La nuova pubblicità del MacBook Air punta sugli sticker

di Redazione 1

Apple ha pubblicato oggi un nuovo spot per il MacBook Air che punta tutto sugli... adesivi. Le personalizzazioni del laptop sono l'insolito catalizzatore di un commercial che punta a mostrare come il MacBook Air sia un computer di cui gli utenti si "innamorano".

Raramente, per non dire mai, ho pronunciato la fatidica frase “a Steve Jobs non sarebbe piaciuto”. E’ una frase vuota, se vogliamo un luogo comune.
Dopo aver visto il nuovo spot del MacBook Air sono stato tentato, però. L’ad si chiama Stickers ed è interamente giocato sulle numerose personalizzazioni del logo Apple sul retro di un MacBook Air, il “laptop che la gente ama”.

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Facile dire perché, senza troppi dubbi, Steve Jobs non avrebbe gradito un simile spot: amava il minimalismo e non sopportava che il logo Apple, o il nome dei prodotti, subissero modifiche grafiche o stilistiche. Nemmeno quando si trattava di dove mettere tra parentesi il nome per uno scopo benefico, come nel caso dell’iniziativa (Product)RED.

Figurarsi dunque se gli sarebbe piaciuto uno spot in cui il logo della Mela sul retro di un MacBook Air viene ornato decine di volte, a tempo di musica, da una serie di sticker sempre diversi. Chi fosse alla ricerca dei tanti segni di una Apple differente, più aperta o volendo anche più easy, beh, ne ha trovato un altro bello grosso.

E lo spot, diciamolo, funziona. Il logo rimane sempre al centro (metaforicamente e geometricamente) della scena. Tutto ciò che scorre intorno ha un messaggio chiaro: puoi personalizzare come vuoi il “tuo” Mac, che alla fine rimane sempre “il” Mac. Le persone, aggiunge la tagline, non si limitano ad usare il proprio MacBook Air. Lo amano. Per questo lo vogliono proprio e “diverso”.

Molti degli sticker che compaiono nello spot sono visibili anche in una pagina dedicata che Apple ha creato appositamente per questa campagna.

Commenti (1)

  1. no, nessun innamoramento, in realtà è molto piu semplice: in un ambiente pieno di computer diversi sai sempre quale è il tuo, io in università son stato “costretto” a personalizzare il mio: o io stesso o qualcuno lo avrebbe scambiato per quello di un altro portandoselo a casa…

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