Steve Jobs: di P.A. Semi vogliamo il know-how

L’acquisizione del produttore di Circuiti Integrati P.A. Semi da parte di Apple ha lasciato perplessi gli addetti ai lavori. Fino ad ora, se interrogati sulla questione, i dirigenti di Apple si trinceravano dietro una risposta standard, “Acquisiamo società più piccole di tanto in tanto e non commentiamo mai circa i nostri piani futuri“. Steve Jobs ha però rilasciato un intervista al Business Technology Blog del Wall Street Journal in cui spiega che i rapporti fra Apple e Intel sono più sereni che mai: “La partnership con Intel va alla grande e riteniamo che possa durare per sempre“.

Jobs ha poi confermato quanto già ipotizzato qualche giorno fa: ad Apple interessano i cervelli e gli straordinari designer elettronici che lavorano per P.A. Semi. L’obiettivo, ha dichiarato apertamente El Jobso, è quello di progettare in piena autonomia chip innovativi che possano essere utilizzati nelle future versioni di iPhone e di iPod.

Ad Apple potrebbe far gola anche lo stretto rapporto di collaborazione fra P.A. Semi e la Texas Instruments, che costruisce fisicamente i chip progettati dall’azienda. In termini di differenziazione della produzione questa acquisizione ha molto da offrire: Apple potrebbe sfruttare questo saldo rapporto per commissionare a TI la realizzazione dei chip progettati internamente. Questo processo si realizza già in ambito Desktop e Laptop con Intel: si consideri ad esempio il caso del piccolo processore del MacBook Air, progettato su misura per Cupertino e poi fornito anche ad altri clienti del settore. Impostare un’infrastruttura interna e creare dal nulla una squadra di tecnici specializzati, progettisti e ingegneri, in grado di gestire la complessità di un processo di questo tipo selezionando singolarmente le professionalità necessarie è difficile e costoso. Steve Jobs ha scelto la strada più semplice ed efficace: ha acquistato per 278 milioni di dollari una squadra di 150 elementi affiatati e pronti a lavorare da subito, capaci e preparati, in grado di offrire un’inestimabile valore aggiunto ad Apple stessa. Più che un affarone, se si considera anche il fatto che solo nell’ultimo hanno P.A. Semi ha raccolto più di 100 milioni di dollari in venture capitals.

In un primo momento sembrava che Apple potesse essere interessata al prodotto di punta dell’azienda, ovvero il processore PA6T-1682M basato sulla tecnologia PWRficient, un chip Dual Core a 64 Bit capace di funzionare ad un clock di 2GHz consumando meno di 15 Watt. Per fare un confronto, i processori Intel Core 2 Duo delle recenti serie Merom e Penryn si attestano su consumi superiori ai 35 Watt.

Ma proprio perchè ad Apple non interessa la produzione di questo componente, un niet inaspettato al processo di acquisizione potrebbe arrivare nientemeno che dal ministero della difesa, perchè per le sue straordinarie caratteristiche il processore della P.A. Semi è utilizzato da importanti aziende del settore militare. Anche Lockheed Martin e Raytheon fanno parte della clientela della piccola e finora quasi sconosciuta azienda. P.A. semi ha comunicato lunedì scorso a tutti i customers che a causa dell’acquisizione sarebbe terminata a breve la fornitura del prodotto e che al massimo l’azienda avrebbe potuto fornire un’assistenza end-life sugli stock rimasti, favorendo per i clienti la migrazione verso altre soluzioni. Ma poiché questo non è certo il tipo di annunci che piace sentire ai militari esiste la -remota, bisogna sottolinearlo- possibilità che il Pentagono decida di mettere il veto sulla transazione adducendo la classica scusa della sicurezza nazionale.

Apple contro i militari, dunque? Speravamo che Steve Jobs volesse mettere le mani su tecnologie militari d’importanza strategica per porre fine a tutte le guerre o magari che avesse già pronti i Tomahawk che avrebbero raso al suolo la ridente cittadina di Redmond, Stato di Washington. Più prosaicamente dovremo aspettarci succose novità tecnologicamente avanzate in campo mobile, nuove idee e nuovi dispositivi. Diamo solo il tempo agli ingegneri di P.A. Semi di spremere al massimo le meningi.

Redazione

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  • è capitata una cosa simile anche per i microcontrollori della motorola, il 68hc11, volevano sostituirlo, poi il mercato ha scelto il modello 68hc11 rispetto ai modelli avanzati e così la motorola sta continuando a vendere(e anche tanto) questi microcontrollori. se il processo re è buono io non vedo perchè abbandonarlo. si lascia un grupo a parte dedicato a ciò e poi si continua cm si voleva fare precedentemente!

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