Contrabbando di iPod in un carcere americano

di Redazione Commenta

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Una notizia alquanto curiosa arriva d’oltreoceano: due guardie carcerarie di Washington D.C. sono state arrestate per il presunto contrabbando di beni di prima necessità, ai detenuti del carcere della capitale statunitense, tra i quali iPod, cellulari e caricabatterie.

La soffiata è arrivata da un detenuto, il quale ha confessato all’FBI durante l’ottobre del 2008 che le guardie del carcere procuravano ai detenuti dispositivi di contrabbando, oltre alle solite cose come sigarette, in cambio di denaro, ovviamente. Dopo la testimonianza, l’FBI ha introdotto un agente sotto copertura all’interno dell’edificio che, recitando la parte del fratello di un detenuto, è riuscito a procurarsi un iPod con relativo caricabatterie per la modica cifra di 300$.

Per il momento, a doverne rispondere sono stati due uomini e una donna che fanno parte dello staff del carcere e che sono stati arrestati la settimana scorsa con l’accusa di corruzione federale in seguito alla ricezione di denaro per il contrabbando di cellulari e iPod. Due di questi sono stati già rilasciati con la sospensione dell’incarico e uno è stato rilasciato con il dovere di rispondere delle accuse davanti alla corte. Ora mi domando: i detenuti non hanno accesso a internet (a questo punto forse è meglio dire “non dovrebbero avere”), come fanno a caricare le canzoni nei loro iPod? La risposta più logica è che addirittura venivano forniti loro completi di playlist con le ultime hit!

In una mail inviata al Crime Scene Blog del Washington Post vengono spiegati i motivi per cui accessori come gli iPod sono assolutamente vietati. I lettori musicali di Apple sono così richiesti dal momento che rappresentano un reale rischio per la sicurezza.

In poche parole, “I detenuti potrebbero usare i componenti dei dispositivi come gli iPod per compromettere il sistema di sicurezza all’interno del penitenziario. Inoltre, tali dispositivi sono fortemente richiesti e potrebbero essere motivo di furti o o di scommesse tra i detenuti…e ciò ha il potenziale di innescare conflitti, rivolte ed altri comportamenti violenti”.

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