Una delle costanti in casa Apple è il prezzo elevato dei suoi melafonini, al punto che oggi sappiamo quale sia stata una delle cause che ha inciso sul rincaro degli iPhone 6S (e gradualmente i suoi predecessori). Non che con gli iPhone 7 ci sia stato un abbassamento dei costi per gli utenti, ma quantomeno è venuto meno un accordo dannoso con Qualcomm.
A quanto pare, infatti, fino al top di gamma 2015 Apple è stata costretta a pagare una royalty pari a 40 dollari per ogni iPhone venduto. Lo ha confermato l’esperto Florian Muller:
“Gli sconti [accordati tra Apple e Qualcomm] hanno ridotto, ma niente affatto eliminato, il prezzo eccessivo delle royalty di Qualcomm. Messi assieme, questi sconti hanno ridotto il loro prezzo a circa [OSCURATO] per iPhone e iPad fino al 2016. Questa cifra è comunque significativamente maggiore di quella pagata da Apple per le royalty di [OSCURATO] – licenze che assieme rappresentano una percentuale molto maggiore dei brevetti dichiarati essenziali per gli standard cellulari.
Nel 2016, [il prezzo delle royalty di Qualcomm] è stato di un ordine di magnitudine maggiore di quello pagato singolarmente da Apple a qualsiasi possessore di brevetti [ad esempio, Nokia e Ericsson], anzi è stato maggiore di quello pagato a tutti questi possessori messi assieme”.
Insomma, a partire dagli iPhone 7 dovremmo aver archiviato quantomeno un problema del genere dal punto di vista del prezzo per i melafonini.
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