Ebook a scuola e il non-problema dell’interoperabilità delle piattaforme

di Redazione 16

Il Decreto Ministeriale sull’adozione degli ebook nelle scuole, pubblicato a fine settembre, ha suscitato alcune polemiche in rete, principalmente da parte di chi ritiene che rispetto al precedente Decreto Profumo il nuovo dispositivo approvato dal Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza sia particolarmente favorevole per gli interessi degli editori tradizionali.
Riccardo Luna ha pubblicato ieri sul Post un’interessante intervista “chiarificatrice” al Ministro in cui si toccano alcuni aspetti interessanti, dal punto di vista prettamente “tecnologico” quali la necessità di garantire interoperabilità e Open Access nella scelta dei dispositivi sui quali gli alunni possano fruire degli ebook.

Non mi addentro nelle polemiche sugli interessi degli editori perché è una giungla in cui altri sanno districarsi certamente meglio di me e perché questo non è il luogo per tale discussione.
Mi preme invece insistere su un passaggio dell’intervista in cui il Ministro e Riccardo Luna parlano di piattaforme.

Riccardo Luna: E i tablet ad otto milioni di studenti come dovrebbero arrivare? Dalle famiglie? Dalle scuole? Che idea si è fatta?
Ministro Carrozza: Se io potessi e avessi le risorse, sulla base della mia conoscenza del mondo della scuola, darei la possibilità ai dirigenti scolastici, con un fondo di autonomia scolastica, di acquistare in comodato d’uso i lettori di libri digitali, meglio se tablet, e darli in comodato d’uso ai ragazzi.
RL: Chiaro. Fermiamoci un istante. Lei in questo momento ha in mano un iPad.
MC: Giusto.
MC: Però dal discorso che ha fatto finora mi pare di poter dire che nella sua visione la piattaforma di Apple per i libri scolastici non è compatibile con la scuola che ha in mente. Lo traduco troppo brutalmente?
MC:Io personalmente uso i tablet da quando esistono e uso Apple per scelta. Ma ho provato anche un Samsung e mi sembra una piattaforma altrettanto valida. E come ministro non posso scegliere una marca rispetto ad un’altra.
RL: Ci mancherebbe. Però dicendo che le piattaforme scolastiche devono essere aperte e interoperabili, lei sta dicendo che Apple è fuori?
MC:La Apple si dovrà adattare, se vorrà vendere nelle scuole italiane, a fare una piattaforma aperta.
RL: Si chiama notizia.
MC:Si chiama interoperabilità.

Credo che non si chiami né notizia, né interoperabilità, bensì fraintendimento.
In primis perché i concetti di “Open Access”, “interoperabilità” e “piattaforma” attengono all’ambito software e quello dei formati, più che all’unicum hardware-software di cui sia Riccardo Luna che il Ministro discutono nell’intervista.

In secundis perché si presuppone che l’equazione “Apple=sistema chiuso” sia valida a priori anche quando si parla di ebook e sistemi educativi.
Per fare un esempio: Il formato Epub 3, che può essere aperto e “interoperabile”, è perfettamente supportato da iBooks per iPad, con una compatibilità superiore a quasi tutte le altre soluzioni disponibili per la lettura e la fruizione dei libri digitali.
Se però l’editore decide di chiudere i propri libri con forme di controllo della pirateria come il DRM, non c’è piattaforma aperta che tenga. In questo caso specifico, quindi, l’interoperabilità e l’Open Access riguardano un livello ancora più alto rispetto alla piattaforma, quello dei formati[1].

ipad scuola americana

Insomma, che gli iPad non vadano bene a prescindere se serve interoperabilità e Open Access è una convinzione errata, perché le esperienze che dimostrano il contrario già ci sono. E in particolare è bene capire che i due concetti devono essere chiari agli editori e “insegnati” ai docenti che dovranno operare le scelte su libri e formati.

Si prenda ad esempio il Liceo Lussana di Bergamo, scuola all’avanguardia nella sperimentazione della didattica “tecnologica”. Ne avevamo parlato nel 2012, quando pubblicammo una lunga intervista alla professoressa Dianora Bardi, responsabile del progetto.
Il 7 ottobre il ministro Carrozza ha visitato proprio il liceo Lussana e incontrato la professoressa Bardi e i suoi studenti e avrà certamente notato che in questa culla d’innovazione convivono sui banchi, con profitto, tablet di ogni marca e fattezza, come si può notare per altro nel servizio del TG3 Lombardia che ha documentato la visita.[2]

C’è un punto molto chiaro, comunque, nelle risposte del Ministro alle domande di Riccardo Luna: non bisogna dare alcuna indicazione ministeriale sulla piattaforma, software o hardware, perché altrimenti si entrerebbe in un meccanismo di gare d’appalto che non serve e rischia di essere limitante e lento. Un punto fondamentale che è bene veder acclarato

Il concetto di fondo è che la responsabilità di formulare un’offerta formativa digitale adeguata alle necessità e completa nei suoi vari gradi di complessità sarà affidata al corpo docente di ogni Scuola. Non tutti gli istituti hanno la fortuna di avere una Dianora Bardi fra le proprie fila però, né la copertura economica per prevedere questo difficile sforzo di digitalizzazione[3].

Il Ministro Carrozza in visita al Liceo Lussana di Bergamo.
Il Ministro Carrozza in visita al Liceo Lussana di Bergamo.

Non tutti i docenti, inoltre, sono in grado di maneggiare con la dovuta destrezza concetti nuovi e in perenne evoluzione come quelli di cui stiamo parlando in queste righe. Open Access, Interoperabilità, differenze fra i formati e fra le piattaforme, possibilità operative offerte da software diversi che ampliano la possibilità della piattaforma stessa. Tutti elementi con cui tecnologi e abitanti della rete hanno una familiarità “naturale” ma che potrebbero risultare alieni a buona parte dei docenti che si troveranno a doverli affrontare.

Serve formazione, certo, ma di un livello che porti il docente medio ben sopra la soglia della semplice alfabetizzazione informatica che a tutt’oggi è considerata “sufficiente”.[4]
Su che base si pensa di poter affidare all’autonomia delle scuole la creazione di un’offerta formativa digitale innovativa, quando la Scuola Pubblica è soffocata dal problema totale assenza di turn-over, con precari a vita che non riceveranno mai una cattedra e professori già anziani (con poche forze e ben poca voglia di innovare o rinnovarsi – comprensibilmente) che vedono allontanarsi sempre di più il miraggio della pensione?

La discussione, nelle sue molteplici sfaccettature, si sta sviluppando in maniera interessante ed è bene che il dibattito che si sviluppa in rete su queste questioni possa arrivare alle orecchie del Ministro.

 

Note


  1. Fa comunque piacere che (finalmente?) a Viale Trastevere si parli di interoperabilità e Open Access e un po’ stupisce in positivo. A tutt’oggi, infatti, in molte Scuole e Università Italiane la cosiddetta “patente europea del Computer” rimane una farsa che spaccia l’alfabetizzazione informatica per conoscenza dei sistemi proprietari Microsoft e del pacchetto Office. La natura originale “vendor-independent” della certificazione, in sostanza, non viene garantita.
    Per cercare altri esempi di mancato Open Access e Interoperabilità perduta basta fare due passi a Via Parigi, vicino alla Stazione Termini, e chiedere all’Ordine dei Giornalisti. Da anni gli esami statali di abilitazione professionale sono svolti con software proprietari che funzionano solo su Sistemi Microsoft.  ↩
  2. L’intervista di Riccardo Luna è del 2 ottobre, la visita del Ministro al Liceo Lussana del 7 ottobre. Probabile quindi che al momento dell’intervista il Ministro non avesse ancora conosciuto personalmente l’esperienza di un Liceo dove iPad e tablet di ogni genere convivono e sono utilizzati indifferentemente a fini formativi.  ↩
  3. Si legga a tal proposito il passaggio dell’intervista sugli stanziamenti per l’adeguamento delle reti e dell’accesso ad Internet nelle scuole.  ↩
  4. Ci tengo a riportare, a tal proposito, un passaggio del mio vecchio articolo scaturito da una chiacchierata con la professoressa Bardi proprio su questo argomento: 
    E’ un lavoro che copre un gap enorme. Il feedback ottenuto dal progetto parla chiaro: gli insegnanti vogliono formazione digitale, ce n’è ampia necessità. Dall’alto, dove fino a pochissimo tempo fa si parlava di tunnel per neutrini inesistenti e il massimo dell’innovazione consisteva in filmati grigiastri con proclami a pappardella schiaffati alla bene e meglio su YouTube, non arriva nulla.
    La ricerca di Bardi e dei suoi colleghi diventa allora unico appiglio e faro per un corpo docente sfiduciato e abbandonato su temi di vitale importanza per la formazione in tutti i gradi scolastici. L’errore peggiore, mi spiega Bardi, è quello banalissimo di confondere contenitore e contenuto. Per molte scuole “sperimentazione” significa comprare i tablet e fornirli agli alunni, senza altra iniziativa, mentre i docenti, che non sanno sfruttare la tecnologia, continuano con lezioni frontali e libri di testo cartacei. E’ in questo contesto che si verificano alcune di quelle situazioni – distrazione degli utenti e tendenza ad utilizzare l’iPad per scopi diversi dallo studio – che possono venire subito alla mente come principali aspetti negativi dell’introduzione in classe di un dispositivo come il tablet Apple.  ↩

Commenti (16)

  1. ma scusate… un conto è che un privato si compra un ipad perché gli piace un conto è che le istituzioni comprino ipad…..
    mi pare che in questo momento le istituzioni dovrebbero risparmiare il più possibile anche a costo di comprare tablet da 10 €… che poi se si risparmia sui libri comprando un tablet normale, comprando ipad si spende parecchio.
    inoltre, per la semplice lettura di libri scolastici io personalmente punterei sugli ebook reader come i kindle amazon, molto economici ma con schermi e-ink che non affaticano gli occhi ma permettono comunque di usufruire della rete per la ricerca di informazioni e di leggere i libri scolastici.
    se poi la scuola avesse qualche soldino in più da investire un portatile non sarebbe male, perché permetterebbe di fare delle lezioni di informatica più serie che in italia sono fatte da cani in laboratori con computer veramente obsoleti. (se parliamo di elementari è un altro discorso).
    i tablet sono più che altro mezzi per giocare più che per studiare, per chi è rimasto indietro con la tecnologia e non riesce ad utilizzare un computer come si deve. inutile dire che sarebbe meglio che si investisse nell’alfabetizzazione informatica degli studenti in modo che in futuro non ci sia più il gap che si è creato ora.
    che poi i tablet siano mezzi moderni e che possano in futuro migliorare nessuno lo mette in dubbio, ma per ora li ritengo gingilli per navigare e giocare. tanto è vero che il mio nexus 7 lo uso per provare i giochi che faccio, per navigare qualche volta e basta…. per quasi tutto il resto c’è il mio macbook pro retina 15 che in quanto a portabilità/potenza non ha nulla da invidiare… se proprio non posso portarmi niente dietro c’è il mio smartphone/ipod touch… ma con loro so di non poter assolutamente programmare e compilare i miei programmi.
    non tutti hanno bisogno di un pc, ma neanche c’è bisogno per forza di un tablet per gli ebook, tantomeno del costosissimo ipad in particolare in questo periodo di crisi.

    inoltre il ministero dovrebbe comprarli solo alle famiglie che non possono permetterseli, non a tutti. chi più ha più deve pagare, se a quel punto la famiglia ritiene di potersi permettere un ipad e darlo in mano a un ragazzino lo faccia pure.

    spero la ministra non abbia comprato l’ipad con le nostre tasse.

    Questo articolo è proprio fuori dal mondo, la apple fa prodotti di lusso pensa se un ragazzino rompe l’ipad in comodato, i suoi genitori vengono svenati

  2. chiarisco.
    condivido il fatto che i DRM servano solo a far irritare il povero consumatore… infatti quando compri un ebook oltre a pagare più tasse (22% d’iva contro 4%… ebook bene di lusso)… e quindi pagare l’ebook quasi come il libro cartaceo finisci per avere anche limitazioni di vario genere come ad esempio dover utilizzare solo le loro piattaforme (Scuolabook dal quale ho dovuto aspettare qualche mese per riuscire a togliere il drm dal mio libro che non potevo usare sul kindle perché si poteva usare solo sul loro programma essendo il loro pdf criptato).

    non condivido dell’articolo il fatto che si suggerisca l’idea che l’ipad sia il tablet da utilizzare in una scuola come ebook reader. il suo costo, il fatto che ci siano mille alternative, il fatto che se si rompe le famiglie ci rimettano, non sottovalutando il fatto che darlo a un ragazzino è come dargli un regalo di natale (giocattolo). l’immaturità dell’intervista è ciò che mi ha dato più fastidio…

    1. @Lief:
      In realtà non mi è chiaro dove suggerirei questo aspetto.
      Il succo è altro, come si può leggere, ovvero:

      C’è un punto molto chiaro, comunque, nelle risposte del Ministro alle domande di Riccardo Luna: non bisogna dare alcuna indicazione ministeriale sulla piattaforma, software o hardware, perché altrimenti si entrerebbe in un meccanismo di gare d’appalto che non serve e rischia di essere limitante e lento. Un punto fondamentale che è bene veder acclarato.

      Quello che è messo in chiaro è che fra iPad e altri tablet non ci sia alcun problema di compatibilità e Open Access, come dimostra il Liceo Lussana, mentre nell’intervista pareva venir fuori che non è possibile fare scuola digitale con gli iPad perché sono chiusi.
      Poi per l’appunto uno si compra il tablet che vuole.

    2. @Camillo Miller: non sembra che il mio chiarimento sia stato recepito, critico la parte dell’intervista per dirla chiara e tonda. perché non c’è alcuna necessità che ipad entri nel sistema dell’istruzione italiana al posto di tablet della concorrenza. il ministro (ministra si potrà dire?XD) ha ragione, siccome la concorrenza offre ottime alternative non c’è alcuna necessità di guardare all’ipad di apple, che poi la giustificazione sia diversa da quello che ho detto (cioè costa troppo per lo stato italiano) è un dettaglio, il punto è che ipad non è adatto ad essere adottato come mezzo scolastico per la lettura di ebook.
      anche se il ministro usa un ipad non vuol dire assolutamente che lo stato si possa permettere di spendere di più per la semplice lettura di un ebook.
      la parte dell’intervista è concentrata tutta sul fatto che ipad dovrebbe rientrare tra le possibilità…. cosa completamente fuori dal mondo. se l’intervista parlasse di togliere i DRM per permettere la lettura su un dispositivo a scelta dello studente allora potrei anche essere d’accordo. anche si fosse parlato in generale di altri dispositivi quali ipad e kindle (non quello con android) potevo anche essere d’accordo.
      spero stavolta di aver chiarito la mia posizione

  3. Lief ha detto:

    ma scusate… un conto è che un privato si compra un ipad perché gli piace un conto è che le istituzioni comprino ipad…..
    mi pare che in questo momento le istituzioni dovrebbero risparmiare il più possibile anche a costo di comprare tablet da 10 €… che poi se si risparmia sui libri comprando un tablet normale, comprando ipad si spende parecchio.

    Non sono d’accordo. Per come la vivo, la scuola fa già così risparmiando il più possibile per poi trovarsi strumenti che non utilizza perché inadeguati o problematici.
    Occorre però fare un valutazione completa, perché non si compra solo lo strumento, ma la parte interessante sono i contenuti.
    Dato che la scuola italiana non sembra per ora intenzionata a sviluppare app direttamente, occorre partire dall’offerta attuale: ci sono un sacco di app ottime per la didattica, ma non tutte sono multipiattaforma. Ho visto insegnanti comprarsi un iPad dopo aver avuto tablet Android proprio perché non c’erano app che avrebbero voluto usare. Sì, perché suonerà stranio ma gli ausili didattici tocca sempre più spesso agli insegnanti finanziarseli.

    1. @-teo-:
      chiacchiere.

      1. non è detto che l’ipad sia utile a tal punto da giustificare la spesa. se però si spende i soldi pubblici per un tablet da 10€ che si rivela problematico alla fine dopo i primi esemplari si cambierà fornitore e si avrà perso poco, dopo un solo ipad si avrà sprecato parecchio.

      2. per leggere un ebook basta un ebook reader e i file pdf/epub/mob. basterebbe vietare i DRM sui libri scolastici e rendere l’IVA al 4% come sui libri cartacei.
      Il risparmio per adesso a comprare libri con DRM assurdi che si devono leggere sull’app apposita (che spesso funziona male) e con l’IVA al 22% come se fossero bene di lusso non esiste… spesso è meglio comprare il cartaceo nuovo o ancora meglio usato se si trova. per un esempio di cosa parlo Scuolabook (che ha anche l’app multi-piattaforma ma che comunque fa **** come servizio, certi libri hanno anche una scadenza dopo che li hai pagati, sono ridicoli)

      3. gli insegnanti dovrebbero essere un po’ più furbi anche loro. a mia cugina che va alle medie hanno fatto usare i libri su scuolabook con mille problemi. fino a che non ho detto loro di provare a togliere il DRM. adesso non hanno più problemi.
      risultato: bastava una ricerca su google.
      se ti danno un tablet poi e non lo sai usare la colpa è di chi non lo sa utilizzare. il risparmio innanzi tutto, in particolare sugli acquisti pubblici.

      4. se vuoi fare qualcosa seriamente, non giochicchiare, al posto di tablet acquisti computer.
      tanto se compri ipad ci risparmi comunque con qualche portatile.
      a quel punto voglio proprio vedere se non riesci a trovare le applicazioni per fare qualcosa.

      A casa mia se decido di acquistare il meglio è un conto, ma con i soldi pubblici si deve acquistare ciò che da il miglior rapporto prezzo/qualità. una cosa che costi il meno possibile e che comunque sia utilizzabile.

      un ipad non è proprio un carro armato, meglio qualcosa più da “battaglia” per la scuola.
      in particolare cosa se ne fa un ragazzino delle medie dell’ipad? (ci gioca) ci gioca “ci stud…gioca”

    2. Lief ha detto:

      @-teo-:
      chiacchiere.
      1. non è detto che l’ipad sia utile a tal punto da giustificare la spesa. se però si spende i soldi pubblici per un tablet da 10€ che si rivela problematico alla fine dopo i primi esemplari si cambierà fornitore e si avrà perso poco, dopo un solo ipad si avrà sprecato parecchio.
      2. per leggere un ebook basta un ebook reader e i file pdf/epub/mob. basterebbe vietare i DRM sui libri scolastici e rendere l’IVA al 4% come sui libri cartacei.
      Il risparmio per adesso a comprare libri con DRM assurdi che si devono leggere sull’app apposita (che spesso funziona male) e con l’IVA al 22% come se fossero bene di lusso non esiste… spesso è meglio comprare il cartaceo nuovo o ancora meglio usato se si trova. per un esempio di cosa parlo Scuolabook (che ha anche l’app multi-piattaforma ma che comunque fa **** come servizio, certi libri hanno anche una scadenza dopo che li hai pagati, sono ridicoli)
      3. gli insegnanti dovrebbero essere un po’ più furbi anche loro. a mia cugina che va alle medie hanno fatto usare i libri su scuolabook con mille problemi. fino a che non ho detto loro di provare a togliere il DRM. adesso non hanno più problemi.
      risultato: bastava una ricerca su google.
      se ti danno un tablet poi e non lo sai usare la colpa è di chi non lo sa utilizzare. il risparmio innanzi tutto, in particolare sugli acquisti pubblici.
      4. se vuoi fare qualcosa seriamente, non giochicchiare, al posto di tablet acquisti computer.
      tanto se compri ipad ci risparmi comunque con qualche portatile.
      a quel punto voglio proprio vedere se non riesci a trovare le applicazioni per fare qualcosa.
      A casa mia se decido di acquistare il meglio è un conto, ma con i soldi pubblici si deve acquistare ciò che da il miglior rapporto prezzo/qualità. una cosa che costi il meno possibile e che comunque sia utilizzabile.
      un ipad non è proprio un carro armato, meglio qualcosa più da “battaglia” per la scuola.
      in particolare cosa se ne fa un ragazzino delle medie dell’ipad? (ci gioca) ci gioca “ci stud…gioca”

  4. Lief ha detto:

    1. non è detto che l’ipad sia utile a tal punto da giustificare la spesa. se però si spende i soldi pubblici per un tablet da 10€ che si rivela problematico alla fine dopo i primi esemplari si cambierà fornitore e si avrà perso poco, dopo un solo ipad si avrà sprecato parecchio.

    Se si parte dal fatto che sarà uno spreco, meglio non acquistare niente. È per questo motivo che si fanno sperimentazioni.
    Non è che il ragionamento che si fa per casa o per lavoro non deve valere per la scuola: «Chi più spende meglio spende meno spende» vale anche lì.

    Lief ha detto:

    2. per leggere un ebook basta un ebook reader e i file pdf/epub/mob. basterebbe vietare i DRM sui libri scolastici e rendere l’IVA al 4% come sui libri cartacei.

    Sono d’accordo infatti a parte rari casi compro ebook senza DRM e ho scelto ePub 3 per realizzare un libro per le scuole.

    Lief ha detto:

    se ti danno un tablet poi e non lo sai usare la colpa è di chi non lo sa utilizzare. il risparmio innanzi tutto, in particolare sugli acquisti pubblici.

    Quello a cui mi riferivo era relativo alla disponibilità di app: quelle buone non esistevano per l’Android regalato insieme all’elettrodomestico.

    Lief ha detto:

    4. se vuoi fare qualcosa seriamente, non giochicchiare, al posto di tablet acquisti computer.

    Invece per certi usi didattici è molto meglio un tablet.

    Lief ha detto:

    a quel punto voglio proprio vedere se non riesci a trovare le applicazioni per fare qualcosa.

    Non è detto, mi sono già scontrato in diverse occasioni con app che «figurati se non c’è di meglio per computer» e invece erano meglio su iPad.

    1. @-teo-: seriamente, fammi qualche esempio.
      proverò a vedere se hai ragione. di applicazioni per computer ce ne un’infinità ma se davvero ci sono queste lacune, beh meglio per me…. (sono un programmatore sia mobile sia desktop), mi metterò al lavoro XD

    2. Lief ha detto:

      @-teo-: seriamente, fammi qualche esempio.
      proverò a vedere se hai ragione. di applicazioni per computer ce ne un’infinità ma se davvero ci sono queste lacune, beh meglio per me…. (sono un programmatore sia mobile sia desktop), mi metterò al lavoro XD

      Un paio di esempi al volo: Starwalk per la possibilità di usare la realtà aumentata e l’interazione più semplice di altri planetari (lo stesso vale per Solarwalk) o cosa che c’entra meno con la didattica Photopills che ha degli analoghi per computer ma a mio avviso più limitati.
      Avevo anche un elenco di app per dislessia e disturbi simili che avevamo stilato con un’insegnate ma ora non l’ho sotto mano.

    3. @-teo-: per la prima non ho competenze, non ho sinceramente capito esattamente cos’è se è un planetario virtuale ne esiste uno per pc, mac, ubuntu ecc…
      per la seconda essendo un’app fotografica mi pare chiaro che non ce ne siano molte per pc…. i pc non hanno la macchina fotografica.

  5. Che i docenti siano assolutamente impreparati all’uso delle tecnologie all’interno dell’azione didattica è una realtà (purtroppo). Lo sono dal punto di vista tecnico, metodologico, pedagogico e culturale. C’è assoluto bisogno di formazione mirata ed adeguata (buona parte di quella che si è fatta in passato non ha avuto effetto). Formazione in servizio (non possiamo permetterci di aspettare il turn-over), formazione in ingresso (per i neoassunti) ma anche formazione adeguata in fase di abilitazione e ancor prima. Non ce ne usciamo altrimenti. Sono genitore oltre che insegnante… I nostri giovani partiranno svantaggiati rispetto ai loro coetanei di altri Paesi se non ci diamo una mossa. La tecnologia permette già tutta l’interoperabilità che necessita. Visto che al ministero finalmente c’è attenzione su questi argomenti, direi che è il momento di “approfittarne”. Chiediamola tutti con forza una buona, seria, mirata, efficace formazione all’uso del digitale a scuola per i docenti. E’ lì l’ostacolo vero!

  6. Lief ha detto:

    @-teo-: per la seconda essendo un’app fotografica mi pare chiaro che non ce ne siano molte per pc…. i pc non hanno la macchina fotografica.

    Non si tratta di un’app fotografica intesa come “per scattare foto”. Al limite usa la fotocamera per qualche funzionalità legata alla realtà aumentata, ma il core di questa app è la pianificazione di scatti fotografici.
    Fra i più usati per computer c’è TPE (The Photographer’s Ephemeris), ma Photopills a mio avviso se lo mangia.

  7. Non ho il tempo di leggere tutti i commenti, voglio dire una cosa al volo: la soluzione è semplice. Ogni studente compra con i suoi mezzi un tablet o ebook reader più adatto alle sue finanze, e la scuola, dietro pagamento di una tassa, si preoccuperà di fornire tutti i libri di testo in versione compatibile. Al limite in PDF. Dico, è così difficile? In questo modo si è anche sicuri che paghino TUTTI, e quindi i prezzi potrebbero scendere.

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