” dei formati video per Internet. Non molto tempo fa il consorzio aveva annunciato che le royalties non sarebbero state imposte per questa tipologia di utilizzo fino al 31 dicembre del 2015; che cosa sarebbe successo dopo non era dato sapere.

Nilay Patel di Engadget si era occupato della spinosa questione con un validissimo approfondimento, di cui anche noi vi avevamo già parlato (vedi “H.264, brevetti e licenze: come funziona?“). Il chiarimento tanto atteso, per fortuna, è arrivato. I “video diffusi via Internet che non hanno un costo per l’utente finale” sono indicati da MPEG LA con la dicitura “Internet Broadcast AVC Video”, ed è proprio la condizione di gratuità per il pubblico fruitore il particolare che fa la differenza.

YouTube (e quindi Google) non dovrà ad esempio mai pagare nulla per la diffusione di filmati in H.264 (rischio che avrebbe potuto concretizzarsi dopo il 2015), così come non dovranno pagare nulla tutti gli altri portali di video-sharing che utilizzano il formato. Storia diversa per chi utilizza il codec per la diffusione di filmati che hanno un costo per l’utente finale (Apple con i suoi Movie Rentals, ad esempio, Netflix ed altri distributori di video con contenuti non adatti a minori che richiedono una sottoscrizione a pagamento) ma questo aspetto non è mai stato in discussione, dato che H.264 non è uno standard totalmente “free”.

A bene vedere il recente annuncio di MPEG LA sottrae comunque un punto importante ai critici di del codec e ai sostenitori dell’alernativa Ogg Theora (Mozilla ad esempio preferisce questa famiglia di codec all’Internet Broadcast AVC Video), che tuttavia rimane e rimarrà un formato Open Source, a differenza di AVC/H.264.

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Commenti (5)

  1. L’essere gratuito per l’utente finale non è importante: nel momento in cui fosse diventato a pagamento semplicemente ci si sarebbe rivolti altrove.

    Il vero problema rimane per chi “crea” i contenuti e per chi questi contenuti li pubblica: se i software per la compressione/decompressione dovranno pagare fee al consorzio non ce ne potranno più essere di gratuiti o freeware, se non a prezzo di pericolose (legalmente) indagini nel codice. E che dire di chi sviluppa player e plugin (come le varie fondazioni Mozilla, Linux, ecc.)?

    Semplicemente non va. Il codec, per essere universale, dev’essere free. Magari anche open source, ma free per tutti e per qualunque utilizzo in primo luogo.

    1. Quello che dice il comunicato è proprio questo… il codec non sarà mai a pagamento per chi crea contenuti, anche di carattere commerciale, come le pubblicità, che però sono gratuiti per l’utente finale.

  2. A me sembra che nell’articolo che segnali non ci sia scritto questo:

    MPEG LA announced today that its AVC Patent Portfolio License will continue not to charge royalties for Internet Video that is free to end users. … Products and services other than Internet Broadcast AVC Video continue to be royalty-bearing.

    Gratuito per gli utenti finali significa che se io guardo YouTube non pago. Se YouTube produce qualcosa da cui ricava reddito paga.
    Quindi il codec non è royalties free per tutti e per tutti i casi (come lo è invece il codec Mp3, pur non essendo open source).
    Questo significa che per scrivere un player, un decoder, un encoder oppure pubblicare dei video su un mio sito possono essere soggetto a pagamento.

    Così almeno mi pare di aver capito.

  3. @ il Limo:
    Mi sembra di capire un tuo fraintendimento in quel “free to end users” . Youtube non pagherà mai perché anche se guadagna con vari mezzi come la pubblicità i video sono gratuiti per gli utenti. E’ il fatto di non vendere direttamente i video all’utente che fa la differenza per farla breve.

  4. @ Camillo Miller:
    Va bene. Spero di sbagliare io.
    Ma io non temo di dover pagare la visione di un video, temo che chi vorrà produrre software che lo usano siano costretti a pagare. Vedremo la contromossa di Google e del suo WebM.

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