Psystar assume gli avvocati anti-Apple

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In molti si aspettavano che Psystar crollasse a terra sanguinando sbranata dai morsi dei diabolici mastini dell’ufficio legale di Cupertino. Cruente metafore cinofile a parte, sembra invece che l’azienda della Florida, nota per essersi fatta beffe dell’EULA di Mac OS X vendendo i propri Open Computer con Leopard pre-installato, non abbia nessuna intenzione di capitolare senza combattere. Per difendersi dalle accuse di Apple, Psystar ha infatti deciso di assumere degli ottimi avvocati californiani (se una società vende la propria sede non lo fa certo per assoldare il primo imbrattacarte di Tallahassee) che per giunta possono vantare di aver già vinto una causa contro Apple in passato.

Stando a quanto si apprende da un documento della corte presso cui è stato depositato il caso, l’azienda dei Mac cloni ha deciso di affidare la propria sorte nelle mani alla Carr & Ferrell e più precisamente a tre avvocati difensori soci della Law Firm: Colby Springer, Christine Watson e Robert Yorio.  Springer e Yorio sono già riusciti a battere Apple in passato, e più precisamente nel caso Burst.com.

La società  citò Apple in giudizio per violazione della proprietà intellettuale in relazione ad alcuni brevetti per la distribuzione online di contenuti audio-video. La causa si è conclusa nel novembre 2007 quando Apple ha accettato di patteggiare (fuori giudizio, però) e per 10 milioni di dollari ha ottenuto in licenza i brevetti di Burst. La società intentò una simile causa anche contro Microsoft riuscendo in quel caso a patteggiare un risarcimento di 60 milioni di dollari. Anche in quell’occasione Yorio faceva parte del collegio dei legali di Burst.

Bisogna ricordare, però, che la causa intentata da Apple contro Psystar è ben diversa rispetto al caso di cui sopra. Innanzitutto gli avvocati di Carr & Ferrell si troveranno a dover difendere il proprio cliente, e non a sostenere l’accusa, in un caso di violazione della proprietà intellettuale. In più Psystar ha deliberatamente violato un contratto con l’utente finale (EULA), sul cui valore giuridico la giurisprudenza americana non è davvero chiara fino in fondo. In ogni caso la sfida si fa interessante, anche perché la sentenza potrebbe aprire un nuovo scenario nella remotissima ipotesi che Psystar vincesse la causa, con Apple costretta a modificare la propria EULA e uno sciame di produttori pronti a lanciarsi come api sul miele per lanciare i propri Hackintosh legalizzati.

Se invece, come appare più probabile (meglio non cantare vittoria, in ogni caso), Apple spezzerà le reni di Psystar definitivamente, l’azienda non si dovrà limitare ad interrompere la produzione dei cloni ma sarà anche costretta a richiamare gli Open Computer già venduti e, si presume, a rifondere gli utenti che finora li hanno acquistati.

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