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La NSA è interessata ai dati di Google Maps. E anche a quelli di Angry Birds

Sono passati oltre sei mesi da quando Edward Snowden ha reso noti i piani di spionaggio della National Security Agency, ma continuano ad arrivare notizie riguardo le tecniche utilizzate dall’agenzia per mettere le mani sulle informazioni private di milioni di persone. L’ultima novità riguarda le app per iPhone.

Secondo un pezzo pubblicato dal New York Times, le agenzie di intelligence americana possono ottenere informazioni dal traffico dati generato da applicazioni mobili come Google Maps e persino Angry Birds. Le trasmissioni intercettate, spiega il New York Times, permettono di ottenere informazioni su un utente tramite i dati associati alle inserzioni pubblicitarie personalizzate che gli vengono mostrate.

Il documento secreato indica che i profili generati dipendendo dalle compagnie di pubblicità – incluse Burstly e i servizi di Google – che li compilano. La maggior parte dei profili contiene una stringa di caratteri che identifica il telefono, insieme a dati basilari come l’età dell’utente, il sesso e la posizione geografica.

A questo si aggiunge il fatto che applicazioni come Twitter, Facebook e Instagram sono state sviluppate per inviare dati riguardo la posizione esatta di un utente (e altri dettagli) che permetterebbero alla NSA di conoscere in tempo reale la posizione di un preciso utente senza avere accesso diretto al telefono o all’account di quell’utente (che sul social network può essere protetto o nascosto).

Proprio nelle ore in cui il governo americano dichiara una maggiore trasparenza, anche a beneficio delle grandi aziende della Silicon Valley che con in questi mesi ci hanno messo la faccia, questa sembra l’ennesima conferma delle tecniche di spionaggio indiscriminato dell’agenzia statunitense.

Ora appare improbabile che queste siano le ultime rivelazioni, e lo stesso Snowden ha confermato che ci sono molti altri dettagli da dove sono arrivati quelli appena pubblicati. Nel frattempo il CEO di Apple Tim Cook e diversi suoi colleghi hanno firmato una lettera aperta nella quale chiedono un deciso cambio di rotta al governo degli Stati Uniti e al Dipartimento della Difesa.

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Redazione

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