iCloud, per adesso su Azure di Microsoft e AWS?

di Redazione 8

Datacenter North Carolina

Durante il keynote della WWDC Steve Jobs ha mostrato al pubblico alcune foto delle segrete stanze del Datacenter da 1 miliardo di dollari che Apple ha costruito in North Carolina per dare una base terrena alla nuova iCloud. Immagini che avevano del fantascientifico, con rack di server che si estendono a perdita d’occhio in uno scenario intonso e asettico come una corsia d’ospedale. Ci sono buone probabilità che al momento quello foto fossero niente più che una facciata di marketing, perché secondo quanto riportato dal sito Infinite Apple, con prove alla mano, i dati da e per la nuvola Apple passano al momento da tutt’altra parte. A fornire un supporto a fisico alla iCloud Apple sarebbero Microsoft Azure e Amazon AWS, due dei più noti servizi cloud sul mercato.

Chi fosse interessato ai dettagli tecnici sul perché e sul per come Apple stia utilizzando i due servizi può leggere il post di Infinite Apple (qui in copia cache visto che il sito è quasi sempre down) e l’articolo di GigaOm che l’ha ripreso. Quello che al di là delle specifiche tecniche sarebbe interessante capire è perché a Cupertino si siano rivolti agli amici-nemici di Amazon e Microsoft per ospitare iCloud in questa fase di transizione. Si era dapprima ipotizzato che Apple utilizzasse i CDN offerti dai due servizi, di fatto appoggiandosi ad essi non tanto per l’hosting quanto per la distribuzione dei contenuti. Successive prove hanno però dimostrato (stiamo semplificando molto) che in realtà al momento la vera iCloud ospita solamente dei link ai contenuti, che sono fisicamente altrove.

Vogliamo supporre che l’avvio di un datacenter come quello della North Carolina non sia affatto un procedimento standardizzato e semplice e che quindi in questa prima fase possa esserci la necessità di appoggiarsi a servizi esterni per garantire la stabilità dei primi servizi disponibili con la prima versione beta di iTunes in the Cloud e su iOS 4.3.
La domanda, infatti, non è tanto perché Apple non abbia utilizzato da subito il suo datacenter per lanciare i primi servizi di iCloud quanto più che altro perché non si sia rivolta ai partner di sempre, ovvero Akamai e Limelight, che ad oggi sono ancora attivi nel servire grandi quantità di contenuti a tutti i clienti dell’ecosistema iTunes.

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Commenti (8)

  1. Penso che Apple si appoggi momentaneamente ai servizi cloud di Microsoft e Amazon in quanto il proprio datacenter, non essendo ancora attivo, non avrebbe potuto garantire in un primo momento il funzionamento di iCloud. E questo potrebbe servire anche agli ingegneri per testare il tutto prima di farlo approdare nella nuova struttura.

    Per come la vedo io mi pare una cosa buona e non ci vedo nulla di sbagliato in ciò.

    Piuttosto la domanda sarebbe un’altra: perchè Apple si è affrettata a dichiarare l’uscita di un servizio interessante come iCloud quando l’infrastruttura non è ancora pronta?

  2. Magari lo sarà al momento del lancio ufficiale di iCloud.
    Intanto farà dei test, anche grazie ad iTunes in the cloud che è già disponibile, poi per l’autunno sarà tutto pronto.

  3. eh non basta scaricare qualcosa dalla nuvola, guardare da dove arriva e con l’ip vedere in che citta’ e’ il server? boh dopo provo.

  4. ecco secondo i miei calcoli l’IP dell’iCloud ora e’ 96.17.109.8,
    il server e’ a CAMBRIDGE, MASSACHUSETTS
    La compagnia e’ AKAMAI TECHNOLOGIES, AKAMAI.COM

    Il direttore ha gli occhi azzurri, sposato con 3 bambini, il cane di chiama Ciuski.

  5. @ mirkojax:
    Ma i figli quindi sono i famosi Ciuskini?

  6. @ Camillo Miller:
    No sono dei ciuskacci

  7. Sposato con tre bambini? Che schifo, non solo pedofilo ma pure poligamo.

  8. @ Dottor Jim:

    invece secondo me terrà quelle sottoscrizioni (che sono soprattutto a consumo) per gestire al meglio picchi di traffico/elaborazione.
    I cloud che forniscono amazon e microsoft funzionano in questo modo, non si hanno dei server dedicati 24h su 24, ma al bisogno aumentano o diminuiscono le capacità disponibili.
    In questo modo, avendo non solo il proprio datacenter a regime, ma in caso di picchi (uscita di ios5/6/7) il sistema non andrà a soffrire troppo

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