Apple contro i Puffi? Pufferbacco! – App Week

di Redazione 8

Secondo quanto si legge su Pockergamer, Apple avrebbe richiamato Capcom all’ordine relativamente al gioco dedicato ai piccoli amici blu, i Puffi. Il motivo? Orde di genitori PuffArrabbiati che contestano all’azienda di Cupertino la modalità di vendita con In-App Purchase definendola come truffaldina.

La situazione è riassumibile in modo molto semplice: il gioco Smurf’s Village, gratuito al download, prevede l’acquisto tramite In-App Purchase, di facilitazioni per costruire ed espandere molto velocemente il proprio PuffVillaggio. Fino a qui nulla di anomalo. Bisogna considerare però che il gioco è principalmente utilizzato da ragazzini che, acquistando i contenuti aggiuntivi all’oscuro dei genitori, hanno portato alla protesta formale di questi ultimi. Permettetemi un bel pufferbacco!

La protesta di alcuni genitori è mossa in base all’idea che i ragazzini non sono in grado di distinguere la differenza tra il valore reale dei soldi e quello dei soldi virtuali. Giusto per fare un esempio, una mamma si è vista arrivare una fattura da iTunes di ben 1400 dollari spesi dal figlioletto di 8 anni proprio acquistando contenuti esclusivi per il villaggio virtuale popolato dai simpatici amici blu.

Va bene, un ragazzino di 8 anni può essere, anche giustamente, truffato da tale sistema. Ribaltiamo però la questione. Non sono ancora un genitore ma mi chiedo: chi tra voi lascerebbe il proprio figlio da solo, in un negozio di giocattoli, con una busta contenente lo stipendio mensile appena prelevato al bancomat?

Posso capire che non tutti i genitori conoscono la procedura, tramite controlli parentali, per disabilitare gli acquisti dal device ma non credo che lasciare libero accesso alla propria carta di credito sia la soluzione per gestire l’iDevice del proprio figlio, soprattutto se così piccolo. Basterebbe infatti sincronizzare gli acquisti dal proprio computer e non farli tramite il device (così da evitare di lasciare la propria autenticazione ancora disponibile dopo il primo login) oppure se il proprio figlio è già grandicello, proporgli una cifra mensile da “gestire” (tramite iTunes Card).

Interessante notare, oltre a quella che a mio avviso resta una singolare protesta, che il gioco figura da settimane ormai nella top10 di iTunes Italia relativa alle App per iPad più redditizie. Si uniranno presto alla rivolta anche i genitori italiani? In effetti, alle puffbacche è difficile resiste, no?

La rubrica App Week, pubblicata ogni lunedì, prende in esame una o più App rappresentative che in positivo o in negativo hanno segnato la settimana appena trascorsa.

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Commenti (8)

  1. Come scritto nell’articolo, i genitori invece di alzare il polverone come al solito è meglio che si dedicassero al lavoro di genitori!! E questo non è il primo episodio, anzi succede troppo spesso che si lamentino in massa solo perché non hanno svolto il loro compito.

  2. Anche zombie café della capcom ha la stessa tecnica! E chissà le altre!

  3. Non è solo la capcom. Molti usano questo sistema. Lo stesso Infinity Blade. Ci sono molti modi per bloccare acquisti indesiderati. Inutile arrabbiarsi con Apple o Capcom. Ma poi scusate, con l’inApp non viene comunque chiesta la password iTunes?

  4. Il problema degli acquisti era più evidente nelle prime versioni del gioco.

    Infatti le prime versioni proponevano il prezzo delle bacche in $ e non in euro, il che poteva indurre all’errore in particolare gli acquirenti europei (portati a ipotizzare una valùta fittizia) e non c’era la chiara indicazione che si trattava di un acquisto effettuato con soldi veri (come c’è adesso).
    Inoltre, dal punto di vista grafico, la schermata di acquisto non si distingue dalle schermate correnti di gioco: da un lato ciò è gradevole perché non “rompe” l’ambientazione, dall’altro aumenta il rischio che si verifichino errori, nella misura in cui NON ricorda le modalità grafiche dell’acquisto sull’AppStore: il cliente/utente poteva avere la percezione di continuare a giocare (e potrebbe averla anche adesso se è di quelli che non leggono).
    Ovviamente al momento dell’acquisto viene richiesta la password, e viene specificato che si tratta di un acquisto in-APP.
    Il problema è che quando si immette la password per un qualsiasi acquisto sull’App Store, la password rimane “in memoria” per quindici minuti (fortunatamente, per quanto mi riguarda, perché odio digitare la password ogni volta che sospiro).
    Quindi in quei quindici minuti era teoricamente possibile effettuare degli acquisti di bacche senza una chiara percezione che si stavano spendendo soldi veri.

    Le attuali indicazioni (prezzo specificato in € e la scritta ben chiara “si tratta di soldi veri”) rendono più difficile l’evenienza di un errore da parte di adulti o adolescenti, tuttavia è effettivamente possibile che l’errore possa capitare ad un bimbo: difficilmente un bambino di pochi anni conosce la password per fare acquisti in libertà sull’App Store, ma se il genitore la immette, per scaricare un gioco gratuito come ad esempio Smurfs, e lascia l’iPod in mano al bambino c’è una possibile “finestra” di quindici minuti.
    Il genitore prudente ha ovviamente disattivato gli acquisti in-App, ma il genitore medio è meno technologically-wise.

    Sinceramente non credo ci sia bisogno di modifiche da parte di Apple come veniva ipotizzato da Capcom: basterebbe mettere un “timer” che impedisce di effettuare acquisti prima di 15 minuti (simile agli altri timer del gioco) e il problema è bello che risolto.

    Il gioco peraltro è molto carino, sul tipo di farmville (ma coi puffi!) con l’aggiunta di alcuni minigiochi, e le bacche NON sono essenziali allo svolgimento del gioco ma servono per comprare elementi accessori (tipo la casa di Puffetta), similmente a quanto avviene in moltissimi altri giochi su Facebook.
    Per carità, i prezzi sono molto alti ecc., ma (nelle attuali versioni) non ci ho trovato nulla di più pericoloso della media: pensate se il bambino di otto anni in quei quindici minuti d’incoscienza del genitore fosse andato sull’App Store e avesse premuto il pulsantino verde di quel corso da avvocato in lingua inglese che il papà stava guardando un attimo prima sull’iPad (999$)…

  5. Piccolo meaculpa: non avevo posto attenzione al fatto che il testo del gioco è IN INGLESE.

    Questo effettivamente può costituire un rischio in più per quanti non lo conoscono affatto.

  6. ma la cosa bella è che se leggete le recensioni si vede chiaramente che sono taroccate solo per dargli 5 stelle di media!ridicoli!!

  7. le recensioni non sono tarocche, ma è lo stesso gioco che periodicamente ti chiede di collegarti all’apple store e in cambio di una valutazione con 5 stelle ti ” regala” un tot di bonus validi per il gioco.

  8. @ Paolo:
    ah peggio mi sento! :D

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