Apple lascia la Chamber of Commerce che contesta Obama

di Redazione 7

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Apple ha preso le proprie politiche “verdi” molto sul serio, tanto che sulla base di una presa di posizione su questo tema l’azienda di Cupertino ha deciso di uscire dalla United States Chamber of Commerce, l’organizzazione federale no-profit che tutela gli interessi e difende le posizioni dei piccoli e grandi “business owners”.

La U.S. Chamber of Commerce ha assunto una posizione in netto contrasto con le nuove politiche ambientaliste dell’amministrazione Obama provocando la reazione dell’azienda di Cupertino, che ieri ha deciso di lasciare l’organizzazione con effetto immediato.

Catherine Novelli (Vice President – Worldwide Government Affairs di Apple) ha spiegato le ragioni di questa scelta in una missiva indirizzata a Tom Donahue, presidente della Chamber of Commerce:

“Obiettiamo fermamente al recente commento della Camera in opposizione agli sforzi dell’EPA per la limitazione delle emissioni di gas serra. Apple supporta la regolazione delle emissioni di gas serra ed è frustrante constatare che la Camera è in contrasto con noi su questo punto.”

Apple ha deciso di prendere sul serio il proprio impegno per l’ambiente già da tempo. Non è un caso che nell’intervista rilasciata settimana scorsa a BusinessWeek, la prima dal suo ritorno, Steve Jobs abbia voluto parlare proprio di questi aspetti e di come la Mela sia impegnata sul fronte della riduzione dei gas serra in maniera molto seria.

Unica fra i grandi produttori di computer e dispositivi elettronici di largo consumo, Apple ha scelto di avviare studi sull’impatto dei prodotti che essa immette sul mercato durante tutto il loro ciclo di vita, senza limitarsi alla messa in opera di piani di risparmio energetico in fase di produzione e in ambito corporate.

La sola adozione di quest’ultima soluzione, molto più comoda, fa il paio con il paravento di promesse, secondo Jobs, dietro cui si nascondono molte altre aziende del settore. Allo stesso tempo organizzazioni come GreenPeace stilano classifiche che troppo spesso prendono in considerazione quelle promesse più di tutto ciò che ogni singola azienda ha davvero fatto finora per diminuire il proprio impatto ambientale.

Potete leggere l’intera intervista su BusinessWeek.

Commenti (7)

  1. Ottima scelta, ben fatto.

  2. Obama lo sostenevo da due anni prima che venisse eletto (al contrario di chi provincialisticamente ha iniziato a supportarlo solo quando si è capito a due mesi dall’elezione che poteva vincere) però il titolo è un pò così.

    Nel senso che sia MR che AI non citano Obama in tutto l’articolo (anche perché Obama c’entra ben poco con la questione della EPA).
    Mi rendo conto che da noi ci sia voglia di evidenziarlo però mi pare un pò provinciale…insomma si capisce che siamo all’estero ecco.
    Dire che “contesta Obama” mi rendo conto faccia apparire la cosa più cool. Non è polemica sia chiaro, è solo per sottolineare che a volte le sfumature vengono ben colte.

  3. Il titolo forse vuole intendere che la politica intrapresa dalla camera di commercio è contraria in generale alle disposizioni (non ancora entrate in vigore) per quanto riguarda le emissioni di co2 e risparmio energetico per cui Obama si sta battendo con una legge di 1500 pagine … che Obama sia “+ green” di Bush direi che ci vuole poco a capirlo ma non è così scontato che tale disposizione passi senza creare problemi al mondo produttivo americano!

  4. Ben Fatto, Grazie Apple!

  5. apple numero 1!

  6. Joe
    beh per la verità gli USA sono sempre stati più verdi dell’europa. Prova ne è che gli USA considerando proporzionalmente dati come popolazione, produttività etc al confronto degli stessi dati dell’europa firmataria dei protocolli di Kyoto, inquinano di meno.

    Infatti devi sapere che l’europa firmataria nel periodo che va dal 2004 al 2006 per fare un esempio ha inquinato molto più che gli usa non firmatari. Formalmente non dovrebbe essere così ma nel concreto l’UE ha concesso enormi deroghe a singoli gruppi industriali che hanno permesso loro incidenter tantum di sforare i limiti di kyoto anche di 2 o 3 volte.

    Chiaramente è più bello sfoderare i protocolli facendo i fighetti, nascondendo le deroghe alle industrie che annualmente l’UE rinnova.

    In USA invece, pur non valendo i protocolli, se una industria butta fuori un grammo in più di CO2 viene fatta chiudere. Piccole differenze.

    Non c’entra Bush o Obama (sicuramente a livello ambientale la politica democratica è migliore sotto molti punti di vista questo sì) ma c’entra la mentalità di un continente.

    E gli Stati Uniti d’America l’UE li vede col binocolo, per quanto sbandieri dei protocolli che sono disattesi nel concreto.

  7. AC,

    a dire la verità l’Europa e molto piu avanti nella tecnologia green fatto sta che le aziende americane vengono in Europa per imparare e/o comprare tecnologia green :D. L’Europa ha preso molti piu impegni degli Stati Uniti nel ridurre l’emisione CO2, solo negli ultimi 2 anni hanno cominciato a muoversi più infretta. questo e quanto avevo letto sul giornale Internazionale se non sbaglio :D .

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