Plug-In Audio: il compressore

di Carlo Ballantini 2

Il compressore è un processore audio che permette di controllare e modificare la dinamica di un suono. La dinamica, per chi non lo sapesse, è la differenza tra il suono più debole e quello più forte ed è una delle cose più importanti di un’esecuzione. Potrei anche sbilanciarmi arrivando a dire che la dinamica è il bello della musica ed il buon controllo delle dinamiche di un brano è quello che spesso distingue un buon esecutore da un grande musicista. Tuttavia nella musica moderna (soprattutto pop e rock), nonostante il progressivo avanzare della tecnologia ci permetta di avere un’escursione dinamica sempre maggiore, c’è la tendenza ormai universalmente diffusa di massimizzare le forme d’onda il più vicino possibile agli 0 dB (soglia non oltrepassabile nel dominio digitale) andando quindi ad “appiattire” toalmente la dinamica.

La cosa curiosa è che in passato con il nastro magnetico o il vinile, molto più limitati in dinamica, questa venisse sfruttata al massimo arrivando a volte nei volumi più bassi al limite del fruscio di fondo. Basta sentire, ad esempio, alcuni vecchi brani dei Led Zeppelin o dei Pink Floyd per rendersene conto: la differenza tra i piano e i forte era molto più ampia rispetto ai brani di successo di oggi.

Il motivo comunque non è un mistero: studi sulla psico-acustica hanno dimostrato che i brani a volume più alto risultano più piacevoli all’ascoltatore e quindi oggi ci sono professionisti e studi altamente specializzati in questo aspetto della post-produzione chiamato Mastering. Apparentemente questo livellamento dei volumi può far sembrare inutile la registrazione a 16 o 24 bit (tant’è che gli algoritmi di archiviazione di alcune emittenti radiofoniche sono a 4 bit), ma in realtà c’è una grossa differenza tra una mix “piatto” in partenza ed un’altro invece molto dinamico che venga poi livellato ed “appiattito” dal mastering o dalla trasmissione radiofonica.

Quanto sia importante il compressore dinamico in registrazione lo capiamo anche dal fatto che GarageBand mette a disposizione un compressore per ogni traccia… audio o midi che sia. Il nostro obiettivo è quello di controllare l’escursione dinamica, limitarne i picchi e rendere più comprensibili i suoni più deboli senza però far sentire in modo troppo evidente il nostro intervento e, soprattutto, senza perdere l’espressività dell’esecutore.

Vediamo di capire cosa significano i parametri del compressore di serie di GarageBand, che possono essere regolate cliccando sul tasto impostazioni della voce Compressore nei dettagli degli Effetti (vedi immagine sopra). Tra parentesi riporto le traduzioni in inglese che sono decisamente più diffuse nelle strumentazioni professionali:

Soglia (threshold): indica il livello di volume sopra il quale il compressore entra in funzione. Se messo al massimo non sia avrà nessuna compressione mentre abbassando la soglia il compressore agirà anche sui segnali più deboli.

Rapporto (ratio): è il rapporto di compressione. Al minimo il rapporto è 1:1 e quindi non si avrà alcuna compressione. Al massimo si perderà tutta la dinamica dei segnali oltre la soglia.

Attacco (attack): è il ritardo dopo il quale il compressore inizia la sua azione. L’azione ritardata di qualche millisecondo farà si che il picco iniziale della forma d’onda passi senza attenuazioni e quindi manterrà inalterata la dinamica iniziale delle note e delle percussioni. Con un attacco molto veloce ed un rapporto di compressione al massimo si avrà l’effetto di limiter impedendo al segnale di superare una certa soglia.

Guadagno (gain): anche se il compressore si usa spesso per alzare il volume di una traccia, in realtà la compressione fa l’esatto contrario attenuando di una certa quantità (ratio) i segnali oltre un certo livello (threshold). Per recuperare il volume “perduto” andiamo ad agire su questo controllo.

Abbiamo detto più volte in questi articoli che GarageBand è limitato e il compressore è probabilmente uno degli aspetti in cui questi limiti si fanno più sentire. Infatti nei compressori professionali ci sono cose come il tempo di rilascio della compressione (release), il tipo di curva dinamica più o meno smussata (knee) e, cosa più importante di tutte, un indicatore visivo che ci fa vedere in tempo reale dove e quanto agisce il compressore (gain reduction). Non è affatto facile infatti regolare in maniera precisa un compressore con il solo ausilio dell’orecchio… anche per i più allenati.

Inoltre, altro grave limite, il compressore nella traccia master (che è in realtà un compressore multibanda) non ci permette nessuna regolazione, ma soltanto la scelta tra alcuni preset preimpostati. Speriamo di trovarne uno adatto al nostro brano, ma se così non fosse non vi preoccupate; importando il progetto in Logic riappariranno “magicamente” tutti i controlli mancanti e questo, non mi stancherò mai di dirlo, è uno dei veri punti di forza del nostro amato “giocattolo”… GarageBand.

Commenti (2)

  1. Interessante. E’ per quello che tutte le ultimi produzioni di (sedicente) rock sono piatte. Spesso impeccabili, ma insignificanti. Io ascolto solo jazz adesso, ma tante produzioni (come ECM) sono eccellenti, ma tutt’altro che piatte. Quindi si può fare. Io ho amato (e amo ancora) il rock alternativo anni ’90: spesso registrato malissimo, ma la dinamica c’era… eccome!! Una domanda: quando parli di Logic, parli della versione Express o di quella Pro? Che differenze ci sono tra le due? Grande blog! Spero di avere un Mac presto per provare direttamente questi strumenti! Ciao.

  2. La versione Pro è nel pacchetto Logic Studio che include altri software come MainStage, WaveBurner, SoundTrack Pro e moltissimi loop e strumenti virtuali (praticamente quelli di 5 JamPack per GarageBand ed i loop di SoundTrack Pro).
    Per quello che riguarda il programma Logic le differenze tra Express e Pro non sono poi molte …

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