Pro Apps. Apple: non venderemo.

Ci sono delle volte in cui scopri i rumors solo quando vengono smentiti.

E’ il caso del rumor che avrebbe voluto Apple intenzionata a vendere la divisione ProApp, quella che sviluppa la suite Final Cut Studio 2, Final Cut Server, Aperture, Logic.


I software professionali che rendono incredibilmente semplice il lavoro di tanti professionisti del video, della fotografia e dell’audio, fiori all’occhiello di Apple per la loro potenza, la stabilità e la professionalità, secondo alcuni sarebbero stati presto dismessi dall’azienda californiana per venderli a terzi.

I rumors si sarebbero sviluppati dopo la decisione di Apple di non partecipare come espositore al NAB di questo aprile, la più grande fiera internazionale degli operatori del settore video.

Peccato che i rumors non abbiano tenuto conto che neppure Avid, diretta concorrente di Apple nel settore video, abbia avuto uno stand al NAB, quest’anno.
Solo che nessuno ha sparso inconsistenti voci circa la decisione di Avid di vendere la sua divisione video.

Il rumor sulle ProApps di Apple s’era ingigantito talmente tanto da dover far rilasciare una dichiarazione ufficiale da parte di Richard Townhill, il direttore del marketing per le applicazioni video professionali.
Secca la smentita di Townhill:

I can categorically state, on the record, that is not the case

A differenza del solito silenzio con cui Apple lascia passare le voci infondate e senza inviare lettere di Cease & Desist con cui bloccare quelle veritiere, s’è dovuto scomodare un quadro Apple per smentire il chiacchiericcio che si stava diffondendo.

L’idea che Apple potesse cedere la propria sezione di ProApps era semplicemente assurda: spinge le vendite di hardware, in particolare di Mac Pro (le applicazioni ovviamente girano solo su Mac), oltre a contribuire in maniera notevole al fatturato di software venduti da Apple: l’altissima qualità unita al prezzo irrisorio (Final Cut Studio 2 costa appena 1299$, considerato che contiene Final Cut, Motion, Soundtrack, Dvd Studio, Color, Compressor, Cinema Tools, Live Type ed Apple QMaster) fa sì che la maggior parte degli utenti compri la suite, piuttosto che recuperarla dal P2P.

E’ che quando i concorrenti non hanno innovazione e qualità da contrapporre, l’uso del FUD (Fear, Uncertainty and Doubt) verso i clienti è la mossa migliore: far credere che presto ci sarà un cambiamento di rotta, così da tenere immobile il mercato.


[Via]

Emanuele L. Cavassa

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