Controllare Siri con la mente? No, è una bufala

di Redazione 3

Nei giorni scorsi il video girato da un gruppo di hackers che sostiene di riuscire a controllare Siri su iPhone 4S con “la forza della mente” ha fatto il giro del Mac Web. Hanno pure dato un bel nome degno di un romanzo di Tom Clancy a tutta l’operazione: Progetto Black Mirror. Nel video (lo trovate più sotto nell’articolo) uno dei ragazzi della squadra si attacca un paio di elettrodi alla testa e grazie ad un elaborato accrocchio di cavi e componenti, un chip per il riconoscimento vocale e un Arduino riesce a comunicare con Siri senza proferire verbo, solo con la potenza della corteccia cerebrale. Per dirla con Pizzul, “è tutto molto bello”. Peccato che sia, molto probabilmente, un’elaborata bufala.

Come ai tempi dell’iPod caricato con una cipolla e del Gatorade, c’è per fortuna chi si è preso la briga di smontare il video e far notare alcuni chiari indizi della natura di fake del progetto Black Mirror. Greg Courville ha pubblicato un articolo sul suo blog (Greg’s Lab) in cui dimostra che l’aggeggio creato dagli “hackers” nel video non sarebbe stato utilizzabile nemmeno come oggetto di scienza in un b-movie di fantascienza.

La prima e più evidente panzana, secondo Greg, è il fatto che il presunto chip per il riconoscimento vocale utilizzato nel dispositivo è montato sulla breadboard in orizzontale. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la prototipazione elettronica sa bene che questo significa che i pin del chip sono cortocircuitati tra loro e il componente non può avere alcuna funzione reale nel circuito.

Gli elettrodi montati sulla testa del tizio nel video sono inoltre dei normali elettrodi da elettrocardiogramma, e non da elettroencefalogramma. Gli “hackers” sembrano aver proprio confuso ECG ed EEG, ma soprattutto sembrano ignorare che il segnale registrabile con un EEG ha un voltaggio nell’ordine dei microvolt (ed è abbastanza spurio, in uscita). Questo significa che senza un amplificatore EEG (costoso macchinario che nel video non compare mai) il segnale che gli elettrodi riescono a carpire è pressochè inutilizzabile. Soprattutto non può essere usato come input analogico in un Arduino.

Anche senza scomodare l’elettronica e la componentistica biomedica, basta uno sguardo attento per capire che il setup del video è quello tipico di una bufala la cui ispirazione/aspirazione è più cinematografica che scientifica. C’è una finestra sul computer in cui scorrono numeri verdi tipo Matrix, mentre gli unici indicatori LED presenti sono un’inutile giochino in stile Supercar (guarda caso, uno dei progetti più semplici e facili da realizzare con un Arduino).

Se questa fosse solo una bufala divertente non ci sarebbe molto da aggiungere e basterebbe archiviare il video nello scaffale virtuale dove riponiamo gli articoli che ciclicamente spuntano fuori sulla storia dell’i-Doser e la droga musicale. I tizi del video però sembrano essersi spinti un po’ oltre e parlano di finanziamento per il loro progetto. L’intenzione sembra sia quella di attivare una campagna Kickstarter, addirittura. Non c’è alcun rischio che il progetto passi il vaglio del team di approvazione del famoso sito di social funding, ma a giudicare dall’interesse suscitato dal video non è da escludere il rischio che gli “hackers” trovino vie alternative per cercare donazioni e finanziamenti.
Speriamo che non facciano stupidate e non accettino nemmeno un cent, perché altrimenti quella che finora è un semplice video divertente che macina visite su YouTube potrebbe trasformarsi in un vera e propria truffa.

[via]

Commenti (3)

  1. Chi vorrebbe finanziare il progetto dopo aver visionato questo video è giusto che venga fregato da sti geni (del male muahahaha).
    A parte tutto, è chiaro che si tratta di una panzana, scusatemi ma, scemo chi ci crede!

  2. E dai, chi ci credeva ? Si vedeva da lontanissimo che era una bufala. Quando ho visto le lucine lampeggianti di K.I.T. ho chiuso l’articolo.

  3. ma sopratutto che suoneria ha bryan?

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