Un paio di mesi fa il co-fondatore di Microsoft Paul Allen ha deciso di denunciare mezza Silicon Valley. 11 aziende dell’IT fra cui Apple, Google e Facebook sarebbero colpevoli secondo Allen di aver violato la proprietà intellettuale di una sua azienda, la Interval Licensing, nata negli anni novanta appositamente per custodire una serie di generici brevetti connessi in qualche modo alle tecnologie utilizzate praticamente da tutte le maggiori aziende dell’IT e da poco defunta.
Un vero e proprio caso di patent trolling, lo aveva definito Mark Lemley, docente di legge presso la Stanford University e specializzato in proprietà intellettuale. Proprio per questo sia Apple che Google avevano avanzato le proprie richieste di archiviazione. Venerdì scorso il Giudice Distrettuale Marsha Penchman ha deciso di accogliere tali richieste e ha sentenziato che le accuse sono troppo generiche e per gli accusati è addirittura troppo difficile capire davvero bene che cosa dovrebbero difendere.
In buona sostanza il giudice non si è ancora espresso sul merito della questione ma ha semplicemente fatto capire che così com’è la causa intentata da Allen non può procedere: troppo vaga. I legali del miliardario co-fondatore di Microsoft parlano di semplice vizio di forma, legato alle nuove e più stringenti regole sulla stesura delle accuse nelle cause per violazione della proprietà intellettuale.
Adesso la Interval Licensing ha tempo fino al 28 dicembre prossimo per presentare una versione ricorretta delle accuse che possa essere accolta dal tribunale. Il parere degli esperti è che questo intoppo non impedirà alla causa di procedere, tuttavia, dato che gli avvocati di Allen non dovrebbero avere troppe difficoltà a riscrivere tutto quanto secondo gli standard previsti in questi casi, sempre che capiscano quali brevtti del loro assistito sarebbero davvero stati violati dalle 11 aziende accusate. Apple ed eBay non hanno commentato la decisione del giudice Penchman.
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