Quel brevetto Apple “molto simile” all’app Where To

di Redazione 5

Non è un mistero che negli Stati Uniti si possa brevettare anche la proverbiale acqua calda e che nel campo del software questo abbia dato vita a casi estremi di patent trolling, con aziende che registrano metodi e sistemi banalissimi al solo fine di denunciare quelle aziende che faranno uso di sistemi analoghi.

Anche Apple registra brevetti ad un ritmo elevatissimo e spesso su queste pagine ne parliamo perché indicativi di possibili evoluzioni tecnologiche future per i prodotti della Mela. La patent application n° 20100190510 però è un po’ diversa e fa sorgere qualche lecito dubbio sulla condotta di Apple. Dan Wineman ha notato una strana somiglianza fra l’idea contenuta nel brevetto, la grafica allegata come descrizione e un’applicazione della FutureTap chiamata WhereTo.

Non c’è dubbio, l’immagine presente nel brevetto è la rappresentazione schematica della schermata principale dell’applicazione WhereTo, e la descrizione è la traduzione in brevettese del suo funzionamento.

Wineman sembra voler suggerire, forse in maniera un po’ affrettata, che Apple stia sfruttando il vantaggio di conoscere in anteprima le applicazioni per registrare brevetti su quelle più valide. E’ poco probabile che sia così per almeno due motivi: a) perché se saltasse fuori una storia del genere scoppierebbe una tempesta mediatica che il caso dell’antennagate al confronto è nulla e b) perché ci sarebbero implicazioni legali abbastanza pesanti.

Se poi Apple fosse stata davvero interessata all’applicazione, perché a questo punto non bocciarla in silenzio relegandola alla “non esistenza” su App Store prima di brevettare l’idea? O perché non brevettare l’idea senza fare esplicito riferimento ad un’applicazione facilmente identificabile citandone addirittura il nome?

Un particolare degno di nota, anche se non è ancora dato di capire se può esserci una relazione con il brevetto: l’applicazione fu creata originariamente da Taptaptap e poi venduta ad Ortwin Gentz di FutureTap per 75.000$ nel 2008.

Gentz ha risposto ufficialmente con un articolo sul blog della FutureTap, spiegando che era totalmente ignaro di questo brevetto, originariamente depositato a dicembre 2009 (ben dopo la creazione e la cessione di Where To) e che non c’è alcun accordo in corso con Apple per l’acquisizione dell’applicazione.

Che Apple si sia messa a rubare idee agli sviluppatori al fine di brevettarle? Sarebbe una mossa davvero stupida e, in casi come questo, il patent sarebbe facilmente contestabile visto che l‘app Where To era ben nota pubblicamente prima della richiesta di brevetto. Ci sta anche che nei brevetti Apple citi esplicitamente l’applicazione come esempio di software che potrebbe essere migliorato dal metodo che si vuole brevettare. In quel caso a quanto pare l’app di FutureTap farebbe parte di un gruppo abbastanza nutrito di applicazioni “citate”.

La possibilità di chiedere brevetti su idee per alcuni software, o sui metodi per implementare alcune funzioni in un software, rimane in ogni caso ben poco condivisibile. Il problema è che, purtroppo, allo stato attuale è una strategia che le aziende come Apple (e come tutte le altre che operano nel settore mobile) non possono permettersi di ignorare, lasciandola alla mercé dei patent trolls.

Ora, in ogni caso, una spiegazione ufficiale da parte di Apple sarebbe gradita.

Commenti (5)

  1. @enzo io credo che gli sviluppatori di “when in rome” abbiano TENTATO di copiare (e non gli è riuscito molto bene) l’interfaccia grafica di “where to”.

  2. @carlo: che abbiano copiato è indubbio! e l’originale è molto più curato e “polished”. ma alla finta pelle preferisco i sampietrini…

  3. Se non ho capito male, in realtà il brevetto riguarda l’utilizzo del device in viaggio, e l’illustrazione con la home dell’applicazione è solo un esempio di come potrebbe essere usato. È un po’ come depositare un brevetto per una rivoluzionaria custodia per macbook e disegnarci dentro un macbook, appunto : mica brevetti il macbook, brevetti la custodia… Nessun furto o plagio.
    Quindi Apple ha preso un’applicazione (credo una delle più anziane, tra l’altro) e l’ha usata come esempio : questo dovrebbe essere un complimento per i signori di FutureApp, mica un pretesto per denunciarli.
    Credo però che quelli a FutureApp siano abbastanza svegli da averlo capito e fingere di ignorarlo per generarsi un po’ di pubblicità gratuita (saggiamente, del resto).

    La questione (che in questo caso c’entra poco) di brevettare “anche l’acqua calda” invece, sembra ben più preoccupante… ma azzardo una previsione: tra qualche anno, le lotte per i brevetti depositati saranno così comuni e assurde (poco più di come già sono ora, in realtà…) e con un paio di leggi retroattive annulleranno tutti i brevetti “esasperati”.
    Siamo seri, i governi non lasceranno ad Apple e sorelle certe paternità troppo generiche, è solo questione di arrivar al punto di dover mobilitare la politica.
    Un po’ la fine che farà anche il diritto d’autore, così come lo intendiamo ora.
    Vedremo.

  4. Ah, e tra l’altro la “ghiera” è praticamente la versione software di quella hardware del’iPod di prima generazione…. Va a finire che la denuncia se la beccano quelli di FutureApp… :)

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