Jumboltron, uniti nel segno dell’iPad per creare immagini giganti

di Redazione Commenta

I dispositivi che utilizziamo tutti i giorni ci rendono più soli? Nonostante l’impressione di vivere in un mondo costantemente aggiornato e connesso, stiamo in realtà rinunciando alla conversazione e alla vera interconnessione? E’ la teoria che avanza la sociologa del M.I.T. Sherry Turkle e alla quale Nate Bolt, Ryan Schude e Lauren Randolph hanno provato a rispondere con un flash mob che usa l’iPad come scusa per unire, almeno per un pomeriggio, un po’ di sconosciuti con una passione comune.

Gli spazi ristretti del paragrafo d’apertura mi hanno costretto ad una sintesi eccessiva della teoria della Dottoressa Turkle, che merita invece qualche parola in più.

Secondo la studiosa, autrice del libro dall’efficacissimo titolo “Alone Together”, la possibilità di essere insieme fisicamente ed allo stesso tempo dedicare la nostra attenzione alle connessioni virtuali con persone che sono altrove è una situazione nuova che sta seriamente cambiando l’universo delle relazioni interpersonali:

“Abbiamo ormai fatto l’abitudine ad una nuovo modo di essere ‘soli insieme’. Aiutati dalla tecnologia, siamo in grado di stare l’uno con l’altro e allo stesso tempo di essere altrove, connessi con qualsiasi luogo in cui vorremmo essere,” scrive Turkle in un recente editoriale pubblicato sul New York Times. “Vogliamo personalizzare le nostre vite. Vogliamo muoverci fuori e dentro dal luogo in cui siamo perché la cosa cui diamo il maggior valore è la possibilità di decidere ciò su cui focalizzare la nostra attenzione.”

Uno scenario a tinte fosche, sul quale Turkle, da esperta sociologa, tende a sospendere il giudizio, ma al quale un collettivo di artisti e appassionati di tecnologia ha voluto rispondere con un Flash Mob che utilizza l’iPad (facilmente identificabile come simbolo, assieme all’iPhone, dei nuovi dispositivi di cui parla Turkle) per unire. Anche in senso figurato.

Un flash mob semplice e d’impatto, con dei connotati comunicativi che richiamano l’universo pubblicitario ma che in realtà con la pubblicità non ha proprio niente a che fare (se non il fatto che qualche “creative” sarà pronto, a breve, a rubare l’idea).

Il progetto si chiama Jumboltron: tanti iPad su cui visualizzare messaggi e immagini che non potrebbero scaturire con lo stesso effetto da un singolo dispositivo. Un insieme di persone, di sconosciuti, che si trovano per unire il loro dispositivo monade e comunicare insieme. Il video che trovate qui sopra lo spiega meglio di mille parole.

Il cerchio del M.I.T. si chiude grazie alla tecnologia utilizzata, ovvero il software Junkyard Jumbotron sviluppato da due Ph.D proprio al Center for Future Civic Media del Massachussets Institute of Technology.
Il video è il resoconto fotografico del primo evento, un secondo è in programma per i prossimi mesi. Per tenersi informati c’è una form per la newsletter sul sito del progetto.

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