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Le mille facce di Papermaster secondo Repubblica

La notizia dell’abbandono del SVP Apple Mark Papermaster è approdata anche nelle sezioni tecnologiche dei grandi giornali nazionali italiani, probabilmente perché considerata uno strascico della questione dell’antennagate, vicenda sulla quale i media mainstream nostrani hanno dato del loro peggio.

Ieri Repubblica ha raccolto lo spunto dell’ANSA, che ha riportato con le consuete imprecisioni la notizia dell’addio del dirigente all’azienda di Cupertino. Non vogliamo segnalare tutti gli errori e le drastiche approssimazioni di cui è infarcito il pezzo, ve lo lasciamo come esercizio. Piuttosto è interessante notare quante volte sia cambiato l’aspetto di Mark Papermaster nella foto pubblicata da Repubblica e come di tre immagini usate in tempi diversi per accompagnare l’articolo, non una sia quella del dirigente al centro della questione.

Quando il pezzo di Claudio Gerino è uscito, nella giornata di ieri, era accompagnato dalla foto sbagliata. La didascalia era corretta e indicava il nome del protagonista della vicenda, mentre l’immagine era quella di Bob Drebin, che, guarda caso, salta fuori cercando Mark Papermaster su Google Immagini.

Poco più tardi, forse dopo una segnalazione o un provvidenziale ravvedimento, la foto è cambiata, ma in peggio. E’ toccato al COO Tim Cook, praticamente la seconda figura per importanza nell’azienda dopo Steve Jobs, ad essere indicato come “mark Papermaster” (sic).

Ma alla fine anche questa immagine è stata sostituita. Il ritratto di Mark Papermaster ha forse fatto la sua comparsa a corredo dell’articolo? Certo che no. Strane imperscrutabili ragioni, forse di natura astrologica, (si dice che il photoeditor di Repubblica avesse già la Luna e Urano nel Leone), hanno fatto comparire il rassicurante faccione di Bob Mansfield, il SVP Mac Hardware Engineering.

Vogliamo dare all’autore dell’articolo tutte le scusanti del caso: domenica d’agosto, che caldo fa, tutti i colleghi al mare e lui in redazione a scrivere di un dirigente Apple di cui non frega niente a nessuno. Ma la foto, dico io, la foto! E’ davvero così difficile trovare l’immagine giusta e piazzarla nell’articolo?

Segnalare queste squallide situazioni non è piacevole, ma ogni volta il segno viene sistematicamente passato. In particolar modo la sezione tecnologica di Repubblica è un ricettacolo di imprecisioni, di errori madornali e grossolani, di castronerie spacciate per verità. Non ci si stupisce più, questo è certo. Almeno non dopo che nella “videorecensione” dell’iPhone 4 c’è chi afferma che “il retro dell’iPhone 4 è tutto un’antenna” . Lo spezzone è stato curiosamente rimosso dal filmato.

Non potete pretendere che tutti conoscano i dirigenti Apple, dirà qualcuno. OK, forse no, anche se un giornalista tecnologico dovrebbe almeno avere la capacità di fare un po’ di rapida ricerca e capire di chi sta parlando, senza limitarsi ad estendere bovinamente con un po’ di background lanci di agenzia già zeppi di informazioni errate. Il problema non viene fuori solo parlando di Apple. Come la mettiamo con questo titolo: “Usb, basta stangate, un allarme per il plafond”? Da quando la sigla USB indica direttamente le chiavette USB per  l’accesso ad internet in mobilità? O forse “Usb” sta per “Unified supercellular broadband” e siamo noi ad ignorare il vero significato di questo comune acronimo?

E’ facile che si verifichi tutto questo quando la Rete è considerata mera propaggine da sfruttare come semplice medium-appendice a basso costo. Giusto quattro esempi:

  • Link che non si possono mettere nei pezzi online per direttiva redazionale
  • Il copiaincolla selvaggio, non solo dei testi ma anche e soprattutto dei contenuti multimediali (che non costano nulla e fanno PageViews)
  • Grandi proteste e coinvolgimento della Rete per le campagne (sacrosante!) di sensibilizzazione contro la legge bavaglio, trafiletti in 25-esima pagina e disinteresse quando sono invece a rischio le libertà dei blogger
  • Applicazioni per iPad tutte uguali; semplici ripubblicazioni del PDF dell’edizione cartacea.
Redazione

View Comments

  • Ahahah!!! :D Grande Camillo, mi hai fatto sbellicare "la sezione tecnologica di Repubblica è un ricettacolo di imprecisioni, di errori madornali e grossolani, di castronerie spacciate per verità."

    Meglio ridere per non piangere -.-

  • E' vero, tutto vero! Pensate che quelli di Repubblica hanno pensato bene di recensire che l'iPhone 4 è il miglior telefono del momento. Semplicemente pazzesco. Solo uno a corto di nozioni informatiche poteva avere il coraggio di scrivere una castroneria del genere,

  • Il problema è serio, molto serio.

    Repubblica e Corriere sono i due siti di informazione più letti d'Italia.
    Questo mi fa tremendamente arrabbiare.
    Fosse stato un blog poco letto è un conto ma se è un sito di rilevanza nazionale con lettori di ogni fascia d'età e cultura tecnologica è veramente ma veramente grave.
    Io sanzionerei queste cose, non è possibile!
    Giustamente poi arrivano a chiedermi i miei amici se quell'articolo sulla "Fine di internet" è vero o se quell'altro articolo sui "Templari che possono spegnere internet" è vero.
    Ovviamente non tutti sanno di tecnologia, si affidano ai giornalisti per parlarne in modo corretto, altrimenti uno si informa su Google...
    Insomma rendiamoci conto. Stanno formando una massa di gente disinformata...

  • E aggiungerei che non ti cagano mai se provi a dirgli che forse qualche erroraccio l'hanno commesso.

    Tuttavia, Repubblica è stato l'unico quotidiano che sembra abbia controllato con un semplice test se ci fossero realmente o meno problemi all'antenna. Essendo risultato negativo, Repubblica ha semi-ammesso che "forse" si è trattato di un malinteso a livello globale. Finalmente hanno capito che c'è sempre qualcuno che può avere problemi con il telefono e condivide questo suo male con il resto della comunità. Ma è altrettanto vero che milioni di utenti che non lamentano il minimo problema non lo vanno certo a dire nei blog.

    Riguardo al Corriere della Sera, attendo ancora un articolo che avverta i comuni mortali che sul Cremlino non c'è alcuna piramide svolazzante. Mi domando se l'inviato sia ancora lì a fissare il cielo o se l'hanno avvertito che non c'è niente.

  • Il problema non è solo la crassa faciloneria di Repubblica e Corriere: quello che personalmente mi fa uscire dai gangheri è la loro pretesa di mostrarsi supertecnologici, avant-garde, multimediali interattivi internet. Parlando di Repubblica, l'articolo quotidiano (pessimo) su iPad o iPhone non manca mai nella colonnina di destra, insieme alle "recensioni" delle "migliori app della settimana" sulle quali è meglio stendere un velo pietoso. Se esce la (pessima) applicazione del quotidiano/settimanale/periodico del gruppo di colpo sembra che siano i paladini dell'informazione libera: viva la rete, la carta fa schifo, buuu! Peccato che poi basti aprirla per doversi confrontare coi diciannovemila abbonamenti-capestro necessari per leggere qualcosina di più delle cinque righe gentilmente offerte per aumentare la salivazione. Anche senza scomodare il NYT, la cui app nativa è comunque da togliersi il cappello, il più modesto Messaggero senza troppo clamore perlomeno offre una discreta selezione di articoli gratis ogni giorno (la Stampa secondo me è solo di poco migliore degli altri due lestofanti).
    Oltretutto, ormai per i nostri amichetti iPhone/iPad=moda: perché, quindi, scomodarsi a cercare giornalisti competenti quando basta buttare in mezzo firme note? Daje, Assante, fino a due giorni fa parlavi solo degli Who ma riuscirai anche tu ad accendere 'st'affare, no? E scrivici il pezzo. Uh, Severgnini ha la faccia di Harry Potter e piace ai bambini, facciamogli partorire qualche baggianata sull'iPad e il futuro dei giornali. E alla Rodotà - che è donna e quindi fa ridere, perché così può fare l'imbranatona tecnologica secondo i peggiori stereotipi, in più cita sempre i nick dei blogger sul suo forum anche se sono robe tipo Akira666 - non vogliamo far fare niente?
    Ricordo ancora il monumentale pezzo sul Corriere a firma Farkas (mi pare) in cui la nostra, dopo aver comprato l'iPad d'impulso, scopriva di colpo che reti wireless libere in Italia quasi non esistono e se ne lamentava. Disintegrata dai commentatori: karma's a bitch, baby.

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