Tim Cook intervistato per i 30 anni di Mac parla di sicurezza e NSA

di Redazione 1

I dirigenti di Apple non amano farsi intervistare per chiacchierare amabilmente del loro lavoro a Cupertino. In occasione del trentesimo compleanno del Mac, però, Tim Cook, Craig Federighi e Bud Tribble hanno incontrato una troupe della ABC per rispondere ad alcune domande sul futuro di Apple, Mac Pro e la National Security Agency.

Cook conferma che ad Apple ci sono diversi prodotti in via di sviluppo coperti da teli neri e diverse porte chiuse a chiave. La segretezza rimane una priorità per l’azienda di Cupertino, che cerca di sviluppare i propri prodotti lontano da occhi indiscreti: “Le persone amano le sorprese”, commenta Tim Cook. E se anche è vero che gli ingegneri di Apple non possono raccontare ai loro partner su cosa stanno lavorando, Apple fatica sempre più a mantenere nascosti i suoi progetti futuri (iPhone 5c e iPad Air erano cosa nota ben prima del lancio ufficiale).

Quando il giornalista ha cercato di farsi raccontare da Cook cosa ne sarà della fabbrica per la produzione dello zaffiro che Apple ha intenzione di costruire, e quando uscirà il tanto vociferato iWatch, Cook ha sorriso: “Non posso rispondere a questa domanda”. Noi rimaniamo speranzosi, e contimao di vedere iWatch entro la fine del 2014.

Un altro argomento caldo dell’intervista, della quale trovate qui il video integrale come andato in onda sul canale statunitense, è stata la NSA. Negli ultimi mesi Apple è stata al centro dei riflettori a seguito dello scandalo PRISM. L’agenzia americana potrebbe infatti mettere le mani direttamente sui server di Apple e sui dati personali degli utenti. Cupertino smentisce, ma Cook aggiunge che Apple è in questo momento costretta a non dichiarare quali siano le sue effettive relazioni con la NSA:

Dobbiamo essere più trasparenti. Abbiamo bisogno di dire quali dati vengono consegnati alla NSA, quante persone sono interessate, e quanti account vengono trasferiti. Dobbiamo essere più chiari. E abbiamo un gag order che non ci permette di dire queste cose. Molto di quello che è stato detto non è vero. Non c’è una backdoor. Il governo non ha accesso ai nostri server.

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