App Store, Podcaster e MailWrangler: il problema rifiuti

di Redazione 6

La politica applicata da Apple nella selezione e nell’approvazione delle applicazioni per iPhone e iPod touch che possono entrare a far parte del catalogo di App Store sta facendo parecchio discutere e sta attirando numerose critiche. La pietra dello scandalo è ancora una volta Podcaster, un’app per il download di podcast che Apple ha rifiutato perché, a suo dire, replicherebbe le funzioni di iTunes. Adesso Apple ha preteso di chiudere anche l’unico canale distributivo rimasto disponibile agli sviluppatori, ovvero quello della distribuzione con licenza ad hoc, impedendo di fatto ad Almerica, la software house dietro a Podcaster, di diffondere in qualsiasi modo la propria applicazione. Stesso trattamento è toccato ad uno sviluppatore italiano e alla sua applicazione MailWrangler.

La distribuzione Ad Hoc non è tuttavia considerata come un normale canale distributivo. Dietro pagamento di una licenza di 10$ lo sviluppatore può usare questo metodo per fornire agli utenti un’applicazione ma solo se finalizzata al testing oppure in ambito educational. Se la decisione di Apple di escludere fin da principio Podcaster dall’App Store può e deve far discuter questo sviluppo successivo è poco più di uno zelante “atto dovuto”. Il problema però è che in questo modo Apple conferma la scelta di rendere App Store un luogo chiuso in cui le regole di Apple sono legge non solamente quando si tratta di escludere un’applicazione poco adatta (come Pull My Finger, il generatore di peti, per intenderci) ma anche quando l’applicazione viene esclusa per evitare la concorrenza con un applicativo di Apple.

Stessa sorte è toccata anche ad un altro sviluppatore, l’italiano Angelo DiNardi. Angelo ha sviluppato MailWrangler, un programmino che permette di accedere ad account multipli di Gmail contemporaneamente e implementa alcune funzionalità tipiche di Gmail che mancano invece a Mail per iPhone. Apple non ha accettato il programma perché:

…L’applicazione duplica la funzionalità  di Mail senza fornire una differenziazione sufficiente o funzionalità aggiuntive, il che potrebbe condurre alla confusione dell’utente.

MailWrangler potrebbe essere stata rifiutata anche per alcuni piccoli problemi tecnici che lo sviluppatore contava di risolvere nelle successive release. Ma il buon Angelo potrebbe aver infranto un’ulteriore direttiva di Apple relativa alla diffusione delle informazioni contenute nella mail di rifiuto dell’applicazione. Anche tale missiva è stata infatti sottoposta al NDA. Non si sa se la riservatezza di questo tipo di email era già prevista in passato, fatto sta che dalle ultime mail agli sviluppatori Apple ha cominciato a mettere in risalto tale vincolo scrivendo ad inizio messaggio la frase “THE INFORMATION CONTAINED IN THIS MESSAGE IS UNDER NON-DISCLOSURE”. Siete stati rifiutati, e ora statevene pure zitti. Siamo sicuri che questi sviluppi non piaceranno a molti, soprattutto adesso che Android promette un mercato concorrenziale totalmente privo di vincoli e processi di approvazione.

Commenti (6)

  1. Non male non c’e’ che dire!

    E poi si parla male di zio Bill…
    …ma non e’ che tutti queste direttive che gli sviluppatori devono firmare, ovvero questi Non Disclosure Agreement non sono poi del tutto legali?
    E l’antitrust americano che fa?

  2. “Mail senza fornire una differenziazione sufficiente o funzionalità aggiuntive, il che potrebbe condurre alla confusione dell’utente.”

    Ma dai. Mi sembra fossero le stesse motivazioni di microsoft per l’inserimento coatto di Internet Explorer in Windows.

    Acidume a parte, è questa la vera pecca, grave, dell’App Store. Se io utente decido che (esempio) la gestione SMS fa schifo (cosa che di fatto è), perchè diavolo non posso avere un’applicazione sviluppata come qualsiasi altro telefono cellulare?

    E non mi parlino di questioni di sicurezza nell’accesso agli sviluppatori a funzioni critiche del telefono, perchè 1) Apple può tranquillamente revisionare il codice delle applicazioni inviate; 2) è sufficiente introdurre un layer autorizzativo a determinate, e specifiche, funzioni, abilitate solo a determinate applicazioni; 3) esiste sempre il kill switch per applicazioni maligne.

    Mi spiace, ma qui Apple si sta comportando peggio della Microsoft di inizio 2000 in quanto a trasparenza. E l’iPhone non si evolve, semplicemente si riempie di piccole utility che fanno pochissimo per incrementare le funzionalità “core” del telefono, di cui alcune andrebbero riscritte (vedi sms, non c’è inoltro, visualizzazione o cancellazione singola) e altre ancora non si capisce per quale assurdo motivo dopo 15 MESI non vengono introdotte, pur essendo banalità implementative da un punto di vista tecnico (MMS).
    Tutte le migliorie FONDAMENTALI del telefono (es. una migliore gestione delle email) sono relegate solo ed esclusivamente agli sviluppatori Apple, sul SE e QUANDO loro soli decidano di migliorare le funzionalità core già esistenti.

    Spero che Android dia una svegliata ad Apple ed alle policy di sviluppo su App Store, perchè l’attuale policy di quello che gli sviluppatori possono fare con l’SDK è niente meno che assurda.

  3. Marchello ti do ragione in pieno anche se però sinceramente non sono troppo ottimista per quel che riguarda android. L’eterogeneità dei dispositivi su cui si trova a dover funzionare può essere un bel problema per gli sviluppatori e non è minimamente paragonabile a quanto si può fare con SDK. L’ago della bilancia etica però pende effettivamente verso Android ;-)

  4. @ Camillo Miller:
    Non è questione di eterogeneità dei dispositivi, a meno che non si parli di interfaccia (es. touch o meno).

    Lo sviluppo di applicazioni mobili, per iphone, symbian, android ecc., sfrutta appunto delle piattaforme di sviluppo SDK che permettono la “chiamata” a specifiche funzioni native del telefono (es. invio sms).
    Ora, è chiaro che se si parla di modalità di input, un touchscreen permette cose diverse rispetto ad un joystick tradizionale di un telefonino, ma non è nulla che non possa essere affrontato a monte (es. creando nell’sdk diversi sistemi di controllo, compatibili con cellulari touch o meno), che si attivano sui dispositivi compatibili.

    Se parliamo poi di tipologia di programmi, non vedo grossi problemi: la presenza o meno di una determinata feature (es. fotocamera o wifi) può essere tranquillamente esclusa dai software non compatibili, tanto è vero che per symbian e winmobile esistono programmi compatibili solo con alcuni telefoni, e lo sforzo che i programmatori devono effettuare per adattare il programma è minimo. Per android questo è ulteriormente valido, visto che il linguaggio di base è una versione di java relativamente semplice da programmare. Non stiamo parlando di pc, con una pletora di funzioni base, bensì di un telefono, che ha funzionalità relativamente limitate. E infatti, il marketplace per Symbian e Winmobile è ad oggi sterminato di applicazioni, da semplici a-la-flashlight, a complesse come gestori di chiamate e/o sms.

    Non ho capito il “non è minimamente paragonabile a quanto si può fare con SDK” :)

    La mia preoccupazione non è tanto etica quanto pratica: se le funzionalità *vere* dell’iPhone sono migliorabili solo agli sviluppatori della mela, allora l’utilità dell’app store è meno che dimezzata (belli i giochi, i convertitori e le liste delle cose da fare, ma vorrei anche qualcosa per mms, sms, mail con multipli attachment, screen saver customizzabile con notifiche, calendari che si sincronizzano in automatico con account google eccetera). E diventa un “aspetta e spera”, che viste le funzionalità già chieste a gran voce da parecchi mesi (uno dei tanti tormentoni, copia e incolla), senza aver molto da sperare visti i risultati finora.

    Ciao :)

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