Apple Music costerà 10 dollari al mese, o 15 nel caso in cui ci si registri con un account familiare legato ad un massimo di sei account. Il 58% di questi 10 dollari sarà consegnato alle etichette discografiche. 5.80$ saranno infatti pagati da Apple all’industria musicale. Apple, inoltre, pagherà circa il 12% ai publisher e/o agli autori delle canzoni, lasciando all’azienda di Cupertino circa il 30% dell’abbonamento pagato mensilmente.
Queste cifre non sono state divulgate pubblicamente da Apple, ma sono state rubate in un documento di cui è venuto in possesso Digital Music News questa settimana. Nell’articolo, il sito aveva suggerito che Apple stesse pagando meno delle altre aziende (come Spotify) ma si scopre che circa il 70% del totale è quello che pagano Apple e i suoi concorrenti.
In alcune circostanze la fetta riservata ai detentori dei diritti sulla musica può variare. Ad esempio quando vengono venduti abbonamenti con particolari prezzi a causa di offerte per la scuola, o quando l’abbonamento viene acquistato tramite un servizio esterno (come succederà probabilmente tramite Google Play quando Apple Music arriverà su Android il prossimo autunno).
Il costo dei servizi di streaming, e in particolare la percentuale che viene incassata da etichette discografiche ed artisti, causa non poche tensioni tra aziende, artisti e dirigenti delle industrie discografiche. Diversi artisti hanno lamentato i bassi incassi prodotti dai servizi di streaming musicale. Taylor Swift, in una mossa plateale, aveva scelto di ritirare tutta la sua musica da Spotify:
Con Beats Music e Raposdy devi pagare un prezzo premium per accedere ai miei album. E questo dà del valore a quello che ho creato. Su Spotify non c’è nessun tipo di controllo o qualificazione riguardo chi può ascoltare la musica. Penso che le persone dovrebbero rendersi conto che c’è del valore dietro quello che i musicisti hanno creato, tutto qui.
Apple non offre una versione gratuita di Apple Music, permettendo solo di ascoltare Beats 1 (che si comporterà sostanzialmente come una classica radio, solo distribuita tramite la rete).
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